Visualizzazione post con etichetta calendario. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta calendario. Mostra tutti i post

lunedì 4 gennaio 2010

Il calendario romano

Ogni inizio anno colgo l'occasione per ricordare che i Romani usavano originariamente un calendario lunare in cui il mese corrispondeva ad una lunazione.
Le Calende erano il novilunio e le Idi corrispondevano al plenilunio. Le None era una data intermedia tra le Calende e le Idi: erano il nono giorno prima delle Idi.
Romolo stabilì che l'anno avesse 10 mesi, ma Numa Pompilio lo portò a 12 mesi per farlo coincidere con l'anno solare (aggiunse gennaio e febbraio).
Nel 46 a.C. Giulio Cesare riformò il calendario su base solare. L'anno venne fissato in 365 giorni e si introdussero i giorni bisestili con cadenza quadriennale. Il calendario giuliano è alla base di quello attualmente in uso.
Nel 1582 papa Gregorio XIII apportò alcune correzioni per cui il nostro calendario è chiamato gregoriano. Gli anni venivano contati ab Urbe condita, ossia a partire dalla fondazione di Roma, 753 a.C.
L'inizio dell'anno originariamente era fissato a marzo. Dal 153 a.C. venne portato a gennaio.
Nel 44 a.C. il Senato romano, su proposta di Marco Antonio cambiò il nome di Quinctilis in Iulius, in onore di Giulio Cesare. Nell'8 d.C. il mese di Sextilis venne chiamato Augustus in onore di Cesare Ottaviano Augusto. La durata dei mesi oscillò intorno ai 30 giorni.
L'ultima correzione venne apportata da Ottaviano che allungò di un giorno il mese di Agosto per farlo uguale a Luglio.
La settimana
I Romani avevano inizialmente una periodicità scandita su una base di otto giorni: la nundina.
Il nome derivava dal modo di contare che includeva sia il giorno di partenza che il giorno di arrivo. Fu Costantino, nel IV secolo d.C., ad introdurre la settimana, di origine orientale, facendo un compromesso tra mondo pagano e mondo cristiano.
La durata di 7 giorni corrispondeva alle attese dei cristiani che ottenevano l'ufficializzazione della settimana ebraica, mentre ai giorni venivano dati i nomi degli dei pagani. I cristiani affiancarono alla denominazione ufficiale dei giorni delle denominazioni loro proprie, in particolare per il sabato e la domenica.
I giorni
I Romani contavano i giorni non in riferimento al mese, ma in riferimento alle Calende, alle None e alle Idi. Si contavano quanti giorni mancavano alla solennità successiva tenendo conto sia del giorno di partenza che del giorno di arrivo. Invece di dire "il 12 di marzo" dicevano "mancano quattro giorni alle Idi di marzo", ossia al plenilunio.
Questo computo derivava dal calendario lunare dove si era soliti dire quanti giorni mancavano alla luna piena piuttosto che dire quanti giorni erano passati dall'ultima luna piena.
Qualità dei giorni
I Romani qualificavano i giorni in funzione delle attività religiose e civili che potevano essere svolte.
Tipo Significato Note
F - Dies fastus - Giorno in cui le azioni legali erano permesse
N - Dies nefastus - Giorno in cui le azioni legali non erano permesse
EN - Dies intercisus, endotercisus - Giorni nefasti all'inizio e alla fine, ma fasti in mezzo
C - Dies comitialis - Giorni in cui si potevano tenere i Comizi ossia le assemblee pubbliche
NP - Festa religiosa pubblica
FP - Festa religiosa pubblica
per un approfondimento sul calendario visitate http://www.maat.it/

mercoledì 15 aprile 2009

Festa di Fordicidia


Con questa festa, che si celebrava il 15 aprile, inizia una serie di cerimonie agricole di grande importanza, intese a invocare la natura propizia e gli dei favorevoli allo svolgersi della produzione.

Nel giorno delle Fordicidia, sacrificio in onore di Tellus ("terra") per la fertilità del bestiame, si uccidono (caedo) alcune vacche gravide (fordae).

La cerimonia ha luogo sia nel tempio di Giove sul Campidoglio sia presso le singole curie, in ognuna delle quali c'è un tempio di Vesta.

Le Vestali estraggono i feti dalle vacche e ne bruciano le interiora. Le ceneri del sacrificio vengono conservate per le Palilia del 21 aprile, insieme al sangue del cavallo immolato a Marte nelle Idi di ottobre.

Secondo alla leggenda il rito è legato a Numa Pompilio e quindi ancora ai primi passi di Roma.

Si narra che il re avesse interpellato gli dei chiedendo loro aiuto per via di un maleficio che stava distruggendo i raccolti e facendo abortire tutte le vacche.

L'oracolo di Fauno gli consiglia di placare Tellus (Terra) sacrificandole due animali ma di ucciderne uno solo.

Numa risolve l'enigma sacrificando una vacca incinta, da cui il nome Fordicidia che significa "uccisione delle fordae".

Il rito viene perpetrato nel tempo e durante la festa, dopo l'uccisione della vacca incinta, il vitellino sacrificato prima ancora della nascita viene estratto dal cadavere della madre perché ne possano essere esaminate le viscere dalle quale gli auguri traggono i loro auspici.

Dopo essere state interpretate, le viscere vengono bruciate e le loro ceneri conservate fino alle feste di Pales, dea della pastorizia la cui ricorrenza cade il 21 aprile, lo stesso giorno dell'anniversario della fondazione di Roma.

domenica 22 marzo 2009

Tubilustrium

Il Tubilustrium era una festività romana, consistente in una cerimonia eseguita il 23 marzo e il 23 maggio, con la quale si inaugurava la stagione dedicata alle campagne militari. La cerimonia consisteva nel lavaggio sacro (lustrium) delle trombe da guerra (tubae).
La cerimonia era tenuta il 23 marzo, nell'ultimo giorno dei Quinquatria.
Il lavacro avveniva nell'Atrium sutorium, la sede della congregazione dei calzolai, e veniva accompagnato da sacrifici e giochi; i Salii, i sacerdoti del culto di Marte, giravano per la città danzando.
La celebrazione del tubilustrium avveniva all'inizio della primavera, in quanto la preparazione rituale degli strumenti militari ricordava l'inizio del periodo in cui in antichità venivano combattute le guerre.

venerdì 20 marzo 2009

Quinquatrus Maiores

Il 19 marzo oltre ad essere la festa del papà (per me molto importante) è anche un giorno importante per questo blog!
Infatti il 19 marzo è il giorno natale della dea Minerva, e i Quinquatrus Maiores si protaevano fino al 23 marzo.
Oltre ad essere le feste in onore della dea Minerva, si celebrava anche la ripresa della stagione militare (purificazione dell'esercito prima della campagna militare). La festa deriva il suo nome, secondo Varrone, dal fatto di cadere il quinto giorno dopo le Idi: sarebbe la sopravvivenza di una numerazione dei giorni dalle Idi alle Calende non regressiva, come sarà in seguito, bensì progressiva.
Per Ovidio invece, la festa si chiama così, perché dura cinque giorni.
Minerva presiede all'attività intellettuale in genere, specialmente quella che riguarda la scuola e l'insegnamento: in questi giorni cadono le "vacanze scolastiche" romane. I precettori usano fare un dono agli allievi, chiamato Minervale.
Auguri Minerva!!

domenica 15 marzo 2009

Le idi di marzo

Il 15 marzo (le Idi, giorno in cui anticamente si faceva cadere la luna piena) a Roma si celebrava la festa in onore di Anna Perenna, antica divinità romana.
Il culto si svolgeva sulla via Flaminia in un bosco poco lontano da Roma. Una scampagnata con canti e giochi. Secondo Macrobius era la dea dell'anno nuovo, che fino al 153 a.C. iniziava in marzo.

Nello stesso giorno veniva celebrata la festa in onore di Attis, antica divinità frigia della vegetazione connessa con Cybele, la Grande Madre Cibele.
Cominciava la preparazione al ciclo della morte e resurrezione di Attis. Dopo sette giorni di digiuno e astinenza iniziavano le Hilaria, ciclo di morte e resurrezione, che si svolgeva in primavera, in occasione dell'equinozio, dal 22 al 27 marzo ed era dedicata ad Attis e Cybele, la Magna Mater, entrambe divinità frigie della vegetazione.

Per la storia le Idi ci ricordano l'evento più importante: nel 44 a.C. Giulio Cesare venne ucciso durante una seduta del Senato di Roma.
Fu assassinato dai nemici a cui aveva concesso la sua clemenza, dagli amici a cui aveva concesso onori e gloria, da coloro che aveva nominato eredi nel suo testamento.
Il popolo di Roma lo pianse.
Di Cesare fu scritto:
"Così egli operò e creò, come mai nessun altro mortale prima e dopo di lui, e come operatore e creatore Cesare vive ancora, dopo tanti secoli, nel pensiero delle nazioni, il primo e veramente unico imperatore" (Th. Mommsen, Storia di Roma antica - Libro V - Cap. XI)

.

lunedì 23 febbraio 2009

Regifugium

Dopo i festeggiamenti per il compleanno di Lia ritorniamo alle feste dell'antica Roma.
Il 24 febbraio si commemorava il Regifugium.
Questa oscura cerimonia risulta già inspiegabile per gli scrittori latini del I sec. a. C. e consiste in un rito celebrato davanti al Comizio, concluso il quale il rex sacrorum fugge precipitosamente dal Foro.
Il rex sacrorum è il sacerdote, soggetto al Pontefice, che, dopo la fine della monarchia, assume le funzioni religiose che prima erano del monarca.
Ovidio la collega alla cacciata di Tarquinio il Superbo; ma la maggioranza delle fonti tramanda che la cerimonia segnava la fine dell'anno o, perlomeno, la sospensione delle attività del rex sacrorum fino alle Calende di marzo.

ante diem VI Kalendas Martias

sabato 3 gennaio 2009

I Compitalia


Oggi, 3 gennaio, o meglio, come dicevano i Romani ante diem III Nonas Ianuarias (tre giorni alle none di gennaio) si celebrava la festa in onore dei Lares, divinità protettrici della famiglia, costituita da liberi e da schiavi.

I Compitalia (dal latino Ludi Compitalicii) era una festività tradizionale della religione romana, celebrata una volta all'anno in onore dei "Lari Compitales" (i Lari degli incroci), divinità protettrici della famiglia e degli incroci stradali, ai quali venivano elevati dei tempietti laddove si andavano a incrociare delle strade.
La parola deriva dal latino compitum ovvero "bivio" o "crocicchio", ed era utilizza per indicare il tempietto posto agli incroci.

I sacrifici consistevano in dolci di miele che venivano offerti in ogni casa e il Compitalia veniva celebrato alcuni giorni dopo i Saturnali con grande splendore e che gli schiavi in questa occasione erano liberi da qualunque impegno verso i loro padroni.
Durante la celebrazione della festività ogni famiglia appendeva al portone della propria casa, una statuetta della dea Mania (Nella mitologia romana era la dea della morte, era stata presa in prestito dalla mitologia etrusca) e altre figure fabbricate con la lana rappresentanti uomini e donne, accompagnante da richieste e protezioni ai Lari. Per quanto riguarda gli schiavi anziché figure di uomini, appendevano sfere o i panni morbidi di lana.

Le figure che presiedevano la festività erano i Magistri vici, che in quell'occasione indossavano la toga praetexta.

Durante il periodo repubblicano alla festività furono aggiunti dei giochi pubblici, che tuttavia furono soppressi per ordine del senato nel 68 a.C..

Durante le guerre civili la festività cadde in disuso e venne ristabilita dall'imperatore Augusto, il quale, in qualità di pater patriea, sostituì il vecchio culto dei Lari con Lare dell'imperatore che divenne la divinità protettrice di tutto il popolo.

Quinto Orazio Flacco ci dice che Augusto fece porre i Lari o i Penati dove due o più strade si incrociavano, inoltre fece istituire un ordine di presbiteri per assistere il culto; questi uomini venivano scelti fra i liberti e vennero denominati Augustales.

Il compitalia faceva parte delle feriae conceptivae, cioè alle festività ufficiali che venivano indicate annualmente dai magistrati o dai priori.

Le parole esatte con cui la festività veniva annunciata ci sono state riportate sono :“Die noni popolo romano quiritibus compitalia erunt").

-------
Saturni dies
ante diem III Nonas Ianuarias Anno MMDCCLXII a.U.c.
C
Comitialis

giovedì 1 gennaio 2009

primo gennaio 2009



Auguri a tutti per il primo gennaio 2009.

Colgo l'occasione per ricordare che i Romani usavano originariamente un calendario lunare in cui il mese corrispondeva ad una lunazione.

Le Calende erano il novilunio e le Idi corrispondevano al plenilunio. Le None era una data intermedia tra le Calende e le Idi: erano il nono giorno prima delle Idi.
Romolo stabilì che l'anno avesse 10 mesi, ma Numa Pompilio lo portò a 12 mesi per farlo coincidere con l'anno solare (aggiunse gennaio e febbraio).
Nel 46 a.C. Giulio Cesare riformò il calendario su base solare. L'anno venne fissato in 365 giorni e si introdussero i giorni bisestili con cadenza quadriennale. Il calendario giuliano è alla base di quello attualmente in uso. Nel 1582 papa Gregorio XIII apportò alcune correzioni per cui il nostro calendario è chiamato gregoriano.
Gli anni venivano contati ab Urbe condita, ossia a partire dalla fondazione di Roma, 753 a.C.

L'inizio dell'anno originariamente era fissato a marzo. Dal 153 a.C. venne portato a gennaio.
Nel 44 a.C. il Senato romano, su proposta di Marco Antonio cambiò il nome di Quinctilis in Iulius, in onore di Giulio Cesare.
Nell'8 d.C. il mese di Sextilis venne chiamato Augustus in onore di Cesare Ottaviano Augusto.
La durata dei mesi oscillò intorno ai 30 giorni.

L'ultima correzione venne apportata da Ottaviano che allungò di un giorno il mese di Agosto per farlo uguale a Luglio.

La settimana
I Romani avevano inizialmente una periodicità scandita su una base di otto giorni: la nundina. Il nome derivava dal modo di contare che includeva sia il giorno di partenza che il giorno di arrivo.
Fu Costantino, nel IV secolo d.C., ad introdurre la settimana, di origine orientale, facendo un compromesso tra mondo pagano e mondo cristiano. La durata di 7 giorni corrispondeva alle attese dei cristiani che ottenevano l'ufficializzazione della settimana ebraica, mentre ai giorni venivano dati i nomi degli dei pagani. I cristiani affiancarono alla denominazione ufficiale dei giorni delle denominazioni loro proprie, in particolare per il sabato e la domenica.

I giorni
I Romani contavano i giorni non in riferimento al mese, ma in riferimento alle Calende, alle None e alle Idi. Si contavano quanti giorni mancavano alla solennità successiva tenendo conto sia del giorno di partenza che del giorno di arrivo.
Invece di dire "il 12 di marzo" dicevano "mancano quattro giorni alle Idi di marzo", ossia al plenilunio. Questo computo derivava dal calendario lunare dove si era soliti dire quanti giorni mancavano alla luna piena piuttosto che dire quanti giorni erano passati dall'ultima luna piena.
Qualità dei giorni
I Romani qualificavano i giorni in funzione delle attività religiose e civili che potevano essere svolte.
Tipo Significato Note
F - Dies fastus - Giorno in cui le azioni legali erano permesse
N - Dies nefastus - Giorno in cui le azioni legali non erano permesse
EN - Dies intercisus, endotercisus - Giorni nefasti all'inizio e alla fine, ma fasti in mezzo
C - Dies comitialis - Giorni in cui si potevano tenere i Comizi ossia le assemblee pubbliche
NP - Festa religiosa pubblica
FP - Festa religiosa pubblica

Per esempio i romani avrebbero indicato il primo gennaio 2009 in questo modo:

A ( lettera del giorno della "settimana" di lettere daala A alla H, cosiddette lettere nundinae)
Fas (dies fasti, giorni in cui si potevano celebrare i processi)
Kalendis Ianuariis
MMDCCLXI a.U.c.

Oggi poi ci sarebbero state due feste nell'Urbe


Aesculapius dies (Festa celebrata il primo gennaio in onore di Aesculapius, dio della medicina. Dal 291 a.C. aveva un tempio sull'isola Tiberina).


Ianus dies (dio del passaggio da uno stato all'altro). Ianua significa porta e ianus passaggio. Ianus viene raffigurato con due volti contrapposti.


per un approfondimento sul calendario visitate http://www.maat.it/


martedì 23 dicembre 2008

Da dove deriva il Natale?


Ci avviciniamo al Natale e mi è venuta la curiosità di vedere da dove proviene questa festa.

Per prima cosa il nome natale deriva dal latino Natalis dies ed è il nome con cui nella religione romana si indica il giorno di inizio di un evento importante e la sua ricorrenza: la nascita di un individuo e il suo compleanno, la fondazione di una città e il suo anniversario, la dedica di un luogo sacro e la sua ricorrenza, l'inizio del regno di un sovrano e la ricorrenza della sua ascesa al trono.

Nel giorno natalizio si svolgevano feste private in occasione dei compleanni dei privati cittadini e feste pubbliche in occasione del natale di imperatori e divinità. Anche il natale di Roma era ovviamente una solennità pubblica e coincideva con l'antica festa dei Parilia.

Il natale romano più famoso è però quello del Sole Invitto, il dies Natalis Solis Invicti, sul quale si sovrappose il natale cristiano prendendone anche il nome.

Sol Invictus ("Sole invitto") o, per esteso, Deus Sol Invictus ("Dio Sole invitto") era un appellativo religioso usato per tre diverse divinità nel tardo Impero romano, Eliogabalo, Mitra, e Sol. Al contrario del precedente culto agreste di Sol Indiges ("Sole nativo" o "Sole invocato" - l'etimologia ed il significato del termine indiges sono dubbie), il titolo Deus Sol Invictus fu formato per analogia con la titolatura imperiale Pius, Felix, Invictus (Devoto, Fortunato, Invitto).

Secondo i cristiani il simbolismo solare per indicare Cristo è ben radicato nella Bibbia. I libri profetici della Bibbia giudaica si concludevano proprio con l'aspettativa di un sole di giustizia:
« la mia giustizia sorgerà come un sole e i suoi raggi porteranno la guarigione...il giorno in cui io manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi... »
(Libro di Malachia, 3, 20-21)

L'annuncio dell'arrivo di un sole di giustizia proprio nelle ultime frasi del libro che concludeva la Bibbia ebraica è stata interpretata dai cristiani, ma ovviamente non dagli ebrei, come un annuncio profetico della nascita di Gesù.

Questa interpretazione è implicita già nel primo capitolo del vangelo di Luca (vv. 78-79), in cui San Zaccaria, quando preannuncia che Giovanni Battista andrà "dinanzi al Signore a preparargli la via", profetizza che la misericordia di Dio "ci verrà incontro dall'alto come luce che sorge" ed infatti nel capitolo successivo Gesù è presentato come "luce per illuminare le nazioni" (cfr. Lc., 2, 32). Il simbolismo solare, inoltre, ricorda sia la Trasfigurazione, durante la quale il volto di Cristo splendeva come il sole (Mt 17, 2), sia soprattutto la Resurrezione.

L'iconografia cristiana delle origini utilizzò sistematicamente temi iconografici pagani e, in particolare, adottò anche attributi solari per alludere a Cristo come la corona radiata del Sol Invictus o, in alcuni casi, il carro solare. Anche gli edifici sacri erano anticamente orientati verso Est, punto dove il sole sorge (invitto dopo la lotta contro le tenebre) e sale nel cielo.

Il monogramma IHS sormontato da una croce e posto dentro una razza fiammante è uno dei più comuni cristogrammi. Gli ostensori, che avevano inizialmente una forma di teca (ostensori architettonici) hanno per lo più la forma di disco solare. La razza (o raggera) fiammante è considerata uno dei simboli più tipici del sole. Sol Invicuts è stato adottato dalla Chiesa di Roma come una prova dell'identità tra Cristo e Apollo-Helios in un mausoleo scoperto sotto la Basilica di San Pietro e datato circa al 250.

Molto prima che la Eliogabalo e i suoi successori diffondessero a Roma il culto siriaco del Sol invictus molti ritenevano che i cristiani adorassero il sole:
« Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo » ( Adriano)
« …molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia »
(Tertulliano, Ad nationes, apologeticum, de testimonio animae)

Questa confusione era senz'altro favorita soprattutto dall'abitudine (molto logica) di festeggiare la resurrezione di Gesù proprio nel giorno dedicato al sole:
La decisione di celebrare la nascita di Cristo in coincidenza col solstizio d'inverno ha dato origine a molte controversie, dato che i Vangeli non esprimono la data in modo chiaro. Benché la scelta del 25 dicembre sia testimoniata già nel 243, altre tradizioni erano seguite in diversi luoghi. La scelta del 25 dicembre, quindi, fu stabilita in buona parte per motivi "politici" in modo da sovrapporsi al culto del Sol invictus, anche se recenti scoperte consentirebbero di dimostrare che la data di nascita di Gesù sarebbe proprio quella tradizionale.

La confusione fra i culti continuò per alcuni secoli. Ancora ottanta anni dopo l'editto di Teodosio, che proibiva i culti diversi dal cristianesimo, nel 460, il papa Leone I sconsolato scriveva:
« È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei. »
(Papa Leone I, 7° sermone tenuto nel Natale del 460 – XXVII-4)

La sovrapposizione fra culto solare e culto cristiano ha dato origine a molte controversie, tanto che alcuni hanno sostenuto che il cristianesimo sia stato pesantemente influenzato dal mitraismo e dal culto del Sol invictus o addirittura trovi in essi la sua radice vera.

venerdì 4 aprile 2008

5 aprile

Nonis Aprilibus (None di Aprile)

Ludi Megalenses II die
Si svolgevano dal 4 al 10 aprile in onore della dea Cybele, Magna Mater, in greco Megàle Mèter. La statua della dea era stata portata a Roma, con il permesso del re Attalo di Pergamo, da Pessinunte, in Frigia, nel 204 a.C. in occasione della seconda guerra punica per impetrare la protezione della potente dea contro Annibale. L'inizio dei Ludi coincideva con la data di arrivo a Roma della statua. I Ludi erano organizzati dagli aediles curules ossia da magistrati patrizi. Dal 194 a.C. vennero fatte anche rappresentazioni sceniche.

Templum Fortunae Publicae Citerior in Colle
Festa celebrata il 5 aprile in onore di Fortuna Publica Citerior in Colle, ossia sul Quirinalis. Si ricordava la dedicatio del tempio.

mercoledì 19 marzo 2008

Almanacco del 19 marzo

Oggi secondo il calendario romano sarebbe "ante diem XIV Kalendas Apriles" (quattordici giorni prima l'inizio di Aprile), Mercuri Dies dell'anno MMDCCLXI Ab Urbe Condita (2761 anni dalla fondazione di Roma).

Si festeggerebbe:
Quinquatrus Maiores
Feste celebrate da oggi , giorno natale della dea Minerva, al 23 marzo

Armilustrium
Festa celebrata oggi e il 19 ottobre in onore del dio Mars, ossia Marte. Durante la festa avveniva la consacrazione e la purificazione delle armi.

domenica 24 febbraio 2008

festa Regifugium

Il 24 febbraio nel calendario romano era la festa Regifugium e si commemorava la fuga dell'ultimo re di Roma Tarquinius Superbus.
Questa oscura cerimonia risulta già inspiegabile per gli scrittori latini del I sec. a. C. consisteva in un rito celebrato davanti al Comizio, concluso il quale il rex sacrorum fugge precipitosamente dal Foro.
Il rex sacrorum è il sacerdote, soggetto al Pontefice, che, dopo la fine della monarchia, assume le funzioni religiose che prima erano del monarca.
Secondo Ovidio questo rito è un ricordo della mitica cacciata del re Tarquinio il Superbo, in seguito alla quale (nel 509 a. C. secondo la tradizione) ebbe inizio la repubblica romana.
-----
During the late republic, the Fugalia, or Regifugium (February 24), was regarded as a kind of Independence Day, celebrating the expulsion of the last king from Rome and the beginning of the republic. However, the origin of this festival is likely something different. After the expulsion of Tarquinius Superbus in 510 BC, the office of Rex Sacrorum was created to continue the religious duties of the kings

mercoledì 20 febbraio 2008

La festa dei Feralia

Il 13 febbraio cominciava la serie di nove giorni dedicati ai morti e che comprendeva le feste Parentalia (feste funebri per i parenti defunti), le Feralia (feste per i defunti in genere).
Il giorno delle Feralia (21 febbraio) è il momento più solenne di tutta la celebrazione; secondo Varrone il nome deriva da inferi "morti" e ferre "portare", perché in quel giorno si portavano cibi rituali alle tombe dei morti.
Diversa l'etimologia proposta da Festo, secondo il quale la parola significherebbe "ferire le vittime", anche se pare che in questa festa non siano previsti sacrifici del genere e Ovidio parla solo di semplici offerte di sale e vino che ciascuno fa sul sepolcro di famiglia, perché "parva petunt Manes".
In questi giorni i riti sono celebrati tra parenti e sono interdette tutte le normali attività della vita quotidiana (cessano gli affari, non ci si può sposare, i templi sono chiusi). Si tratterebbe di nove giorni, perché nove sono anche i giorni che intercorrono ordinariamente tra la morte e la sepoltura. I riti per i morti risalirebbero a Enea, personaggio particolarmente devoto nei confronti dei genitori.

venerdì 15 febbraio 2008

La festa dei Lupercali

Il 15 febbraio, a Roma venivano inaugurati i "Lupercali", le festività in onore del Dio Luperco.
Secondo la tradizione, egli sorvegliava le greggi e le proteggeva dall'assalto dei lupi. Il culto di Luperco era molto importante ed i suoi sacerdoti, i luperci, godevano di un gran prestigio. Difatti, erano ammessi al sacerdozio in onore del dio soltanto i membri delle famiglie più importanti della città.

I Lupercali si tenevano nei dintorni della grotta sacra a Luperco, che si trova ai piedi del Palatino, la grotta in cui secondo la leggenda una lupa trovò ed allattò i gemelli Romolo e Remo. La festa era celebrata da giovani sacerdoti chiamati Luperci, seminudi con le membra spalmate di grasso e una maschera di fango sulla faccia; soltanto intorno alle anche portavano una pelle di capra ricavata dalle vittime sacrificate nel Lupercale.
I Luperci, diretti da un unico magister, erano divisi in due schiere di dodici membri ciascuna chiamate Luperci Fabiani ("dei Fabii") e Luperci Quinziali (Quinctiales, "dei Quinctii"), ai quali per un breve periodo Gaio Giulio Cesare aggiunse una terza schiera chiamata Luperci Iulii, in onore di se stesso.

In età repubblicana i Luperci erano scelti fra i giovani patrizi ma da Augusto in poi la cosa fu ritenuta sconveniente per loro e ne fecero parte solo giovani appartenenti all'ordine equestre.
Plutarco riferisce nella vita di Romolo che il giorno dei Lupercalia, venivano iniziati due nuovi luperci (uno per i Luperci Fabiani e uno per i Luperci Quinziali) nella grotta del Lupercale; dopo il sacrificio di capre e, pare, di un cane, i due nuovi adepti venivano segnati sulla fronte intingendo il coltello sacrificale nel sangue delle capre appena sacrificate. Il sangue veniva quindi asciugato con lana bianca intinta nel latte di capra, al che i due ragazzi dovevano ridere.
Questa cerimonia è stata interpretata come un atto di morte e rinascita rituale, nel quale la "segnatura" con il coltello insanguinato rappresenta la morte della precedente condizione "profana", mentre la pulitura con il latte (nutrimento del neonato) e la risata rappresentano invece la rinascita alla nuova condizione sacerdotale.
Venivano poi fatte loro indossare le pelli delle capre sacrificate, dalle quali venivano tagliate delle strisce, le februa o amiculum Iunonis, da usare come fruste.
Dopo un pasto abbondante, tutti i luperci, compresi i due nuovi iniziati, dovevano poi correre intorno al colle saltando e colpendo con queste fruste sia il suolo per favorirne la fertilità sia chiunque incontrassero, ed in particolare le donne, le quali per ottenere la fecondità in origine offrivano volontariamente il ventre, ma al tempo di Giovenale ai colpi di frusta tendevano semplicemente le palme delle mani. In questa seconda parte della festa i luperci erano essi stessi contemporaneamente capri e lupi: erano capri quando infondevano la fertilità dell'animale (considerato sessualmente potente) alla terra e alle donne attraverso la frusta, mentre erano lupi nel loro percorso intorno al Palatino.
Secondo Dumézil, i Lupercali avrebbero avuto in origine anche la funzione di conferma della regalità adducendo come indizi alcuni passi compiuti da Cesare nel suo piano di restaurazione della monarchia a Roma. Egli infatti istituì una terza schiera di Luperci che intitolò a sé stesso (i Luperci Iulii)e inscenò un tentativo di incoronazione durante i Lupercali dell'anno 44 a.C., facendosi offrire una corona intrecciata d'alloro da Marco Antonio che era uno dei Luperci; viste le reazioni del pubblico, Cesare rifiutò la corona e la fece portare come offerta al tempio di Giove in Campidoglio.

giovedì 14 febbraio 2008

la festa dei Parentalia

La festa veniva celebrata per nove giorni a partire dal 13 febbraio. Si concludeva il 21 febbraio con la cerimonia dei Feralia. Le celebrazioni erano in onore dei defunti. I templi erano chiusi. I matrimoni non venivano celebrati. Parentes significa “gli antenati, gli avi”. Venivano offerte corone di fiori ai defunti.

venerdì 1 febbraio 2008

1 febbraio

Veneris dies

Nefas

(Dies nefastus - Giorno in cui le azioni legali non erano permesse)


Kalendis Februariis

(Febbraio era dedicato al dio Februus, identificato con Lupercus, Faunus e tardivamente con Dis Pater, il dio del regno dei morti. Nel corso del mese avvenivano le Februa, le Purificazioni)

Templum Iunonis Sospitae Matris Reginae

(Festa celebrata in onore di Iuno Sospes Mater Regina, Giunone Salvatrice Madre Regina, divinità proveniente da Lanuvio. Il culto venne importato a Roma nel 338 a.C. quando venne concessa la cittadinanza ai Lanuvini. Il tempio nel Forum Olitorium venne costruito nel 194 a.C. Era stato promesso da Caius Cornelius Cetegus nel 197 a.C. durante la guerra celtica).

mercoledì 30 gennaio 2008

30 gennaio

ANNO MMDCCLXI AB URBE CONDITA (2.761 dalla nascita di Roma)

F (Dies fastus: giorno in cui le azioni legali erano permesse)

NP (Festa religiosa pubblica)

ante diem III Kalendas Februarias (tre giorni prima delle calende di Febbraio)

Mercurii dies

Ara Pacis Augustae
(Festa celebrata il 30 gennaio in onore di Pax, divinità personificazione della pace. L'ara venne costruita nel 13 a.C. e dedicata nel 9 a.C. in Campo Marzio per celebrare il felice ritorno dell'imperatore Augustus dalla Gallia e dalla Hispania pacificate.)

Luna decrescente

lunedì 14 gennaio 2008

15 gennaio 2761 a.U.C.

FASTI ANTIQUAE ROMAE

Martis dies

G
(I Romani avevano inizialmente una periodicità scandita su una base di otto giorni: la nundina. Il nome derivava dal modo di contare che includeva sia il giorno di partenza che il giorno di arrivo, ogni giorno ha una lettera dalla A all' H)

NP
(festa religiosa pubblica)

ante diem XVIII Kalendas Februarias

ANNO MMDCCLXI AB URBE CONDITA

Carmentalia II die
(Festa celebrata l'11 e il 15 gennaio in onore di Carmenta , dea protettrice delle donne ed in particolare delle partorienti. Aveva un tempio presso la Porta Carmentalis, tra il Forum boarium e il Forum olitorium.)

Luna crescente

venerdì 11 gennaio 2008

11 gennaio

Veneris dies
C
(lettera del giorno della "settimana" di lettere dalla A alla H, cosiddette lettere nundinae. Ogni nove giorni era giorno di mercato)
NP
(giorno di festa religiosa pubblica)
ante diem tertium Idus Ianuarias
( tre giorni alle idi di gennaio)
Carmentalia I die
Festa celebrata l'11 e il 15 gennaio in onore di Carmenta , dea protettrice delle donne ed in particolare delle partorienti. Aveva un tempio presso la Porta Carmentalis, tra il Forum boarium e il Forum olitorium.
Iuturna
Festa della ninfa Iuturna (Giuturna) sorella di Turno, re dei Rutulie dea delle sorgenti.
Storia
Giulio Cesare attraversa il Rubicone (49 a.C.)

mercoledì 9 gennaio 2008

9 gennaio

Mercurii dies

A
(lettera del giorno della "settimana" di lettere dalla A alla H, cosiddette lettere nundinae. Ogni nove giorni era giorno di mercato)

NP
(giorno di festa religiosa pubblica)

ante diem V Idus Ianuarias
( 5 giorni prima delle idi di gennaio, cioè giorno di luna piena)


Agonalia Iani
Festa celebrata il 9 gennaio in onore del dio Ianus, Giano

Giano presiede a tutti gli inizi, i passaggi e le soglie: presiede a quelli materiali, come le soglie delle case, le porte, i passaggi coperti e quelle sovrastati da un arco; e presiede quelli immateriali come l'inizio di una nuova impresa, l'inizio della vita umana, della vita economica, del tempo storico e di quello mitico, della religione, degli dèi stessi del mondo , dell'umanità,della civiltà, delle istituzioni (perché fu il primo re). Il console e augure Marco Valerio Messalla Rufo scrive nel libro sugli Auspici che Giano è colui che plasma e governa ogni cosa e unì circondandole con il cielo l'essenza dell'acqua e della terra, pesante e tendente a scendere in basso, e quella del fuoco e dell'aria, leggera e tendente a sfuggire verso l'alto, e che fu l'immane forza del cielo a tenere legate le due forze contrastanti.
Le porte del tempio di Giano si spalancavano in tempo di guerra e nel suo tempio si sacrificava spesso per avere vaticini sulla riuscita delle imprese militari.
Il suo culto è probabilmente antichissimo e risale ad un'epoca arcaica in cui i culti dei popoli italici erano in gran parte ancora legati ai cicli naturali della raccolta e della semina.

Archivio blog