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mercoledì 24 gennaio 2024

Fare il giro delle sette chiese



Il detto "fare il giro delle sette chiese" è ampiamente conosciuto e comunemente utilizzato per indicare il tempo sprecato o i tentativi infruttuosi di incontrare qualcuno. Tuttavia, il suo significato originario risale a un pellegrinaggio cristiano organizzato a Roma, noto come il "giro delle sette chiese," reso celebre da San Filippo Neri nel XVI secolo.

L'origine del pellegrinaggio risale al medioevo, con i pellegrini "Romei" che visitavano Roma per pregare sulle tombe di San Pietro e San Paolo. Il primo Giubileo cristiano nel 1300 sancì l'inizio di un pellegrinaggio strutturato. San Filippo Neri, trasferitosi a Roma nel 1534, organizzò un itinerario di circa 20 chilometri, toccando sette basiliche importanti.

Da un modesto gruppo di 5-6 fedeli, il pellegrinaggio guadagnò popolarità, attirando 6mila partecipanti in pochi anni. Il percorso iniziava da San Pietro il giovedì grasso per contrastare il Carnevale. 

Nella sua forma originaria, il giro consiste in un percorso ad anello di circa 20 chilometri (ovvero 16 miglia) che tocca le quattro basiliche papali maggiori e le tre più importanti basiliche minori:

Basilica di San Giovanni in Laterano

Basilica di San Pietro in Vaticano

Basilica di San Paolo fuori le mura

Basilica di Santa Maria Maggiore

Basilica di San Lorenzo fuori le mura

Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

Basilica di San Sebastiano fuori le mura

Ogni tappa rappresentava un momento significativo nella vita di Gesù. Ad esempio, San Paolo fuori le Mura simboleggiava il viaggio da Cenacolo a Getsemani. Il pellegrinaggio attuale, pur mantenendo lo spirito originario, ha subito modifiche nelle date e nel percorso. Oggigiorno si svolge nella notte tra l'11 e il 12 maggio, con la visita al Santuario della Madonna del Divino Amore al posto di San Sebastiano dal Giubileo del 2000.

Oltre al significato religioso, il percorso ha attirato anche turisti che seguono l'itinerario a piedi o in bicicletta, apprezzando i monumenti e i luoghi turistici attraversati. Così, il "giro delle sette chiese" continua a essere un richiamo spirituale e culturale nella contemporaneità.


Foto da https://it.wikipedia.org/ 

mercoledì 9 giugno 2010

San Silvestro al Quirinale


Mentre mi recavo per lavoro presso gli uffici del Quirinale sono passato per via XXIV Maggio è ho notato la facciata di una chiesa ma vista prima (ovviamente colpa mia).

La targa sulla porta riportava San Silvestro al Quirinale .

Dalle mie ricerche su internet ho scoperto che la data della costruzione dovrebbe essere nel IX secolo, anche se risulta menzionata per la prima volta solo nel 1030.
In origine fu chiamata Santo Stefano in Caballo (dall'antico nome del colle che la ospita, Monte Cavallo), poi in Arcioni.
Nel 1524 la chiesa venne ricostruita e affidata, con l'annesso convento, ai frati domenicani, e poi, nel 1566, ai padri teatini che ne fecero la loro casa di formazione per i novizi.

Il rifacimento ottocentesco fu dovuto alla espansione urbanistica della nuova capitale intervenuta a fine Ottocento quando vennero demolite la facciata e le prime due cappelle.
La chiesa si trovò inoltre a essere sopraelevata di circa 9 metri rispetto al nuovo piano stradale. Il problema dell'accesso fu risolto lasciando un portale "teatrale" sul piano strada e costruendo una scala interna (con ingresso da un portoncino a fianco) per accedere alla chiesa.
L'ingresso in questo modo non è più frontale, come normalmente accade, ma avviene, dopo aver salito due rampe di scale discretamente ripide, dal transetto sinistro, con un singolare effetto di spaesamento.

L'interno è a croce latina e navata unica, con due cappelle per lato, cupola e profondo presbiterio. Il soffitto a cassettoni, dorato e decorato con scene bibliche. Addossati alla controfacciata sono i monumenti funebri al cardinale Federico Cornaro (dello scultore Giovan Battista Della Porta) e a Prospero Farinacci.

maggiori notizie su www.wikipedia.org

lunedì 3 maggio 2010

San Carlo delle quattro fontane



Vicino al mio ufficio ho scoperto un piccolo gioiello di architettura. Roma è sempre una sorpresa!

San Carlo alle Quattro Fontane .

La chiesa è dedicata a Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, ma è soprannominata San Carlino per le sue ridotte dimensioni tanto da coprire con la sua area quella di uno solo dei quattro pilastri che sorreggono la cupola della basilica di San Pietro in Vaticano.

La chiesa ed il convento vennero realizzati tra il 1634 e il 1644 da Francesco Borromini.

Per quanto vincolato dallo spazio ristretto che aveva a disposizione, il grande architetto riuscì ugualmente a creare un complesso funzionale, fornito di tutti gli ambienti richiesti dai religiosi. La costruzione della chiesa richiese molto tempo, tanto che fu completata dal nipote del Borromini nel 1667, lo stesso anno, cioè, in cui il grande artista si suicidò.

La chiesa ed il complesso conventuale sono caratterizzati dalle dimensioni sorprendentemente piccole e la semplicità dei materiali, conformemente con la regola e la spiritualità dei frati di origine spagnola dell'ordine dei Trinitari, all'epoca appena insediati a Roma, ma anche con le convinzioni del Borromini che ai materiali pregiati preferiva materie umili come l’intonaco e lo stucco, da nobilitare con la tecnica.

L'interno della chiesa è ripartito da un ordine gigante di colonne di ordine composito con interassi che racchiudono con sequenza alternata un settore più ampio, occupato da una porta e una nicchia, e uno più stretto occupato da una nicchia più piccola.
Al di sopra di essa la forma della chiesa si ricompone nell'ovale della volta caratterizzato dall'originale disegno dei cassettoni ottagonali e cruciformi, aperta su un lanternino ottagonale con finestre su ciascun lato, che esalta la luminosità prodotta dall'uniforme colorazione bianca della sala.
La cupola, a pianta ellittica e con ampi finestroni, sorregge una lanterna. Accanto alla facciata svetta il piccolo campanile del Borromini, poggiante su coppie di colonne e dalla cuspide a pagoda. Accanto alla chiesa è situato il convento , con un portale d'ingresso caratterizzato da un serafino di marmo posto tra il timpano e l'architrave, dove è anche inserito il seicentesco mosaico di Fabio Cristofari raffigurante Cristo tra due schiavi liberati.
Nella facciata Borromini utilizza due ordini che distinguono la facciata in due parti:
una superiore e una inferiore. La parte inferiore è caratterizzata da una successione di superfici concava - convessa - concava; mentre la superiore presenta tre parti concave di cui la centrale ospita un'edicola convessa. Egli gioca con la concavità e la convessità delle pareti creando una facciata dinamica e piena di movimento, ma anche con le fantasiose decorazioni come la nicchia posta sopra al portale d'ingresso (che ospita la statua di San Carlo Borromeo) in cui le colonne sono due cherubini le cui ali vanno ad unirsi e creare una copertura alla statua.

Per approfondimenti visitate:

lunedì 4 gennaio 2010

Basilica di SS.Cosma e Damiano

Domenica prendendo spunto dalla fantastica giornata di sole sono uscito con tutta la famiglia per una passeggiata in centro, soprattutto per far ammirare ai bimbi i presepi delle chiese.

La prima chiesa che incontriamo sul nostro percorso è la basilica dei Santi Cosma e Damiano.

La basilica è dedicata ai due fratelli greci, dottori, martiri e santi Cosma e Damiano. I due santi sono anche noti anche come Santi Medici e sono ritenuti dalla tradizione due gemelli di origine araba, medici in Siria e martiri sotto l'impero di Diocleziano. Cosma e Damiano, medici militari martirizzati, saranno oggetto di una particolare devozione nel mondo bizantino, invocati per la guarigione delle malattie.

Il blocco della chiesa e del convento appare subito evidente come sia inserito in poderose murature di età romana, che in origine erano parte del Forum Pacis o Foro di Vespasiano, eretto dopo la fine della guerra giudaica e delle guerre civili susseguenti alla morte di Nerone. L'ambiente su cui insiste la chiesa era adibito a biblioteca, ricostruito dopo un incendio da Settimio Severo e in parte trasformato in aula delle udienze del Praefectus Urbis.


Sulla parete esterna era esposta la Forma Urbis Romae, pianta marmorea della città della quale, a partire dal XVI secolo, sono stati ritrovati numerosi frammenti e che a tutt'oggi rimane fonte insostituibile per la conoscenza della topografia di Roma antica.

La basilica fu costruita riadattando un paio di ambienti del Tempio della Pace, a cui si accedeva dal lato del Foro Romano tramite un atrio di ingresso a pianta circolare, già trasformato da Massenzio in un tempio che,secondo una tradizione medievale messa in dubbio dal molti, era dedicato al proprio figlio divinizzato, morto prematuramente (tempio del Divo Romolo).


L'intero complesso fu ceduto da Amalasunta, figlia di Teodorico, nel 526 al pontefice Felice IV, per erigervi una chiesa, che venne realizzata trasformando l'antica aula delle udienze del Praefectus Urbis, e si trattò, a due secoli dall'editto di Costantino, del primo edificio di culto cristiano sorto nel centro monumentale della città, poiché in precedenza probabilmente era risultata insormontabile l'ostilità dell'ancor potente aristocrazia senatoria pagana. La basilica fu dedicata ai due santi greci, Cosma e Damiano, in contrasto con l'antico culto dei Dioscuri, Castore e Polluce, che erano stati venerati sino alla chiusura nel vicino tempio situato nel Foro Romano.

Nel IX secolo vennero collocati nella chiesa i busti dei santi Marco e Marcello, che vennero riscoperti nel 1583 durante il pontificato di papa Gregorio XIII.

Nel 1947 la vecchia entrata attraverso il c.d. tempio di Romolo venne chiusa e sostituita da un nuovo ingresso realizzato su via dei Fori Imperiali. Contemporaneamente il c.d. tempio di Romolo fu ripristinato nello stato di epoca romana.

Molto interessante è il mosaico dell'abside che è considerato un testo figurativo fondamentale in quanto è ancora impregnato dello stile monumentale e aulico dell'arte imperiale tardoromana, il che può riscontrarsi nelle figure solide e voluminose dei santi, o nel carattere quasi di ritratto di S. Cosma sulla destra, come nella presenza di un superbo fondo di colore blu cobalto,al contrario dell'astrazione figurativa e dell'ultraterreno fondo oro dei mosaici bizantini di poco successivi.
Nel vestibolo abbiamo potuto ammirare un grandioso Presepe Napoletano del Settecento , donato nel 1939 da una famiglia monticiana di origine napoletana, Cataldo Perricelli: lungo 15 metri, alto 9 e profondo 7, presenta le statuine su uno splendido scenario impreziosito dalle pittoresche case e una monumentale grotta incorniciata tra colonne in rovina.
Le notizie e le foto sono state prese da www.wikipedia.org e www.romeguide.it

domenica 27 settembre 2009

Santa Maria in Trastevere


GIocedì ho partecipato ad una bella manifestazione di un noto partito politico che si è tenuta nella piazza di Santa Maria in Trastevere.
Non ho voluto perdere l'occasione di visitare la basilica che fu, probabilmente, il primo luogo ufficiale di culto cristiano edificato a Roma e sicuramente il primo dedicato al culto della Vergine.

Secondo la leggenda la chiesa fu eretta da S.Giulio I nel 340 sull'oratorio fondato da papa Callisto I nel III secolo, quando il Cristianesimo non si era ancora diffuso, tanto che la chiesa fu chiamata titulus Calixti fino al VI secolo, quando poi fu dedicata a Maria.

Un fatto antico e mistico la contraddistingue dalle altre chiese: S.Maria sorge sul luogo dove, nel 38 a.C., dal terreno fuoriuscì uno zampillo di olio minerale, la divina fons olei, poiché i cristiani vi videro il segno premonitore della venuta di Cristo, l'Unto del Signore (il punto dove sgorgò è ancora indicato su un gradino del presbiterio).

La chiesa fu ricostruita quasi del tutto da Innocenzo II nel XII secolo, in gran parte con i travertini ed i marmi provenienti dalle Terme di Caracalla.

Bellissimo il campanile costruito nella prima metà del XII secolo e che custodisce quattro campane datate 1580, 1600, 1667 e 1772, un grande orologio al centro risalente al XIX secolo e, sulla sommità, un tabernacolo con un mosaico raffigurante la Vergine con il Bambino.

Nel 1860 la chiesa fu restaurata per volontà di Pio IX dall'architetto Virginio Vespignani, il quale ricreò anche, sul pavimento interno, i mosaici pavimentali cosmateschi caratteristici del XIII secolo.

Notevoli i mosaici di Pietro Cavallini del XIII secolo: all'interno con le sei storie della vita di Maria, ma, in particolare, all'esterno, sulla facciata, dove è raffigurata Maria in trono con il Bambino e dieci donne recanti lampade: otto accese a simboleggiare la verginità e due spente, tra le mani di donne velate, forse vedove.

L'invenzione più incredibile è costituita dalla cupoletta al centro della volta, dalla quale fuoriescono quattro angeli che sembrano portare in volo una lanterna, composta da sottili colonnine di stucco, su cui posa un secondo cupolino, più alto, con al centro la colomba dello Spirito Santo. Questa volta ha la funzione di ottenere un effetto luminoso straordinario, creato dal contrasto tra la penombra della cappella e la luce naturale proveniente dall'esterno.


A destra della basilica sorge la Casa dei Canonici di S.Maria in Trastevere, fatta costruire da Gregorio IV nell'828 per i canonici della chiesa.

L'edificio subì numerose modifiche e fu completamente ristrutturato nel Seicento con tre piani di cinque finestre incorniciate ognuno e poggianti su mensole marcapiano. Al pianterreno apre un bel portale settecentesco sormontato da un timpano arcuato con due targhe, in una delle quali vi è l'iscrizione FONS OLEI, in riferimento alla fonte sopra menzionata.

A sinistra della basilica invece è situato il Palazzo di S.Callisto, costruito, secondo la leggenda, sulla casa romana di papa Callisto I, sorpreso in preghiera dai pagani romani all'epoca di Alessandro Severo e per questo motivo ucciso.

Al centro della piazza sorge una fontana che, secondo la tradizione, è la più antica di Roma, risalente, nella forma originaria, all'epoca di Augusto I (I secolo a.C.) e qui sistemata per volere di Niccolò V per il Giubileo del 1450, alimentata dall'Acqua Alsietina.

Presenta una tipologia quattrocentesca tipica del viterbese e diffusa a Roma nel '500; il bordo della vasca è arricchito con quattro teste di lupo in bronzo (attribuite ad un intervento di Bramante del '500) e da un'iscrizione attestante che la vasca, nel 1591, fu rifornita dall'Acquedotto Felice, attraverso una nuova conduttura che dall'Esquilino giungeva qui attraversando il ponte di S.Maria (l'attuale Ponte Rotto).

La fontana originaria però non si trovava nella posizione attuale, bensì all'estremità della piazza opposta alla chiesa: autore dello spostamento fu Gian Lorenzo Bernini nel 1658, il quale ne sostituì ulteriormente anche l'alimentazione con l'Acqua Paola proveniente dalla Fontana Paola.


notizie più approfondite su www.romasegreta.it

venerdì 29 maggio 2009

Santo Stefano Rotondo



Il mio amico Giuseppe (autore del blog Peppe1968) oggi si sposa nella chiesa Santo Stefano Rotondo.

Situata lungo l'omonima via (al numero 7), quasi all'incrocio con via della Navicella, S.Stefano Rotondo è il più antico esempio di chiesa a pianta circolare ancora presente a Roma ( eretta ai tempi di papa Simplicio, tra il 468 e il 483).

In origine era formata da una grande struttura circolare costituita da due corridoi concentrici divisi da file di colonne, che circondavano lo spazio centrale coperto da un alto tamburo. Sui quattro assi della chiesa si aprivano quattro cappelle radiali, oggi ormai scomparse, che davano alla chiesa una pianta cruciforme inserita nella struttura circolare. Oggi la chiesa risulta differente rispetto al momento della sua creazione, infatti le arcate del deambulatorio estero risultano murate.

Durante gli scavi effettuati tra il 1973 e il 1975, è stato trovato sotto la chiesa di S. Stefano Rotondo un mitreo, che doveva forse appartenere ai vicini Castra Peregrina, la caserma degli eserciti provinciali.

Il santuario venne realizzato nel II secolo d.C. ed ampliato agli inizi del secolo seguente. Sulle pareti, oltre ad alcuni dipinti appartenenti al santuario del II secolo, c’è un affresco raffigurante la personificazione della Luna.

Il sito rientra nel calendario esclusivo di “Archeologia nascosta”: ciclo di visite guidate a siti archeologici generalmente chiusi al pubblico, per conoscere luoghi e monumenti minori di Roma e per scoprire storie e personaggi del passato

Il mitreo era formato da un ambiente rettangolare con due podi ed sul fondo aveva una edicola a nicchia del II secolo d.C. Verso l'inizio del III secolo d.C. il mitreo venne trasformato, aumentando lo spazio presente nell'aula mentre l'edicola venne ampliata.

Lungo il muro perimetrale della chiesa sono presenti moltissimi affreschi (Martirologio, 34 riquadri affrescati dal Poma- rancio, da Antonio tempesta e da altri - alcuni ridipinti nel- l'800).

maggiori informazioni è possibile reperirle sui siti wikipedia e romasegreta.

martedì 13 gennaio 2009

Sant'Andrea della Valle

Oggi, giornata della Donazione Sangue e relativa vacanza dall'ufficio.

Programmo due visite: la prima alla basilica di Sant'Andrea della Valle e a seguire al museo di Roma presso Palazzo Braschi.

Iniziamo con la prima visita: ho scelto la Basilica in quanto mi lega sia il nome sia il fatto di essere un fan sfegatato della "Tosca" (opera lirica di Puccini ambientata tra la Basilica e Castel Sant'Angelo).


La chiesa di Sant'Andrea della Valle è stata commissionata da Costanza Piccolomini d'Aragona, duchessa d'Amalfi, agli architetti Giovanni Francesco Grimaldi e Giacomo della Porta.
La posa della prima pietra avviene nel 1591 d.C. ma i lavori proseguono per buona parte del XVII secolo con gli interventi di Carlo Maderno, che nel 1626 disegna la cupola, seconda a Roma in altezza soltanto a quella della Basilica di San Pietro al Vaticano, e quelli sulla facciata in travertino di Carlo Rainaldi nel 1665 d.C.


L'impianto interno si sviluppa in una croce latina con transetto poco pronunciato, navata unica con volta a botte affiancata da una serie di cappelle laterali che ospitano la copia della Pietà di Michelangelo attribuita a Giacomo della Porta ed altre statue di Francesco Mochi, Giulio Tadolini e Antonio Raggi.

Ad ogni angolo della Chiesa si può ammirare un'opera d'arte, una scultura o un dipinto. Passando da una cappella all'alta si scoprono dei capolavori che ti lasciano senza fiato.

Il ricco corredo pittorico è costituito dal ciclo detto della "Gloria del Paradiso" realizzato nel 1625 dal Lanfranco sulle superfici interne della cupola, dagli affreschi del Domenichino nella parte inferiore della cupola e nella volta dell'abside terminati solo tre anni più tardi, dal "Martirio di San Andrea" di Mattia Preti del 1651 e da diversi interventi attribuibili a Giovanni de Vecchi.

Inoltre, la chiesa ospita i monumenti funebri dei Pontefici Enea Silvio Piccolomini, Pio II, e Francesco Tedeschini-Piccolomini, Pio III, trasferiti dal Vaticano.

Per approfondire le notizie su Sant'Andrea della Valle visitate i seguenti link:

lunedì 6 ottobre 2008

La basilica di San Paolo fuori le Mura


Anche questa domenica è stata trascorsa insieme ad amici in un parco. Infatti, con Michele, Maria Luisa, Lucia, Domenico e rispettivi figli ci siamo dati appuntamento al Parco Schuster antistante la Basilica San Paolo.

Il parco non è un granché e devo evidenziare la bruttezza del monumento ai caduti di Nassirya. Non riesco a comprendere come è possibile che le sculture di oggi siano così inespressive e .......così brutte.

Ma parliamo della Basilica, una delle quattro basiliche papali di Roma, la seconda più grande dopo quella di San Pietro in Vaticano, che sorge lungo la Via Ostiense a circa due km fuori dalle mura aureliane (da cui il suo nome) uscendo dalla Porta San Paolo.

La tradizione indica il luogo della Basilica come quello della sepoltura dell'apostolo Paolo (a circa 3 km dal luogo - detto "Tre Fontane" - in cui subì il martirio e fu decapitato). La tomba del santo si trova sotto l'altare maggiore, detto altare papale.

L'intero complesso degli edifici non appartiene alla Repubblica Italiana ma è proprietà extraterritoriale della Santa Sede.

Tutto il terreno era occupato da un vasto cimitero sub divos (sopra terra), in uso costante dal I secolo a.C. al III d.C. ma sporadicamente riutilizzato, soprattutto nei mausolei, fino alla tardoantichità.


Era un cimitero esteso e comprendeva diverse tipologie di tombe, dai colombari di famiglia a piccole cappelle funerarie spesso affrescate e decorate con stucchi. La quasi totalità di quest’area sepolcrale è ancora sepolta (per la gran parte sotto il livello del vicino Tevere), ed è stimata estendersi sotto tutta l'area della basilica e della zona circostante. Una minima ma significativa parte di essa è visibile lungo la Via Ostiense, appena fuori del transetto nord della basilica.

Quindi, i nostri bambini hanno scorrazzato per ben due ore su un cimitero!!


A parte i scherzi per maggiori informazioni sulla basilica vi consiglio la lettura di http://www.romasegreta.it/s.paolo/s.paolofuorilemura.htm

mercoledì 18 giugno 2008

Santo Spirito in Sassia


Negli ultimi giorni ho notato che molte persone sono giunte al mio blog tramite google cercando Santo Spirito in Sassia.
Ho cercato di comprendere il motivo e in rete ho trovato che Santo Spirito in Sassia è una basilica del XII secolo costruita nel sito della schola Sacorum di re Ine del Wessex.

Il re dei Sassoni Ine del Wessex costruì (726/728) nel luogo ove ora si erge la basilica la schola Sacorum, un istituto di accoglienza per i pellegrini sassoni a Roma.

Nel XII secolo venne costruita una chiesa, che prese il nome di Sassia dalla schola.

Nel 1475 la chiesa fu unita al vicino ospedale del Santo Spirito per ordine di papa Sisto IV.

Il sacco di Roma (1527) causò danni alla chiesa, che fu ricostruita (1538-1545) da Antonio da Sangallo il giovane o da Baldassarre Peruzzi. La facciata fu costruita da Ottavio Mascherino, su disegno del Sangallo, nel 1585-1590, per volere di papa Sisto V.
Tra gli affreschi, risalenti al XVI e XVII secolo, vanno ricordati soprattutto i capolavori di Livio Agresti.

Nonostante la chiesa non fosse brutta non riuscivo ancora a capire il motivo del grande interesse concentrato in questi giorni, fino a quando l'altro ieri, facendo zapping, ho visto un servizio sul matrimonio di Briatore - Gregoracci!! Noooooo!

Molti hanno cercato in rete la chiesa della sposalizio e........................

martedì 29 aprile 2008

San Vitale


Molte volte passo con l'autobus per via Nazionale e poco prima del palazzo delle Esposizioni osservo una chiesa che si trova alcuni metri sotto il livello stradale. Preso dalla curiosità mi sono informato.
E' la chiesa di San Vitale, costruita da Leone III, tra l'VIII e il IX secolo, restaurata in età romanica e in gran parte ricostruita dopo il crollo nel 1598 per volere di Clemente VIII. Preziosi i battenti lignei del portale scolpiti agli inizi del seicento. All'interno gli affreschi del transetto raffiguranti Lapidazione e martirio di san Vitale di Agostino Ciampelli.
Nel medioevo da questa chiesa si muoveva la processione delle vedove, ideato da Gregorio Magno. Fino all'ottocento, inoltre, la chiesa effettuava la distribuzione gratuita del pane ai poveri della città.

martedì 18 marzo 2008

Sant'Andrea della Valle

Un'altra settimana un'altra chiesa da commentare: Santa'Andrea della Valle, che si affaccia sull'omonima piazza di Roma.

La nobile Costanza Piccolomini d'Aragona donò, nel 1582, un turrito edificio di proprietà già dei suoi avi ai Chierici Regolari di S.Gaetano da Thiene: dall'unione di questo edificio con le antiche chiesette di S.Sebastiano e di S.Ludovico sorse la grande chiesa di S.Andrea apostolo, protettore di Amalfi, in onore del titolo feudale della famiglia Piccolomini.

L'appellativo "della Valle" deriva dalla vasta depressione della zona (pressappoco dalla chiesa di S.Andrea fino alla chiesa di S.Eustachio), che raccoglieva le acque che scendevano dal Quirinale e dal Pincio e che formavano un grande stagno: tutta la località veniva chiamata "la Valle" e il toponimo rimase nonostante la successiva livellazione.



La chiesa (situata lungo Corso Vittorio Emanuele II, in piazza di S. Andrea della Valle) fu iniziata nel 1591 da Pietro Paolo Olivieri e, dopo mutamenti e indecisioni, affidata al Maderno, che si propose di farne una chiesa rivaleggiante con S.Pietro, a cominciare dalla cupola, che, per bellezza e ampiezza, è seconda soltanto a quella di S.Pietro.
Nel 1665, Rainaldi ne compiva la facciata, ponendovi alcune statue, tra cui quella di S.Sebastiano, per ricordare la preesistente chiesa, e quella dell'angelo che tuttora si vede sulla sinistra, quasi puntellasse la facciata. A quest'angelo è legato un simpatico aneddoto: quando la statua venne innalzata, fu ampiamente criticata. Lo scultore Ercole Ferrata, avendo saputo che anche papa Alessandro VII si era unito alle critiche, esclamò: "Se vuole l'altro angelo, se lo faccia da solo!". Difatti, con una nota di asimmetria, questo rimase solo, senza il corrispondente angelo sul lato destro della facciata.

L'interno della chiesa accoglie le spoglie di Pio II e di Pio III Piccolomini.

Vi è la bellissima Cappella del Barberini, conosciuta anche come la "Cappella della Tosca", per la poetica leggenda, magistralmente musicata dal Puccini, che vuole la celebre cantante e la bellissima marchesa Attavanti prostrate a pregare proprio in questa cappella.


Da vedere anche gli affreschi del Domenichino e di Giovanni Lanfranco, al quale, dopo l'affresco della cupola "Gloria del Paradiso", venne assegnata la maggior parte dell'opera, scatenando la gelosia del Domenichino, che, si dice, tentò persino di ucciderlo.

La cappella Strozzi, con le sue linee michelangiolesche, accoglie le copie di "Lia" e "Rachele", due opere di Michelangelo che si trovano in S.Pietro in Vincoli.

venerdì 22 febbraio 2008

la chiesa di San Crisogono in Trastevere


Laura poco tempo fa mi ha sgridato, a ragione, per non aver ancora parlato della chiesa in cui si è sposata (ero anche invitato!!).

San Crisogono è uno delle più antiche chiese di Roma, essendo il Titulus Chrysogoni incluso nell'elenco dei tituli già nell'elenco del 499.

Sulla struttura costruita tra il 499 e il 521 d.C. il cardinale Giovanni Da Crema nel 1123 fa ricostruire una nuova chiesa che distrusse e interrò la preesistente basilica.
Il primo grande restauro avviene nel 1620-26 su progetto di Giovanni Battista Soria, per volere del cardinale Scipione Borghese, il cui nome campeggia sul fronte e i cui emblemi araldici (aquila e drago alato) si ripetono ovunque. Sotto l'attuale chiesa sono visibili i resti della prima, scoperti nelle indagini archeologiche del 1907 e nei successivi scavi.
L'interno della basilica risale alla ricostruzione del XVII secolo, sebbene molti elementi risalgano alle precedenti chiese.
È presente un pavimento cosmatesco e l'altare principale è pure dell'epoca (1127), mentre il relativo baldacchino è opera (1627 o 1641) di Gian Lorenzo Bernini.

Il soffitto ligneo a cassettoni in stile barocco ospita la copia di un dipinto del Guercino, la Gloria di san Crisogono; l'originale fu venduto ad un compratore inglese nel XIX secolo.

I resti della chiesa di epoca costantiniana sono accessibili dalla sacrestia, e si trovano sopra precedenti case romane di epoca tardo repubblicana.
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San Crisogono (IV secolo), vescovo di Aquileia, è venerato come santo e martire dalla Chiesa cattolica.
Crisogono venne martirizzato sotto l'imperatore romano Diocleziano. Il suo nome si trova nel "Martyrologium Hieronymianum" in due diversi giorni, il 31 maggio e il 24 novembre. Il suo culto si diffuse rapidamente, con un titulus istituito a Roma probabilmente sotto papa Silvestro I (314-335).
Nel VI secolo nacque a Roma una leggenda, forse allo scopo di collegare il martire alla città in cui veniva venerato. Secondo tale leggenda Crisogono era un romano, vicarius Urbis, e maestro di sant'Anastasia. Imprigionato durante una persecuzione, fu poi portato ad Aquileia alla presenza di Diocleziano, che ne ordinò la morte per decapitazione. Il corpo di Crisogono, gettato in mare, fu riportato a riva e trovato dal sacerdote Zoilo, che gli diede sepoltura.

sabato 9 febbraio 2008

Sant'Alessio


Se vi capita di fare una passeggiata sull'Aventino non potete non visitare le due splendite chiese. Sant'Alessio e Santa Sabina.

La prima è antichissima, forse del III o IV secolo. Fu dedicata in origine a S.Bonifacio, il patrizio romano martirizzato a Tarso di Cilicia e il racconto la vuole costruita sulla casa del padre di Alessio, Eufemiano.

L'oratorio, successivamente ingrandito ed elevato a basilica, venne dedicato ai due santi: il nome di Alessio vi comparve associato dopo ben sei secoli. In seguito il nome di Bonifacio cadde ed eponimo della chiesa rimase il solo Alessio.

Nel XII secolo il monastero, ormai abitato dai Benedettini, venne ricostruito dai Crescenzi. Altri restauri interessarono il complesso nel corso dei secoli successivi: nel 1216 da Onorio III, nel 1431 dai Gerolimini, alla fine del Cinquecento quando papa Sisto V elevò la chiesa a titolo cardinalizio, nel Seicento dal cardinale Guido di Bagno ed infine nel 1750 dal cardinale Andrea Querini che commissionò a Tommaso de Marchis l'ampliamento del convento e la nuova facciata della chiesa.

Il portico presenta eleganti colonne inserite nei pilastri con un timpano situato sopra il fornice centrale maggiore; il piano superiore è costituito da cinque finestre alternate da lesene con capitelli corinzi, sopra il quale corre una balaustra con vasi marmorei.

Nell'abside possiamo ammirare 2 delle 19 colonne che ornavano l'antica chiesa del Duecento e che oggi incorniciano l'iscrizione che ricorda le reliquie dei Ss.Bonifacio e Alessio. La cripta conserva invece le spoglie di S.Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury, e una colonna tradizionalmente ritenuta quella sulla quale fu martirizzato S.Sebastiano.

Molto bello il chiostro realizzato nel corso del Cinquecento, a pianta rettangolare con sette arcate nei lati lunghi e sei nei lati corti con un pozzo ottagonale del 1570 al centro: notare il pesante coperchio in legno consumato dalle mani dei fedeli perchè ritenuto il pozzo al quale attingeva il santo durante la sua permanenza finale nella casa.

Questo aspetto ci introduce alla nota leggenda secondo la quale S.Alessio, contrario alle nozze volute dal padre, il senatore Eufemiano, fuggì dal palazzo che sorgeva dove oggi è la chiesa e visse in esilio, in Siria, ben 17 anni. Tornato alla propria dimora povero ed invecchiato, non fu riconosciuto da nessuno ed il padre, credendolo un povero pellegrino, gli concesse alloggio in un sottoscala dove Alessio visse i restanti giorni della sua vita: nel momento stesso in cui morì, tutte le campane di Roma suonarono miracolosamente da sole.

giovedì 31 gennaio 2008

Santa Francesca Romana






Angela mi ha chiesto qualche notizia sulle chiese medievali di Roma e non potevo non accontentarla.
Ho scelto Santa Francesca Romana per due motivi: era una delle chiese selezionate per il mio matrimonio e si trova nel cuore della Roma antica
La chiesa venne costruita nel IX secolo per volere di papa Paolo I, su di un pre-esistente oratorio. La sua denominazione originaria è S.Maria Nova, ma tutti la conoscono con il nome della veneratissima santa romana; come i SS. Cosma e Damiano, un tempo vi si accedeva dalla via Sacra, adesso è raggiungibile dal Clivio di Venere e Roma, all'angolo tra via dei fori imperiali e piazza del Colosseo.
Sorge al sommo della collinetta della Velia, tagliata in due dall'apertura di Via dei fori imperiali, ed in origine fu dedicata agli apostoli Pietro e Paolo poichè qui, secondo la leggenda, sarebbe precipitato Simon Mago. Secondo la leggenda, quest'ultimo avrebbe voluto dimostrare di possedere poteri superiori a quelli di san Pietro e di san Paolo, avrebbe levitato davanti ai due santi, i quali sarebbero caduti in ginocchio a pregare, causando la caduta e morte di Simone.
La lastra di marmo recante le impronte delle ginocchia dei due apostoli è murata nella parete sud della chiesa.
Nel X secolo sostituì la vicina S. Maria Antiqua, da cui il titolo di S. Maria Nova.
A metà del XII secolo fu ricostruita nell'aspetto attuale, con l'annesso convento di Monaci Olivetani che oggi vi risiedono. Nel 1425 vi fece l'oblazione santa Francesca Romana con le sue prime compagne, e vi fu poi seppellita, da cui la denominazione con la quale è conosciuta. Nel secolo XVII la chiesa subì profondi restauri, tra cui l'erezione della facciata attuale, opera di Carlo Lombardi (1615).
La chiesa, con il suo complesso conventuale, occupa parte dell'area del tempio di Venere e Roma, eretto dall' imperatore Adriano, che era costituito da due celle absidali contrapposte, quella della dea Roma ancora visibile all'interno del convento degli Olivetani. Il monastero, dal lato verso via dei fori imperiali, conserva l'aspetto medievale, con tratti di muratura di diversi periodi e da questo lato si ha la miglior vista del bellissimo campanile romanico, risalente ad Alessandro III (1159-1181), che conserva ancora molte delle croci in porfido e dischi policromi di maiolica, di origine araba, che lo facevano risplendere a distanza, come molti altri della città.
Dal lato verso il palatino, invece, il convento è una ricostruzione operata in stile neoclassico da Giuseppe Valadier nel 1816, demolendo tra l'altro una torre medievale che si appoggiava all'arco di Tito (dal Valadier ricostruito, più che restaurato).
Interessanti le opere conservate nella sagrestia tra cui soprattutto l'immagine della Vergine Glykophilousa, preziosissima icona risalente al VI o forse addirittura al V secolo; ritrovata nel 1949 sotto l'immagine dell'altar maggiore durante un restauro e probabilmente proveniente dalla chiesa palatina di S. Maria Antiqua. Inoltre è possibile ammirare altri quadri notevoli, tra cui la Madonna in trono e santi di Girolamo da Cremona (1523), il Ritratto di Paolo III, probabilmente di Perin del Vaga, il Miracolo di San Benedetto, di Pierre Subleyras (1744). La parte ottocentesca del convento ospita oggi l'Antiquarium del Foro Romano, e vi si può vedere un bel chiostro del Quattrocento

Spero di aver esaudito la richiesta di Angela, che saluto di cuore!

mercoledì 19 dicembre 2007

San Pietro in Montorio



Inizio da oggi a descrivere le chiese di Roma e non potevo esimermi da cominciare con S.Pietro in Montorio, sulla collina del Gianicolo, in cui mi sono sposato ben 11 (undici) anni fa.
Secondo la tradizione, la chiesa sorge sul luogo dove l'apostolo Pietro fu crocifisso sulla croce capovolta a testa in giù, sebbene la storia ritenga che il martirio di S.Pietro sia avvenuto nel circo di Caligola e Nerone nell'ager Vaticanus (corrispondente all'attuale fianco sinistro della basilica Vaticana).
L'appellativo "Montorio" è corruzione di Mons aureus o "Monte d'oro", per la marna gialla che compone la collina e che era detta anche "mica aurea".
La chiesa fu eretta (architetto Pontelli) inizialmente per munificenza del re di Francia Luigi XI e, successivamente, ad opera dei reali di Spagna Ferdinando V ed Isabella di Castiglia, per essere consacrata il 6 giugno 1500.
La chiesa attualmente presenta un'elegante facciata a timpano a due ordini con rosone gotico, preceduta da una doppia rampa di scale che conduce al bellissimo portale ligneo (il giorno del matrimonio mia madre disse: la chiesa è bellina ma quel vecchio portone non si può proprio vedere !).
All'interno sono conservate notevoli opere d'arte di Daniele da Volterra, di Giorgio Vasari, di Sebastiano del Piombo e di Gian Lorenzo Bernini. Sotto l'altare maggiore, non ricordata da alcuna lapide come avveniva per tutti i giustiziati, è sepolta Beatrice Cenci.


Alla destra della chiesa, attraverso un cortiletto si accede al chiostro dove, al centro, si innalza il bellissimo Tempietto del Bramante sorto proprio sul luogo dove la leggenda vuole che sia stato crocifisso S.Pietro: difatti, nella cappella sotterranea si può vedere il foro nel quale sarebbe stata piantata la croce del martirio e inoltre, sull'altare, una statua di S.Pietro del Cinquecento opera di allievi del Bernini. La forma circolare del Tempietto riecheggia quella dei martyria cristiani, le cappelle dedicate al culto dei martiri.
San Pietro in Montorio
The church of San Pietro in Montorio was built on the site of an earlier ninth-century church dedicated to St. Peter on Rome's Janiculum hill. Commissioned by Ferdinand and Isabella of Spain, it marks a traditional location of St. Peter's crucifixion. The appellative "Montorio" is corruption of Mons aureus or "gold Mountain", for the yellow marna that composes the hill.
Currently the church introduces an elegant eardrum façade to two orders with Gothic rose window, preceded by a double ramp of staircases that conducts to the beautiful wooden portal. The church is decorated with artworks by prominent sixteenth and seventeenth-century masters.
To the right of the church, through a cortiletto it is accessed the cloister where, to the center, the beautiful Tempietto of San Pietro in Montorio is a small commemorative martyrium built by Donato Bramante, possibly as early as 1502, in the courtyard of San Pietro in Montorio. It is considered a masterpiece of High Renaissance architecture.

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