venerdì 31 ottobre 2008

Giulio Cesare. L'uomo, le imprese, il mito


Per fortuna oggi ho finito presto un corso noiosissimo e ho avuto tempo di andare a visitare al Chiostro del Bramante una mostra che aspettavo da tempo: ''Giulio Cesare. L'uomo, le imprese, il mito''.

L'esposizione, che per la prima volta a Roma, racconta la figura di uno dei personaggi storici più conosciuti nel mondo: condottiero, guerriero, governante illuminato.
La mostra si sviluppa in un’atmosfera al tempo stesso spartana e ovattata tra fasci di luce che illuminano i reperti.

Per poter ammirare le circa 200 opere presenti sono necessarie almeno 70 minuti e il costo del biglietto è di 10 euro.

Per chi è a digiuno di storia romana consiglio di noleggiare l'audioguida (5 euro) ma se si conosce, anche superficialmente, le gesta di Giulio Cesare conviene leggere i cartelli vicino alle opere che sono esaurienti.


Il percorso inizia con i busti del grande generale e vi segnala per importanza e bellezza il Cesare Chiaramonti dei Vaticani, l’unico ritratto che si ritiene veritiero, per poi passare all'oggettistica.

Nella seconda sala i due pezzi degni di nota sono la tavola di Eraclea e l'originale di una sedia curulis, ritrovata a Pompei.

Sono una rarità le armi dell’assedio di Alesia, individuate negli scavi voluti da Napoleone III, la grande statua di guerriero gallico da Avignone. Interessante la colelzione che proviene dal British Museum di Londra detta "il Tesoro di Arcisate", che consiste un completo da vino in argento forse mai utilizzato e perfettamente conservato.

Al centro del percorso sono state sistemate le opere che ricordano l’incontro con l’Egitto e Cleopatra e si può ammirare il Cesare verde che viene da Berlino e nel diffondersi della moda egizia nelle case del patriziato romano di cui viene riproposto un lussuoso interno.

Il piano superiore è riservato al mito, illustrato per lo più da grandi dipinti di forte impatto visivo con opere di Rubens, Camuccini, Mattia Preti, Motte. Splendidi il rilievo di Desiderio da Settignano e il disegno a matita di Cleopatra di Michelangelo, donato a Tommaso de’ Cavalieri e da questi a Cosimo I de’ Medici.



Fantastico e affascinante: più di un'ora immersi nel passato e nella bellezza.



Mostra di Giulio Cesare

giovedì 30 ottobre 2008

Porsenna, re di Chiusi


Lars Porsenna re, o meglio lucumone, etrusco della città di Chiusi passato alla storia per il suo intervento militare contro Roma, secondo la tradizione in supporto del re di Roma Tarquinio il Superbo che era stato estromesso dal potere dalla proclamazione della repubblica.

Non esistono date certe per il suo regno ma la tradizione romana lo pone intorno alla fine del VI secolo a.C..

In quel periodo Roma si trovava in una fase di transizione verso la repubblica, Tarquinio il Superbo era stato cacciato dalla popolazione a causa dei continui abusi di potere, violenze e cattiva amministrazione. Esiliato, chiese appoggio a Porsenna che non esitò a muovere guerra contro Roma.

Secondo la leggenda romana, assediò Roma, ma, pieno di ammirazione per gli atti di valore di Orazio Coclite, di Muzio Scevola e di Clelia, desistette dal conquistarla, ritornando a Chiusi.

La leggenda è stata probabilmente creata ad arte dagli storici romani dell'età imperiale, Tito Livio e Tacito, per nascondere la disfatta romana contro gli etruschi di Porsenna; infatti secondo un'altra versione, più attendibile, egli invece occupò Roma e la dominò a lungo, secondo molti storiografi, il lucumone etrusco, pur non infierendo, costrinse la città a scendere a patti e non riconsegnò il trono a Tarquinio.

Da Plutarco veniamo a sapere che a Porsenna fu eretta una statua di rame in prossimità del senato e che la città dovette pagare decime per molti anni.

Anche Plinio il Vecchio lascia intendere, in Historia Naturalis XXXIV (“… in foedere quod expulsis regibus populo romano dedit Porsena, nominatium comprehensum invenimus, ne ferro nisi in agro culturam uterentur.”), che Porsenna proibì ai romani l’uso del ferro se non in agricoltura.

Gli accordi di pace furono in ogni modo molto favorevoli alla città, che poté mantenere il suo ordinamento repubblicano, ottenere la liberazione degli ostaggi e del Gianicolo in precedenza occupato dalle truppe etrusche.


per maggiori informazioni http://it.wikipedia.org/wiki/Porsenna

mercoledì 29 ottobre 2008

parco di Commodilla

Inaugurato, dopo mesi di lavori e battute d'arresto per i ritrovamenti archeologici, il parco pubblico di via Giovannipoli (Garbatella-San Paolo).
Noto anche come parco Serafini (dal nome del proprietario della vigna che un tempo si trovava sul posto), misura circa un ettaro e include nel sottosuolo le catacombe di Commodilla, del III secolo dopo Cristo.
La zona dell’Ostiense, in epoca romana, era zona cimiteriale. Col passare dei secoli, in epoca cristiana, cambiarono le sepolture ma non la zona. Fu così che lungo la Via delle Sette Chiese, sorsero numerose catacombe.
Nel sottosuolo della Garbatella, in quella zona, che in epoca antica si trovava a ridosso della Rupe di San Paolo, si trova la Catacomba di Commodilla, dedicata ai Santi Felice ed Adautto.
La storia dei due martiri si mescola alla leggenda.
Felice, un prete o un diacono che si occupava del soccorso ai poveri durante l'impero di Diocleziano, quando le persecuzioni contro i cristiani, si fecero più feroci.
Gli aguzzini, per fargli abiurare la sua fede lo condussero, per una specie di esorcismo, davanti al tempio di Serapide, poi davanti ad un tempio di Mercurio, infine davanti al tempio di Diana sull’Aventino.
Felice restò fermo nella sua fede, mentre i suoi aguzzini non si fermarono neanche davanti al prodigio che li avrebbe dovuti distogliere dal martirio: le statue dei tre templi, racconta la storia, in sua presenza precipitarono.
A questo punto per niente impressionati, presero il prigioniero e si incamminarono verso una collina che si trovava nell’attuale Via delle Sette Chiese e lungo la strada si era formato un mesto corteo, dal quale si staccò un giovane che volontariamente si affiancò a Felice.
L’atto gli costò la vita. Nessuno seppe quale fosse il suo nome, così fu chiamato Adauctus, cioè aggiunto.
I due furono decapitati e i loro resti, seppelliti nel sottosuolo di quello che ora è il Parco di via Giovannipoli, che a quel tempo era proprietà di una certa Commodilla, dalla quale la catacomba prese il nome.
Attorno alle sepolture dei due martiri, pian piano nacque il cimitero cristiano.
Col tempo nel luogo sorge una piccola basilica ipogea e si sviluppa un culto importante, che prosegue anche nell’alto Medioevo. Esso viene inserito negli itineraria che i pellegrini, provenienti prima dall’Italia, poi da tutta Europa, percorrevano a Roma e nel suburbio romano visitando, oltre alle tombe degli apostoli, anche i sepolcri dei martiri.
La stagione più fortunata di questi pellegrinaggi si situa tra VI e VII secolo, un’epoca in cui le catacombe non sono più, se non eccezionalmente, luoghi di sepoltura, ma sono ormai trasformate in veri e propri luoghi di culto.
I sepolcri in quest’epoca furono spesso arricchiti con affreschi che rappresentano i martiri venerati, ma anche altri soggetti di devozione. Questo avviene anche nella Basilica di Commodilla, tra questi affreschi, ce n’è anche uno, di particolare bellezza, che rappresenta san Luca, situato proprio vicino alle tombe dei martiri.
Col passare dei secoli, la catacomba fu dimenticata e sul tuo terreno sorsero le vigne e la campagna caratteristiche della zona nei secoli XVII e XIX.
I lavori nel parco – che ora si chiama "parco di Commodilla" – sono stati condotti dal Dipartimento Periferie del Comune, nell'ambito del contratto di quartiere per la Garbatella.
Ora il giardino ha nuova pavimentazione, nuovi arredi, nuova vegetazione, un'area giochi e una per i cani.
Al centro una piazza con lastre di pietra serena evidenzia il tracciato delle catacombe.
Il nuovo viale centrale, pure realizzato in pietra, collega i due ingressi (via Giovannipoli e via delle Sette Chiese) e divide il parco in due zone distinte.
La parte pianeggiante, destinata al gioco dei bambini, è caratterizzata da nuovi alberi (lecci e aceri) e da un pergolato di rose rampicanti. Su quella collinare si trovano invece i reperti archeologici emersi durante i lavori, ora sistemati con apposito percorso: resti di fondazioni, muri, contrafforti, absidi. Forse una villa romana, ma al momento l'area è al vaglio degli esperti.
per approfondimenti sul parco visita il blog "La mia Garbatella"

martedì 28 ottobre 2008

Zeus e gli altri racconti


Ho finito di leggere Zeus e altri racconti di Valerio Massimo Manfredi.

Il libro contiene 5 piccole storie con diverse ambientazioni: Zeus, Bagradas, Il cavaliere invisibile, Regina viarum, L'ultimo natale.

Zeus: è il racconto più lungo (circa 80 pagine) ed è ambientato a Istanbul dei giorni nostri.
Il secondo racconto, "Bagradas"è ambientato durante la seconda guerra punica, sulle sponde del fiume Bagradas, in Africa settentrionale, dove il genio romano si scontra con un mostro della natura.

Il cavaliere invisibile, in pieno medioevo, racconta dell'avventuroso viaggio di un valoroso e nobile cavaliere e il suo fedele ed astuto servitore per portare a termine un' importantissima missione affidata loro da un misterioso cavaliere templare: il racconto più bello, ricco di atmosfera e azione e dove si "sente" la storia.

Il quarto racconto è intitolato "Regina viarum", ambiantato, ovviamente sulla via Appia, racconta di una truffa effettuata da una parte politica contro l'altra a scapito dell'esercito.
Il quinto e ultimo racconto è intitolato "L'ultimo natale" è ambientata nel futuro e immagina un Europa ormai musulmana e il Papa che è costretto ad abbandonare il Vaticano: molto breve e mi ha lasciato la sensazione di essere un tappa buchi.

In conclusione, il libro è stata una delusione e mi ha ricordato un'altra raccolta di brevi racconti dell'autore (I cento cavalieri) che non avevo neanche finito per la noia.

Forse Manfredi mi aveva abituato troppo bene con i suoi capolavori!

lunedì 27 ottobre 2008

Programma di novembre 2008 del Comune di Roma

Martedì 11 novembre, ore 15.00
MAUSOLEO DI MONTE DEL GRANO
A cura della dott.ssa Silvana Ciocca
Appuntamento: via Asconio Pediano (piazza dei Tribuni)
Ingresso: Euro 3,00 (ridotto 1,50)

Giovedì 13 novembre, ore 15.00
ISEO DI COLLE OPPIO
A cura della dott.ssa Silvana Ciocca
Appuntamento: piazza Iside
Ingresso: gratuito

Giovedì 20 novembre, ore 15.00
ACQUEDOTTI DI PORTA MAGGIORE
A cura della dott.ssa Silvana Ciocca
Appuntamento: porta Maggiore, presso Hotel Porta Maggiore
Ingresso: Euro 3,00 (ridotto 1,50)

domenica 26 ottobre 2008

Non esiste una donna che non può essere conquistata!

Serata dedicata al cinema in casa di amici. Mentre i bambini guardavano il cartone animato noi adulti abbiamo potuto assistere al primo film da regista di Silvio Muccino: Parlami d'amore.
Ammetto che abbiamo scelto il film con tanta diffidenza, temendo di doverci sorbire l’ennesima commediola o drammuccio sexual-intimistico-melenso sull’amore adolescenziale, con l’idea che avremmo dovuto ancora una volta rammaricarci della pochezza del nuovo cinema italiano, e invece Muccino ci ha fatto una gradevole sorpresa. Certo, non è un gran film e pecca di superficialità ma nel panorama italiano credo che faccia la sua figura.
Comunque, la recensione di film non è argomento di questo blog ma volevo sottolineare la frase di una delle protagoniste:
Non esiste una donna che non può essere conquistata!

La citazione ci ha lasciato un po' perplessi fino a quando il "mio amico Michele" ha continuato......

Ma non tutti gli uomini possono conquistare!

Grazie Michele

per leggere tutti gli aforismi sulle donne

sabato 25 ottobre 2008

Sotto paga! Non si paga!


Venerdì sera al teatro. Grazie all'iniziativa di Gianfranco ci siamo abbonati a 6 spettacoli del teatro Valle e abbiano iniziato con la commedia "Sotto paga! Non si paga!".

Con noi oltre a Lia anche i simpatici Benny e Cristina.

La commedia risale al 1974 e la storia narrata appariva piuttosto surreale: si raccontava di avvenimenti che non erano ancora accaduti. Il pubblico, era ovviamente perplesso, e guardava Dario Fo e compagnia come fossero dei pazzi. Si raccontava di donne che nella periferia di Milano, andando a fare la spesa, si ritrovavano con i costi aumentati a dismisura e, furenti, decidevano di pagare metà prezzo rispetto alla cifra imposta.

Il racconto di Fo era pura fantasia, ma aveva un'ottima fonte: le vere lamentele delle massaie a proposito dell’arbitrio ladresco dei commercianti.

Nonostante siano passati 34 anni il la storia è attualissima e stiamo rivivendo lo stesso (e forse peggiore) delicato momento, in cui i prezzi in ogni campo sono aumentati all'inverosimile, soprattutto con l'arrivo dell'euro.

Spettacolo molto gradevole con sketch di ilarità alternati da spunti di vero dramma sociale che in questi momenti stanno vivendo molti nostri concittadini operai e impiegati. Toccate il racconto dell'irruzione della polizia che spara sui manifestanti.

L'unico neo il finale troppo politicizzato ma, immagino, Dario Fo ha voluto rimarcare le colpe della nostra politica e soprattuto dell'attuale governo nello sfascio dell'Italia.

Gli attori sono stati molto bravi: su tutti Antonio Catania poi Marina Massironi, Marina De Juli, Renato Marchetti e Sergio Valastro.

venerdì 24 ottobre 2008

Barcaccia: un fiume di emozioni

Ieri mi sono incontrato per pranzo con Michele a piazza di Spagna e mentre ci dirigevamo verso via del babbuino siamo passati vicino la fontana della Barcaccia ed ho notato che all'interno c'erano dei quadri (così mi sembravano).


Oggi sul giornale "City" leggo che l'iniziativa si chiama "Barcaccia - un fiume di emozioni" e l'evento è organizzato da Ida Gerosa in occasione del convegno internazionale sulle fontane monumentali. L'installazione sarà visibile fino al 3 novembre (a mio avviso si può anche perdere senza traumi questo avvenimento!)


Visto che ci sono ricordo che la celebre fontana di Roma, i, che deve il suo nome alla sua forma di barcone che affonda, fu realizzata nel 1627 da Pietro Bernini, che lavorò aiutato anche dal figlio Gian Lorenzo su commissione del Papa Urbano VIII. Pare che la sua particolare forma sia stata ispirata dalla presenza sulla piazza di una barca, portata fin lì dall'alluvione del Tevere del 1598.
La sua realizzazione comportò il superamento di alcune difficoltà tecniche, dovute alla bassa pressione dell'acquedotto dell'acqua Vergine in quel particolare luogo, che non permettevano la realizzazione di zampilli o cascatelle.
Il Bernini tuttavia risolse l'inconveniente ideando la fontana a forma di barca semisommersa in una vasca posta leggermente al di sotto del piano stradale, con fontanelle di acqua (perfettamente potabile) da poppa e da prua.
Completano la Barcaccia le decorazioni a forma di soli e api dello stemma della famiglia del Papa committente, i Barberini.

ell

giovedì 23 ottobre 2008

Le sagre e le feste nel Lazio

Segnalo:

Viaggiare nel Lazio è un esperienza intensa e ricca di emozioni, un’occasione per scoprire e vivere i momenti che raccontano le radici più profonde della nostra terra: feste che sanno sorprendere con le loro ambientazioni, in cui il fascino di riti antichi si mescola alla suggestione delle rievocazioni storiche, alla forza dei costumi, ai sapori semplici delle sagre che ancora oggi animano la vita dei paesi.

Sul sito http://www.laziofeste.it/ sono raccolte e segnalate le feste tradizionali che avranno luogo nel periodo che va da ottobre a dicembre 2008.

Sfogliando il calendario degli eventi si potrà scegliere di visitare antichi borghi partecipando a momenti di festa in cui la memoria di un forte tessuto storico si lega alla realtà culturale e produttiva dei nostri giorni.Si potranno condividere le tradizioni di un territorio che esprimono ancora la memoria popolare di un passato lontano, conservato in modo integro e presente nella quotidianità del nostro vivere. Ogni evento rappresenta per le comunità locali l’occasione per confermare identità e radici e per il visitatore un opportunità per accostarsi alle più genuine e sentite espressioni della storia del Lazio.

mercoledì 22 ottobre 2008

Al cancelletto Verde


Dopo aver passeggiato velocemente tra i monumenti di Palermo è arrivata l'ora della cena e decidiamo di fidarci del consiglio dei colleghi di Palermo.

Raggiungiamo il ristorante "Al cancelletto verde" in via Wagner, 14, nei pressi del teatro Politeama.

Il locale interno è piccolo ma molto curato e pulito, mentre i tavoli all'esterno sono oppressi dall'impalcatura dei lavori di manutenzione del palazzo sovrastante.

Ci sediamo, ovviamente all'interno, anche perché c'è la Tv che trasmette la gara dell'Italia. Folcloristica la padrona (credo) del locale che assisteva alla partita comodamente stesa su sdraia da mare in mezzo alla sala.

I camerieri sono gentili ma il tempo trascorso dall'ordinazione al momento del pasto è stato veramente esagerato.

Per quanto riguarda il cibo i piatti sono stati molto buoni (risotto crema di asparagi e gamberoni, involtini di pesce spada, sorbetto) e il prezzo abbordabile (35 euro).
Conclusione: giudizio positivo. (noto con dispiacere che è molto più facile mangiare bene fuori Roma che nella mia città!)

La fretta

Se stà a fa’ sera e nantra giornata de lavoro se n’é annata;
c’ho l’ossa tutte rotte, la capoccia frastornata.
Cammino senza prescia, tanto, che devo fa’?
Si torno presto a casa me tocca pure sfacchinà!
Sur viale del tramonto me fa l’occhietto er sole,
e dopo na’ giornata a dà i resti a chi li vole,
l’osservo ‘mbambolato, come fosse na’ visione.
Me fermo lì a guardallo, ma chi l’avrà inventato?
E’ bello forte, nun l’avevo mai notato!
Sempre a combatte, sempre appresso a tutti i guai,
splende splende, ma nun m’o godo mai.
E’ robba che co quell’aria bonacciona e rassicurante,
riescirebbe a fa’ sentì amico ogni viandante.
Stà palla arancione m’ha messo pure arsura, ma, ahò!!
Nun so mica na’ monaca de clausura!
E allora o’ sai che nova c’è ? Io nun c’ho più fretta
e me butto drent’ai meandri de’ na’ fraschetta.
Con le zampe sotto ar tavolino,
e in compagnia de’ n’ber fiasco de vino,
me guardo intorno soddisfatto,
finalmente ho smesso de sbrigamme come un matto!!
E mentre er Cannellino m’arriva ar gargarozzo
Rido cò n’amico e ordino nantro litrozzo.
La vista me se annebbia ma non la mia coscienza
che se mette a riflette sull’umana esistenza:
a che serve stà sempre a core pe’ tutte le raggioni
si so quasi sempre rotture de’ cojoni??


TRILUSSA

martedì 21 ottobre 2008

visita Palermo....parte seconda

Continua il racconto dei monumenti visti a Palermo.

La Cattedrale di Palermo è un grandioso complesso architettonico composto in diversi stili, dovuti alle varie fasi di costruzione.
Eretta nel 1185 dall'arcivescovo Gualtiero Offamilio sull'area della prima basilica che i Saraceni avevano trasformato in moschea, ha subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti; l'ultimo è stato alla fine del Settecento, quando, in occasione del consolidamento strutturale, si rifece radicalmente l'interno su progetto di Ferdinando Fuga. La cattedrale è fiancheggiata da quattro torri d'epoca normanna, sovrastata da una cupola. A sud è collegata al Palazzo Arcivescovile con due grandi arcate ogivali si cui s'innalza la torre campanaria con l’orologio.
La facciata principale sulla Via Bonello presenta decorazioni dovute a maestri lapicidi (scultori della pietra) trecenteschi e quattrocenteschi. L'aspetto goticheggiante deriva dalla presenza delle torri a bifore e colonnine e dalle merlature ad archetti che corrono lungo tutto il fianco destro della costruzione.
L'interno, che ha subito profonde trasformazioni tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, è a croce latina con tre navate divise da pilastri con statue di santi che facevano parte della decorazione della tribuna del Gagini. (per maggiori informazioni visitate wikipedia).
Tornando verso l'albergo e accanto proprio alla piazza Quattro Cantì, grazie all'intuito di Sonia, abbiamo potuto ammirare la fontana Pretoria.

La fontana, situata sull'omonima piazza a Palermo, ti lascia senza parole per la sua bellezza. La sua storia ha inizio in Toscana quando Don Pedro de Toledo, padre d’Eleonora e suocero di Cosimo I de' Medici Granduca di Toscana, commissionò agli scultori Francesco Camilliani e Michelangelo Naccherino una fontana per lo splendido giardino del suo palazzo fiorentino.

Morto però l'illustre committente nel 1552, la fontana, grazie alla mediazione di Don Garçia de Toledo, figlio primogenito ed erede di Don Pedro, venne acquistata dal Senato palermitano che pensò di collocarla nella piazza su cui prospetta il Palazzo Pretorio.


La fontana ruota attorno ad un bacino centrale circondato da quattro ponti di scalinate e da un recinto di balaustre. Distribuite all'interno di questa complessa costruzione architettonica raffigurano gli dei dell'Olimpo e i fiumi di Palermo, Oreto, Papireto, Gabriele e Maredolce.
Alcune curiosità: la statua del fiume Gabriele rappresentava il fiume toscano Mugnone, famoso nelle novelle di Boccaccio. E ancora i Palermitani chiamano la piazza "Piazza della Vergogna" per le nudità delle statue.

lunedì 20 ottobre 2008

Tabula rasa

Tavoletta ripulita.
Non conoscendo la carta e non potendo usare il papiro o la pergamena per il costo troppo elevato i romani usavano per prendere appunti delle tavolette ricoperte di cera che veniva incisa dalla punta di uno stilo mentre per cancellare veniva utilizzata una piccola spatola posta all'altra estremità dello stilo stesso ripristinando lo strato di cera. Nel momento in cui quanto scritto non aveva più interesse alcuno, sempre con la spatola si rasava la cera su tutta la tavoletta rendendola riutilizzabile. Per traslato, la locuzione entrò nell'uso della terminologia filosofica ad indicare lo stato della mente umana che nasce vuota di idee che solo l'esperienza creerà tramite i sensi. Dall'uso filosofico a quello giornalistico: far "tabula rasa" equivale a rubare, sottrarre ogni cosa il passo è stato breve.

domenica 19 ottobre 2008

Amores di Ovidio

“Non esiste una bellezza definita che stimoli il mio amore:cento sono le cause per cui sono sempre innamorato.
Se una donna abbassa dinanzi a me pudicamente gli occhi, ardo di desiderio e quel pudore mi seduce;
se un’altra è provocante, mi attrae perché non è un’ingenua, e mi aspetto che sappia muoversi nel morbido letto.
Se sembra dura e simile alle austere Sabine, penso che ne abbia voglia, ma che dissimuli il suo desiderio.
Se sei istruita, mi piaci perché fornita di rare qualità;
se invece sei incolta, mi piaci per la tua semplicità.
C’è quella che giudica rozzi i carmi di Callimaco confrontati con i miei: quella cui piaccio subito mi piace.
Un’altra critica la mia attività di poeta e le mie poesie:vorrei sentire sotto la mia la coscia di colei che mi critica.
Cammina mollemente: mi conquista col suo incedere; un’altra è dura:ma potrà ammorbidirsi al contatto dell’uomo.
Questa, poiché canta dolcemente e sa modulare benissimo la voce,vorrei baciarla rubandole i baci mentre canta.Un’altra percorre con abile pollice le corde della lira:chi potrebbe non amare mani così esperte?
Quella mi piace per i suoi gesti: muove le braccia ritmicamente e piega il tenero fianco con languida arte: per non parlare di me, che mi eccito per ogni pretesto,mettile di fronte un Ippolito, diventerà un Priàpo.
Tu, che sei così alta, eguagli le antiche eroine e puoi distenderti occupando per intero il letto;quest’altra mi va bene per la bassa statura: mi seducono entrambe, sono conformi ai miei desideri quella alta e quella piccola.
Non è elegante: immagino quanto migliorerebbe se ben curata;è raffinata: mette in evidenza lei stessa i suoi pregi.
Mi conquisterà una ragazza bionda, dalla pelle chiara;
ma è piacevole far l’amore anche con una di colorito scuro.
Se dal niveo collo le scendono i neri capelli, Leda era notevole per la chioma bruna;
se sono biondi, Aurora piaceva per i capelli dorati:il mio amore si adatta a tutti i miti.
La donna giovane mi stimola, quella più matura mi attrae: la prima è migliore per bellezza, la seconda è più esperta.
Insomma, qualunque ragazza nell’intera Roma trovi un ammiratore, a tutte quante si volge il mio desiderio amoroso”.

(Ovidio, Amores, II, 4, vv. 9-48, in G. Garbarino)

sabato 18 ottobre 2008

Al ristoro degli angeli

Quanto mi piace la Garbatella! Chi mi conosce o legge il blog conosce la mia viscerale passione per il mio quartiere. (post del 3 giugno e del 6 agosto scorsi)

Sabato finalmente, grazie al regalo della mia amata sorellina Antonella, sono riuscito a partecipare alla visita guidata del mio quartiere con a seguire il pranzo al “Ristoro degli Angeli”.

Appuntamento alle 11.30 davanti al locale, che si trova in via Luigi Orlando,2, sotto il porticato dell’ex Ente Comunale di Consumo, davanti all'ex cinema Palladium.
Ci hanno accolto molto gentilmente, per un veloce aperitivo (prosecco e fritti vegetali) i gestori dell'osteria: Elisabetta Girolami, signora dallo sguardo dolce con dei bei capelli color verde (!!) e Ivo Menichelli, dall'aspetto molto signorile.

Alle 12.00 partenza per la passeggiata attraverso il quartiere, condotta dal giornalista Gianni Rivolta, autore del libro "Garbatella mia", secondo un itinerario storico e architettonico della durata di un'ora e mezza.
Il giornalista è stato bravo e la visita fantastica e straordinaria!

Verso le 13.30 siamo tornati, stanchi ma soddisfatti, all'osteria per il pranzo.

Le sale sono due, piene di libri di cucina e foto e oggetti che raccontano la storia del quartiere; i tavoli sono in legno, apparecchiati con tovaglie di carta che lasciano scoperto parte del piano e moderni sottopiatti. Nonostante il locale fosse pieno la nostra permanenzza è stata comoda e tranquilla e il bagno (unisex) era molto curato, anche se il drappo leopardato sul davanzale era veramente....strano.

Il costo dell'intero "pacchetto" - Aperitivo, Visita guidata e pranzo (menù fisso) - è di 30,00 euro a persona, bevande escluse.

A dire il vero il pranzo è stato deludente. Tutti i piatti, di porzioni mini, raggiungevano la sufficienza. La passatina di ceci e la pasta con la zucca e pancetta (discreti ma semplici), polpette vegetali (senza sapore) e il dolce (mediocre).

La delusione è ancora più grande considerato i giudizi di alcuni conoscenti. Infatti, nonostante il menu (non amplissimo) cambi di continuo, mi hanno descritto una bella focaccina con il lardo di Colonnata, o un bel tagliere di formaggi con confetture varie (fatte in casa). Buone valutazioni anche per gli spaghetti cacio e pepe in cialda di parmigiano croccante. Su internet ho trovato che anche la passatina di ceci non era male ma quella descritta era guardita con calamari saltati.

Sono sicuro che il vero valore de “Al Ristoro degli Angeli” non è quello che ho provato questa mattina e voglio sicuramente tornarci, ma per adesso è bocciato !

venerdì 17 ottobre 2008

Visita a Palermo...parte prima

Dopo essere atterrati e cambiati in albergo (Hotel Mediterraneo: mediocre) io e Sonia siamo usciti per una veloce visita ai monumenti della città.


Prima tappa al Teatro Garibaldi o Politeama (con la parola Politeama si intende un teatro dove si danno rappresentazioni di vario genere, da qui l'errore usuale del nome, come dire il Teatro multitema) si trova sulla Piazza Ruggero Settimo (detta volgarmente Piazza Politeama) al centro di Palermo.

Seguendo la strada principale arriviamo al Teatro Massimo Vittorio Emanuele di Palermo. E' il più grande teatro d'Italia e uno dei più grandi teatri lirici d'Europa (il terzo per dimensioni dopo l'Opéra National de Paris e Staatsoper a Vienna) ed è famoso nel mondo per l'acustica perfetta con la sua sala a ferro di cavallo.
Alla sua apertura, per monumentalità e dimensione (oltre 7.700 metri quadrati), suscitò le invidie di molti; come si può facilmente verificare leggendo i giornali italiani dell'epoca (es: "L'illustrazione italiana" del 6 giugno 1897). Perfino Re Umberto, con una gaffe clamorosa, dichiarò: "Palermo aveva forse bisogno di un teatro così grande?".
I lavori furono iniziati nel 1875 dopo vicende travagliate che seguirono il concorso del 1864 vinto dall’architetto Giovan Battista Filippo Basile; il teatro venne completato da Ernesto Basile che, nel 1891 alla morte del padre, gli era subentrato nella costruzione.
L’esterno del teatro, seguendo la moda neoclassica dell'attualizzazione delle architetture antiche, presenta un pronao corinzio esastilo elevato su una monumentale scalinata ai lati della quale sono due leoni bronzei con le allegorie della Tragedia dello scultore Benedetto Civiletti e della Lirica dello scultore Mario Rutelli; in alto l'edificio è sovrastato da un'enorme cupola emisferica. L'ossatura della cupola è una struttura metallica reticolare che s'appoggia ad un sistema di rulli a consentirne gli spostamenti dovuti alle variazioni di temperatura.

Continuando per la centralissimo Corso Vittorio Emanuele raggiungiamo Piazza dei Quattro Canti', incrocio fra i due principali assi viari di Palermo: la via Maqueda, a metà della sua lunghezza, e il Cassaro (la via, di origine fenicia, che collega l'acropoli, con il Palazzo dei Normanni al mare, oggi nota come Corso Vittorio Emanuele è la più antica strada di Palermo), anch'esso a metà del suo tragitto.

Il nome esatto dello spazio è Piazza Vigliena (in omaggio al Viceré il cui nome completo era marchese don Juan Fernandez Pacheco de Villena y Ascalon), ma le fonti antiche lo ricordano come Ottangolo o Teatro del Sole perché durante le ore del giorno almeno una delle quinte architettoniche è illuminata dal sole.

giovedì 16 ottobre 2008

Serata a Palermo

Per motivi di lavoro ho soggiornato a Palermo per due giorni. Mi ha accompagnato Sonia, che oltre a essere la mia collega trova anche il tempo, qualche volta, per consigliarmi dei "buonissimi" ristoranti: come quella volta che mi segnalò quel "fantastico" ristorante spagnolo. Ovviamente non avendo molto tempo abbiamo potuto fare i turisti solo per un paio di ore la sera, ma anche per quel poco devo dire che la città ci ha molto affascinato.

La città di Palermo, sorta su insediamenti preistorici in forma diversa dall’attuale, sulla convergenza di due parti naturali, si chiamò Sis, il cui significato è “fiore” nella lingua primigenia d’origine africana come i suoi primi abitanti, i Matabei, popolo proveniente dalla Giordania, passato dalla Spagna all’isola. Essi furono tutti Sicani – secondo lo storico greco Erodoto – e chiamarono l’insediamento urbano “Lidobello” per la peculiarità geografica del suo territorio, ponendovi il centro della Sicania, fra il XII ed il X secolo a.C..
La città rimase sotto il controllo fenicio fino alla Prima guerra punica (264-241 a.C.), a seguito della quale la Sicilia venne conquistata dai Romani.
In particolare Palermo fu al centro di uno dei principali scontri fra Cartaginesi e Romani, finché nel 254 a.C. la flotta romana assediò la città, costringendola alla resa e rendendo schiava la popolazione che venne costretta al tributo di guerra per riscattare la libertà.

Asdrubale tentò di recuperare la città ma venne sconfitto da Metello, il console romano.
Un ennesimo tentativo per recuperarla venne fatto da Amilcare nel 247 a.C. che il suo esercito non abbandonarono l'area e si insediarono alle pendici di Monte Pellegrino (all'epoca chiamato Erecta) tentando in più occasioni di riprenderne il comando, ma la città era ormai fedele a Roma dalla quale ottenne i titoli di Pretura, l’Aquila d’oro e il diritto di battere moneta, restando una delle cinque città libere dell’isola, per questo motivo i cartaginesi rimasti dovettero abbandonare definitivamente il territorio palermitano.

Il periodo romano è stato di tranquillità e la città faceva parte della provincia di Siracusa, con la successiva divisione dell'Impero la Sicilia, e con essa Palermo, furono attribuite all'Impero Romano d'Oriente.

Testimonianza dell’agiatezza e dello splendore della romana “Panormus” sono edifici dell’epoca della zona di Piazza Vittoria fra cui il teatro esistente fino al tempo dei Normanni e mosaici scoperti nel 1868 in Piazza della Vittoria. In epoca imperiale fu colonia romana – come ci narra Strabone – ed era ancora il granaio di Roma, ma risentì della decadenza dopo Vespasiano, subendo le invasioni barbariche dal 445, con Genserico, re dei Vandali che mise a ferro e fuoco la città, fino al dominio di Odoacre, Teodorico e dei Goti.
Nel 535 Belisario espugnò con la sua flotta navale Palermo, sottraendola ai Goti; iniziava così il periodo bizantino che si protrasse fino all’830 quando gli Arabi, sbarcati a Marsala quattro anni prima, ne fecero la capitale del loro regno in Sicilia.

Per l'intera storia visitate il sito wikipedia, mentre per il racconto della nostra visita aspettate i prossimi giorni.

mercoledì 15 ottobre 2008

Lucrezia

Tarquinio Sesto e Lucrezia (Tiziano)

Continua il nostro appuntamento con la storia di Roma. Dopo aver scritto su Bruto oggi vi racconterò la leggenda di Lucrezia.
Infatti, Lucrezia (in latino Lucretia), figlia di Spurio Lucrezio Tricipitino e moglie di Collatino, è un figura mitica della storia di Roma legata alla cacciata dalla città dell'ultimo re Tarquinio il Superbo.


Secondo la versione di Livio sulla istituzione della Repubblica, l'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo aveva un figlio assolutamente sgradevole, Sesto Tarquinio.
Durante l'assedio della città di Ardea, i figli del re assieme ai nobili, per ingannare il tempo si divertivano a vedere ciò che facevano le proprie mogli durante la loro assenza, tornando nascostamente a Roma.
Collatino sapeva che nessuna moglie poteva battere la sua Lucrezia in quanto a pacatezza, laboriosità e fedeltà. Così portò con se gli altri nobili, tra cui Sesto Tarquinio, a vederla, nel pieno della notte, e poterono constatare che Lucrezia stava pacatamente tessendo la lana, con le sue ancelle, mentre invece le nuore del re si divertivano in banchetti.
Sesto Tarquinio ne restò affascinato e fu preso dal desiderio di possederla. Alcuni giorni dopo, all'insaputa del marito, tornò a Collazia con un solo uomo di scorta e venne accolto con grande ospitalità. Ma dopo cena, quando la casa era addormentata, si introdusse nella camera da letto di Lucrezia che, svegliatasi di soprassalto, si trovò aggredita dall'uomo, armato di spada. Provò a respingerlo ma Sesto la minacciò: se ella non avesse acconsentito a soddisfare le sue voglie, l'avrebbe uccisa e accanto le avrebbe messo il corpo mutilato di uno schiavo, e avrebbe poi sostenuto di averla colta in flagrante adulterio.
A questo punto Lucrezia fu costretta a cedere alle voglie del figlio del re.
Appena Sesto ripartì, Lucrezia inviò un messaggero a Roma dal padre e uno ad Ardea dal marito supplicandoli di correre da lei al più presto con un amico fidato perché una grossa sciagura era accaduta. Giunti i suoi cari, in lacrime spiegò l'accaduto e si trafisse con un pugnale che nascondeva sotto la veste:

« Alla vista dei congiunti, scoppia a piangere. Il marito allora le chiede: "Tutto bene?" Lei gli risponde: "Come fa ad andare tutto bene a una donna che ha perduto l'onore? Nel tuo letto, Collatino, ci son le tracce di un altro uomo: solo il mio corpo è stato violato, il mio cuore è puro e te lo proverò con la mia morte. Ma giuratemi che l'adultero non rimarrà impunito. Si tratta di Sesto Tarquinio: è lui che ieri notte è venuto qui e, restituendo ostilità in cambio di ospitalità, armato e con la forza ha abusato di me. Se siete uomini veri, fate sì che quel rapporto non sia fatale solo a me ma anche a lui." Uno dopo l'altro giurano tutti. Cercano quindi di consolarla con questi argomenti: in primo luogo la colpa ricadeva solo sull'autore di quell'azione abominevole e non su di lei che ne era stata la vittima; poi non è il corpo che pecca ma la mente e quindi, se manca l'intenzione, non si può parlare di colpa. Ma lei replica: "Sta a voi stabilire quel che si merita. Quanto a me, anche se mi assolvo dalla colpa, non significa che non avrò una punizione. E da oggi in poi, più nessuna donna, dopo l'esempio di Lucrezia, vivrà nel disonore!" Afferrato il coltello che teneva nascosto sotto la veste, se lo piantò nel cuore e, piegandosi sulla ferita, cadde a terra esanime tra le urla del marito e del padre. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri , lib. I, capoverso 58)
Joerg Breu il Vecchio, Il suicidio di Lucrezia, 1475



Il marito Collatino, il padre ed il suo grande amico Lucio Giunio Bruto decisero di vendicarla, provocando e guidando una sommossa popolare che cacciò via i Tarquini da Roma e li costrinse a rifugiarsi in Etruria. Così nacque la res publica romana, i cui primi due consoli furono proprio Lucio Tarquinio Collatino e Lucio Giunio Bruto artefici della sollevazione contro quello che poi divenne l'ultimo re di Roma.

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Lucrezia_(Roma)"

Per chi volesse approfondire molto interessante la traduzione dell'intero racconto di Tito Livio a cura di Luciano Perelli

martedì 14 ottobre 2008

Piazza Sallustio



Solito gelato pomeridiano presso la mia gelateria ufficiale e sosta a piazza Sallustio per godermi il cono osservando le rovine ben conservate di era adrianea proprio sotto il palazzo dell'unione camere di commercio.

Infatti, il mio ufficio si trova proprio nell'ampia area dei resti dei giardini imperiali, gli Horti Sallustiani, che coprivano la zona dall'attuale Largo S. Bernardo a Via XX Settembre, da Via Piave a Piazza Fiume, da qui a Porta Pinciana e giù per Via Veneto fino a Via S. Nicolò da Tolentino.
Come scritto sopra, propria in questa piazza, a quattordici metri sotto l'attuale livello stradale, è possibile ammirare i resti di un grande edificio adrianeo, scavato nel 1824 e recentemente restaurato: un ninfeo dei giardini imperiali, costruito a ridosso di una collina su cui sorgevano altri ambienti, ora in parte sede dell'Unione delle Camere di Commercio.

Su questa piazza sono avvenute importanti scoperte.

Nel costruire una casa, dove è oggi l'edificio distinto dal numero 1/a, ad una profondità di ben diciassette metri sotto il livello stradale vengono alla luce: una stanza con pareti rivestite di mosaici, una statua acefala in marmo, un altare rotondo pure in marmo, frammenti di una scultura di Diana, un piccolo tratto delle mura serviane, due mattoni bollati e altri resti di edifici romani con muri traianei o adrianei, pavimenti a intarsio e pareti a mosaico.
Ma la scoperta più sensazionale della piazza è quella del 1° giugno 1906. Si sta scavando per consolidare l'edificio oggi distinto con il civico 24. Alla profondità di undici metri ci si imbatte in un passaggio sotterraneo collegato con il Ninfeo. All'interno, nell'oscurità appena rischiarata dalle torce si scorge il biancore marmoreo di numerose sculture.


Sono statue molto antiche, forse prede belliche, che ornavano i giardini imperiali, finite quasi sicuramente in quel tunnel per poterle salvare dal saccheggio dei barbari di Alarico del 410 d.C.


Bellissima quella di una Niobide scolpita nell'atto di strapparsi la freccia dalla schiena. E'un originale greco, che risale al quinto secolo avanti Cristo e si può ammirare al Museo Nazionale Romano. Altre due statue di Niobidi trovate nello stesso luogo sono ora al Museo Ny-Carlsberg di Copenaghen.


Fantastico abbinare la gola alla cultura!

lunedì 13 ottobre 2008

Terenzio e le donne

Conosco il carattere delle donne: non vogliono quando tu vuoi, quando tu non vuoi, sono le prime a volere.

Publio Terenzio Afro
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Publio Terenzio Afro ( Cartagine, 185 a.C. circa – 159 a.C.) è stato un commediografo latino. Il grande grammatico Donato ci ha lasciato su di lui una dettagliata biografia, ispirata però in gran parte a Svetonio.

Giunto a Roma come schiavo di un nobile senatore, Terenzio Lucano, fu in seguito affrancato, diventando un liberto. Fu in stretti rapporti con il Circolo degli Scipioni, ed in particolare con Gaio Lelio, Scipione Emiliano e Lucio Furio Filo.

Morì per cause che non è possibile definire con certezza nel 159 a.C., si sospetta per naufragio. Aveva circa 26 anni.

sabato 11 ottobre 2008

Porta Asinara con Edesia

Ricominciano le visite guidate organizzate dall'Associazione culturale Edesia.
Primo appuntamento è a Porta Asinaria Domenica 9 novembre 2008 ore 15.00.
Sul sito www.edesia.org possiamo leggere:
Un percorso affascinante alla scoperta delle antiche mura di Roma partendo da un inusuale punto di riferimento recentemente aperto al pubblico: Porta Asinaria.
Porta Asinaria è una porta delle mura Aureliane di Roma, a pochi metri di distanza da Porta San Giovanni; risale al periodo della costruzione delle mura, edificate tra il 270 ed il 273 dall’imperatore Aureliano. Si tratta quindi un interessante approfondimento sul tema della "forma" dell'Urbe. Il sito è stato già prenotato da Edesia per cui è necessario comunicare la partecipazione per determinare la lista.
Il raduno sarà presso COIN a p.le Appio alle ore 14.40. E' previsto un modesto biglietto d'ingresso (€ 2 o 3) più l'usuale contributo soci.
Si prega utilizzare la mail o l'infoline per le comunicazioni.
Ho riportato sul post del 20 maggio 2007 la mia visita e le foto fatte al monumento durante una precedente visita organizzata dal Comune di Roma

giovedì 9 ottobre 2008

La nostra prima inviata

Abbiamo la nostra prima inviata. Infatti, alcuni giorni fa, Angela mi ha spedito le foto scattate durante una sua passeggiata, immagino con la piccola Sara, al Parco degli Acquedotti.
Parco degli Acquedotti è un'area verde del comune di Roma, nel Municipio X, facente parte del Parco Regionale dell'Appia Antica; è stretta tra i quartieri di Cinecittà ed Appio Claudio, via delle Capannelle e la linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli, per un'estensione di circa 15 ettari.
Il nome deriva dalla presenza in elevato o sotterranea di sette acquedotti romani e papali che rifornivano l'antica Roma: Anio Vetus (sotterraneo), Marcia, Tepula, Iulia e Felice (sovrapposti), Claudia e Anio Novus (sovrapposti).
Rappresenta il residuo di un tratto di campagna romana che originariamente si estendeva senza interruzioni tra Roma e i Colli Albani.
Grazie Angela

Clicca sulla foto
Angela

mercoledì 8 ottobre 2008

Programma di ottobre 2008 del Comune di Roma

Sabato 4 ottobre, ore 10.00
LA VILLA DEI GORDIANI(solo esterno)
A cura della dott.ssa Marialetizia Buonfiglio
Appuntamento:Via Prenestina, angolo via Olevano Romano
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Giovedì 9 ottobre, ore 15.30
MITREO DEL CIRCO MASSIMO
A cura della dott.ssa Marialetizia Buonfiglio
Appuntamento: davanti la chiesa di S. Maria in Cosmedin
Ingresso: Euro 3,00 (ridotto 1,50)
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Domenica 12 ottobre 2008, ore 11.00
MAUSOLEO DI LUCILIO PETO
A cura della dott.ssa Carla Termini
Appuntamento: via Salaria 125 a
Ingresso: Euro 3,00 (ridotto 1,50)
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Sabato 25 ottobre, ore 11.00
MITREO DEL CIRCO MASSIMO
A cura della dott.ssa Ersilia Maria Loreti
Appuntamento: davanti la chiesa di S. Maria in Cosmedin
Ingresso: Euro 3,00 (ridotto 1,50)
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Mercoledì 29 ottobre, ore 15.00
I SEPOLCRI E GLI ACQUEDOTTI REPUBBLICANI
A cura della dott.ssa Silvana Ciocca
Appuntamento: via Statilia angolo, via di S. Croce in Gerusalemme
Ingresso: Euro 3,00 (ridotto 1,50)
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Giovedì 30 ottobre ore 15.30
COLOMBARIO DI POMPONIO HYLAS
A cura della dott.ssa Carla Termini
Appuntamento: parco degli Scipioni
Ingresso: Euro 3,00 (ridotto 1,50)
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martedì 7 ottobre 2008

Open Colonna


A pranzo mi sono visto con il mio amico ............ (non scrivo il nome per evitare di essere ripetitivo, ma è lo stesso del mio week end a Napoli) e siamo andati al ristorante che da poco hanno aperto all'ultimo piano del Palazzo delle Esposizioni.

Il locale è affascinate e nello spazio della Serra, segno architettonico nuovo dell'edificio e di grande impatto emotivo . Effettivamente sembra di essere in una serra e in una giornata assolata come oggi è gradevole pranzare in un luogo che sembra ovattato e separato dall'incredibile caos di via Nazionale.

Sul sito del bar-ristorante è riportato che la cura e lo spirito del luogo, in tutti i suoi aspetti, sono frutto della già affermata ricerca culinaria dello chef Antonello Colonna. Di giorno, la trasparenza dei materiali offre inedite possibilità percettive. Di sera, il prisma smaterializzato e luminescente della serra vetrata diventa una sorprendente "lanterna urbana", che amplifica le funzioni espositive e le potenzialità comunicative del Palazzo delle Esposizioni.
Complimenti allo chef!

I prezzi sono alti ma è possibile optare per il menù fisso (15 euro) che penso sia alla portata di tutti. Io e ........ abbiamo preferito servirci al buffet (altra possibilità allo stesso prezzo) ma non sono rimasto entusiasta sia per la poca varietà sia per la qualità del cibo. Infatti, la parmigiana era dura come una pietra (l'ho dovuta tagliare con il coltello!), l'insalata di riso era cruda, il cuscus appena sufficiente, la torta alle mele una tristezza e......vabbé credo di aver reso l'idea.

Comunque Giuliana, che ci è già stata, dice che il menù al tavolo è migliore, quindi dovrò sacrificarmi un'altra volta....

Alla fine, nonostante il cibo, ho passato una bella pausa pranzo grazie a .......... che alla fine ha anche offerto per festeggiare il suo compleanno di domani.

AUGURI MICHELE (ops l'ho nominato)




lunedì 6 ottobre 2008

La basilica di San Paolo fuori le Mura


Anche questa domenica è stata trascorsa insieme ad amici in un parco. Infatti, con Michele, Maria Luisa, Lucia, Domenico e rispettivi figli ci siamo dati appuntamento al Parco Schuster antistante la Basilica San Paolo.

Il parco non è un granché e devo evidenziare la bruttezza del monumento ai caduti di Nassirya. Non riesco a comprendere come è possibile che le sculture di oggi siano così inespressive e .......così brutte.

Ma parliamo della Basilica, una delle quattro basiliche papali di Roma, la seconda più grande dopo quella di San Pietro in Vaticano, che sorge lungo la Via Ostiense a circa due km fuori dalle mura aureliane (da cui il suo nome) uscendo dalla Porta San Paolo.

La tradizione indica il luogo della Basilica come quello della sepoltura dell'apostolo Paolo (a circa 3 km dal luogo - detto "Tre Fontane" - in cui subì il martirio e fu decapitato). La tomba del santo si trova sotto l'altare maggiore, detto altare papale.

L'intero complesso degli edifici non appartiene alla Repubblica Italiana ma è proprietà extraterritoriale della Santa Sede.

Tutto il terreno era occupato da un vasto cimitero sub divos (sopra terra), in uso costante dal I secolo a.C. al III d.C. ma sporadicamente riutilizzato, soprattutto nei mausolei, fino alla tardoantichità.


Era un cimitero esteso e comprendeva diverse tipologie di tombe, dai colombari di famiglia a piccole cappelle funerarie spesso affrescate e decorate con stucchi. La quasi totalità di quest’area sepolcrale è ancora sepolta (per la gran parte sotto il livello del vicino Tevere), ed è stimata estendersi sotto tutta l'area della basilica e della zona circostante. Una minima ma significativa parte di essa è visibile lungo la Via Ostiense, appena fuori del transetto nord della basilica.

Quindi, i nostri bambini hanno scorrazzato per ben due ore su un cimitero!!


A parte i scherzi per maggiori informazioni sulla basilica vi consiglio la lettura di http://www.romasegreta.it/s.paolo/s.paolofuorilemura.htm

domenica 5 ottobre 2008

Roma natura, l'autunno nei parchi


Riprende questo fine settimana il programma di attività gratuite di RomaNatura per l'autunno, con numerose proposte per adulti e bambini.
Fino a dicembre si organizzano visite guidate lungo i sentieri natura, ma anche itinerari alla scoperta dei beni archeologici e laboratori per imparare il riciclaggio di carta e tessuti, conoscere i segreti delle api, costruire piccole mangiatoie per uccelli, realizzare addobbi natalizi.

Per partecipare è sufficiente prenotarsi presso RomaNatura (06-35405310 da lunedì a venerdì h. 9-15) o direttamente presso i nuovi gestori dei servizi di accoglienza che curano le iniziative. La durata delle visite e dei laboratori è di circa due ore, salvo diversa indicazione. Per maggiori informazioni e il calendario degli eventi visitate il sito http://www.romanatura.roma.it/

venerdì 3 ottobre 2008

Invito a Palazzo


Sabato 4 ottobre dalle 10,00 alle 19,00 ritorna l'iniziativa dell'associazione bancaria italiana che prevede l'ingresso gratuito e le visite guidate in 84 palazzi di 50 banche in tutta Italia.

È la settima edizione della giornata nazionale d’apertura al pubblico e gli appassionati e turisti potranno così ammirare uno straordinario scorcio di patrimonio architettonico, artistico e paesaggistico, oltre che arredi, oggetti ed opere d’arte di ogni epoca, giardini, cantine, archivi e biblioteche, che le banche italiane conservano e tutelano.

Gli 84 palazzi aperti al pubblico il 4 ottobre rappresentano infatti un’antologia ricca e completa di stili, tendenze e gusti artistici ed architettonici italiani di ogni epoca. Dalla possente architettura rinascimentale, alle forme del barocco, alle eleganti dimore settecentesche immerse in parchi secolari, alle atmosfere neoclassiche, fino ai palazzi che più di recente le banche stesse hanno commissionato ai più affermati architetti contemporanei, con un’attenzione ai temi della bioarchitettura e del risparmio energetico.
Oltre ad ambienti di grande suggestione, che in molti casi conservano ancora arredi originali e oggetti d’epoca, i visitatori potranno accedere anche a mostre appositamente allestite per l’occasione, dedicate al collezionismo d’arte o alla storia delle singole banche o a momenti significativi di vita culturale e civile. Una corsia preferenziale nelle viste sarà dedicata alle scuole.

L’elenco completo dei palazzi che partecipano all’iniziativa sarà disponibile dal mese di
settembre sul sito dell'ABI dedicato all'evento .


Se avete dei dubbi su dove andare il mio amico Gianluca consiglia il villino Casati in via Piemonte .

giovedì 2 ottobre 2008

Auguri a Camilla

Rubo spazio ad un post per dare la bellissima notizia della nascita, ieri poco prima delle 20, della nipotina del mio amico Tonino.
.



Ai neo-genitori (Maika e Luca) e alla piccola Camilla i nostri auguri più sinceri per un futuro che è ancora tutto da scoprire.


Ovviamente auguri anche ad Anna e Tonino.
PS: Maika è la grande esperta di verdure gratinate!

mercoledì 1 ottobre 2008

Ristorante “La Norma”

La mia amica Anna mi ha inviato questa recensione sul ristorante “La Norma” sito in Via Flaminia Vecchia, 731/733:

Si tratta di una trattoria siciliana. L’ambiente è molto carino e anche ben frequentato. L’unica nota negativa sta nel fatto che il locale è un po’piccolo per cui se tutti i tavoli sono occupati, come la sera in cui c’eravamo noi, c’è un bel fracasso che copre quasi totalmente la musica di sottofondo.
Passiamo al menu.
Anche se sembravano interessanti, abbiamo deciso di saltare gli antipasti e ordinare subito i primi. Io ho optato per gli spaghetti alla Taormina conditi con broccoletti, alici sfumate, pomodori secchi e pangrattato, che erano squisiti. Stefano invece ha preferito la pasta alla Norma, un piatto classico ma altrettanto buono, con melanzane, pomodoro, basilico e ricotta salata grattugiata. Come secondo, abbiamo entrambi scelto un mix di involtini di pesce spada e sarde a beccafico (cioè cotte al forno con uvetta, pinoli, pangrattato e acciughe) con contorno di rucola e pomodori pachino. In questo caso io ho preferito le sarde e Stefano gli involtini, ma eravamo comunque d’accordo sul fatto che era stata una buona scelta. Infine, il dolce: Base di pan di spagna con sopra gelato al gusto di cassata, panna, scaglie di mandorle e cioccolato fuso. Sarà che sono golosa, ma ho l’acquolina in bocca solo a scriverlo.
Comunque, il proprietario ci ha spiegato che tutti i dolci serviti nel suo ristorante arrivano giornalmente dalla Sicilia per cui la freschezza è assicurata.
La nostra cena è stata accompagnata da un buon vino bianco Regaleali, servito a tavola con relativo cestello del ghiaccio e la spesa totale è stata di 95 euro.
Auguri Anna e grazie.

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