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domenica 16 giugno 2024

Necropoli di San Paolo



Testo tratto dai siti della Sovraintendenza e Associazione culturale L'asino d'oro.

A circa 2 km dalle Mura di Aureliano, sorgeva nell’antichità in una vasta pianura alluvionale sulle rive del Tevere attraversata dalla via Ostiense, il cui percorso fino a questo punto coincideva con quello ricalcato dalla via moderna. Nell’area compresa tra la Rupe di S. Paolo e l’ansa del Tevere, si addensava una grande necropoli le cui tombe si disponevano lungo la via Ostiense e le arterie minori.

Gran parte di questa necropoli che si suppone ancora conservata nel sottosuolo e la cui estensione non è mai stata completamente perimetrata, deve ancora essere indagata. Dal ’700  furono messe in luce alcune tombe, altre ne furono scoperte successivamente in varie riprese. Ma solo negli anni 1917/18 i lavori di allargamento della via Ostiense hanno permesso una più puntuale documentazione del settore della necropoli ancora oggi in parte conservata, un ulteriore intervento di allargamento del 1933 portò lo scavo fino alle pendici della Rupe mettendo in luce i sepolcri attualmente visibili. 

Le tombe seguono l’andamento nord/sud dell’asse della via Ostiense e dimostrano una continuità d’uso dal I sec.a.C. al IV sec.d.C., documentando il passaggio tra l’uso del rito funerario dell’incinerazione e quello dell’inumazione, tra la fine dell’età repubblicana, il I secolo dell’impero ed il successivo II secolo.

I più antichi edifici funerari sono in prevalenza "colombari" a pianta quadrangolare nelle cui pareti interne erano ricavate piccole nicchie, in file di più piani, per la deposizione delle urne cinerarie.

Per una descrizione sommaria del sito  vi consiglio il sito dell' Associazione culturale L'asino d'oro .

Per l'associazione la necropoli rappresenta , con le sue differenti sepolture e le sue delicate pitture, un sito assolutamente da visitare. In esso infatti si può cogliere pienamente il riflesso delle graduali ma significative trasformazioni sociali, economiche e culturali, avvenute a Roma tra l’epoca pagana e l’avvento del Cristianesimo.

Per nformazioni e prenotazioni sia per gruppi che per singoli è necessario rivolgersi allo 060608 dalle 9.00 alle 19.00  (vedi sito della sovraintendenza)


sabato 10 febbraio 2024

Ricostruito a Roma il Colosso di Costantino

Stralcio dell'articolo di Andrea Cauti pubblicato su AGI 


AGI - Tra le opere più importanti dell'antichità, con i suoi 13 metri circa di altezza, la statua colossale di Costantino (IV secolo d.C.) è uno degli esempi più significativi della scultura romana tardo-antica.

Dell'intera statua, riscoperta nel XV secolo presso la Basilica di Massenzio, oggi rimangono solo pochi monumentali frammenti marmorei, ospitati nel cortile di Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini: testa, braccio destro, polso, mano destra, ginocchio destro, stinco destro, piede destro, piede sinistro.

Da oggi (6 febbraio 2024 ndr) nel giardino di Villa Caffarelli è possibile ammirare, in tutta la sua imponenza, la straordinaria ricostruzione del Colosso in scala 1:1. 

Il Giardino di Villa Caffarelli, dove è stata collocata la riproduzione del Colosso di Costantino, insiste in parte sull'area occupata dal Tempio di Giove Ottimo Massimo, che un tempo ospitava la statua di Giove, la stessa forse da cui il Colosso fu ricavato o che comunque ne costituisce il modello di derivazione. I resti del tempio sono oggi visibili all'interno dell'Esedra di Marco Aurelio.

venerdì 26 gennaio 2024

Gigi Proietti recita il monologo di Marco Antonio dal "Giulio Cesare"



Nobili romani! Amici, concittadini romani! Prestatemi orecchio. Sono venuto a seppellire Cesare, non a farne l’elogio. Il male che un uomo fa, gli sopravvive, il bene, spesso,  resta sepolto con le sue ossa. E così sia di Cesare.

Il nobile Bruto vi ha detto che Cesare era ambizioso: se era, ebbe grave colpa; e Cesare l’ha gravemente scontata.

Qui, col beneplacito di Bruto e degli altri – che Bruto è un uomo d’nore, e anche gli altri, tutti uomini d’onore – sono venuto a parlare al funerale di Cesare.

Fu un mio amico, leale e giusto con me.

Ma Bruto dice che era ambizioso: e Bruto è uomo d’onore.

Egli portò un gran numero di prigionieri in Patria, a Roma, che empirono col prezzo del riscatto le casse dell’erario; fu questa, forse, in Cesare ambizione? Quando vedeva piangere un pezzente, Cesare lacrimava: sembrerebbe, l’ambizione, di ben più dura scorza.

Ma Bruto dice – e Bruto è uomo d’onore – che era ambizioso.

Tutti vedeste come per i Lupercali tre volte gli offersi la corona di re ed egli per tre volte la respinse: è ambizione questa?

Eppure Bruto dice  che Cesare era ambizioso, e Bruto è, lo sappiamo, un uomo d’onore.

Non parlo io già per contestare quello che Bruto ha detto; sono qui per dire soltanto quello che so. Tutti lo amaste un tempo; e non senza motivo. Quale motivo vi impedisce oggi di piangerlo? O senno,tu sei fuggito tra le bestie brute e gli uomini hanno perduto nil bene dell’intelletto!

Scusate, il mio cuore è lì, con Cesare, in quella salma.; devo interrompermi finché non sia tornato in me.

“Giulio Cesare” di William Shakespeare (composto intorno al 1599) .

 

lunedì 22 gennaio 2024

Il culto di Mitra


Oggi tratteremo il culto di Mitra, un antico misterioso rito religioso che si diffuse nell'Impero Romano tra il I e il IV secolo d.C., ma con radici ancor più antiche. 

Mitra, il dio persiano della luce, era spesso raffigurato nell'atto di sacrificare un toro per liberarlo dal male, offrendo l'immortalità ai suoi seguaci al termine del mondo. Questa visione bellica della cosmologia e il carattere settario del culto contribuirono a guadagnarsi il favore delle legioni romane stanziate in Oriente, radicandosi principalmente in zone con una forte presenza militare, tra cui Roma, Ostia, Germania, Danubio, Bretagna, Gallia, Hispania e Africa.

Il mitraismo si distingueva per la sua dottrina, prevalentemente trasmessa attraverso immagini, rendendola accessibile a credenti di ogni ceto sociale, con l'esclusione delle donne. Nonostante il favore di alcuni imperatori romani, come Diocleziano, che riconobbe Mitra come protettore dell'impero nel 307 d.C., il culto non divenne mai parte dei riti pubblici e fu praticato da piccole comunità di iniziati nei mitrei, le strutture di culto sotterranee.

Nonostante alcune somiglianze apparenti con il cristianesimo, come la figura del sacrificio e della salvezza, le due religioni differivano profondamente nel messaggio divino: il cristianesimo era universale, mentre il mitraismo era fortemente settario.

L'accesso ai culti mitraici, noti come "misterici", richiedeva prove iniziatiche, e una volta superate, gli iniziati entravano in una struttura gerarchica divisa in sette ordini,  I sette gradi iniziatici, associati a divinità e corpi celesti, come Mercurio, Venere, Marte, Giove, Luna, Sole e Saturno, rappresentavano un percorso di progresso spirituale e specializzazioni rituali. 

Per le versioni più accreditate i sette gradi iniziatici erano:

Corax (il corvo; Mercurio)

Cryphius o Nymphus (l'occulto o lo sposo, Venere)

Miles (il soldato, Marte)

Leo (il leone, Giove)

Perses (il Persiano, Luna)

Heliodromus (il corriere del sole, Sole)

Pater (il Padre, Saturno).

Proprio la simbologia, la sua struttura iniziatica e l'accesso previsto solo agli uominie favorì a tal punto il legame tra i membri che la studiosa Jacqueline Champeaux si è spinta a definirla una sorta di «massoneria dell’antichità».

Le strutture di culto, chiamate mitrei, erano spesso sotterranee e caratterizzate da un'architettura specifica. Con l'ascesa del cristianesimo e la sua adozione come religione di stato alla fine del IV secolo d.C., il culto di Mitra scomparve gradualmente, ma lasciò un'impronta duratura evidenziata dalle numerose testimonianze archeologiche dei mitrei rinvenute in diverse regioni dell'Europa.


Foto tratta dal sito https://www.storicang.it/

venerdì 19 gennaio 2024

Mausoleo di Marco Tullio Cicerone


Molti non sanno che nella città di Formia, lungo la Via Appia in direzione Roma al Km. 139, si trova uno dei complessi archeologici più rilevanti della zona: il mausoleo di Marco Tullio Cicerone, rinomato oratore, politico e filosofo romano. 

Sebbene restino incertezze sull'autenticità della Tomba di Cicerone, è noto che il grande oratore romano trascorreva gran parte del suo tempo nella lussuosa villa di Vindicio a Formia, dove trovò la morte nel 43 a.C. a causa della vendetta di Marco Antonio.

La tomba, risalente all'età augustea e situata nella Villa di Cicerone a Formia, si compone di una base quadrata di 18 metri di lato, sormontata da una torre cilindrica di oltre 24 metri, costruita con anelli di pietra e probabilmente rivestita di lastre di marmo. La torre, pur aumentando l'imponenza del monumento, potrebbe non essere direttamente associata a Cicerone. All'interno della base quadrata si trova una spaziosa cella funeraria circolare, circondata da sei nicchie perimetrali e un pilone centrale.

Il muro di recinzione, rifinito con pietra calcarea ondulata, dell'area circostante, lungo l'Appia per 80 metri e profondo 70 metri, contribuisce a conferire fascino al mausoleo. 

Approfondimenti e foto dal sito https://www.formiae.it/siti/la-tomba-di-cicerone/







venerdì 12 gennaio 2024

Nuova apertura: Parco archeologico del Celio


Da oggi riprende vita il mio vecchio blog e riprendo con una bellissima notizia: il 12 gennaio 2024, apre al pubblico il Parco Archeologico del Celio e il nuovo Museo della Forma Urbis a Roma. 

Il recupero del sito, finanziato tramite fondi per il Giubileo e il PNRR, mira a valorizzare l'identità storica e ambientale del Colle Celio. 

Il museo ospita la preziosa "mappa marmorea" di Roma, realizzata sotto Settimio Severo, esposta insieme alla pianta del Nolli del Settecento. 

Tutte le informazioni potete trovarle al link  https://www.sovraintendenzaroma.it/content/parco-archeologico-del-celio


giovedì 21 aprile 2011

lunedì 20 aprile 2009

Museo della Civiltà Romana

Ieri avevamo in programma, insieme all'associazione Edesia, una visita guidata agli scavi di Ostia Antica.
Ma la pertubazione che ha investito le coste laziali ci ha costretto a rimandare l'evento.
Con me c'erano i miei migliori amici con i loro bimbi e come alternativa abbiamo scelto di andare al Museo della Civiltà Romana dove sono documentati i vari aspetti degli usi e costumi della civiltà degli antichi romani.
Il museo presenta una fisionomia del tutto particolare nel vasto panorama delle istituzioni museali di Roma. Il materiale esposto, infatti, è costituito da calchi, riproduzioni e plastici ricostruttivi di complessi architettonici e monumenti dell’impero romano.
Il materiale esposto, suddiviso in 59 sezioni, occupa una superficie di 12.000 metri quadrati ed è ordinato in sale di un’altezza media di 10 metri, tale da consentire la ricostruzione in scala 1:1 di facciate di monumenti. Le prime 15 sale offrono una sintesi storica di Roma dalle origini al VI secolo d.C.; le rimanenti documentano vari aspetti della civiltà romana e la sua cultura materiale. Il museo ha dunque un grande valore documentario e didattico.
Tra i pezzi di maggior pregio, ricordiamo il grande plastico di Roma antica ai tempi di Costantino I (IV secolo d.C.).
Il modello, in scala 1:250, è realizzata dall’architetto Italo Gismondi e risponde a rigorosi criteri scientifici, avendo come base la Forma Urbis Severiana, una carta marmorea risalente al III secolo d.C., e la Forma Urbis Romae dell'archeologo Rodolfo Lanciani.

Di grande interesse sono anche i calchi dei rilievi della Colonna Traiana ( 113 d.C.). La riproduzione della colonna eretta da Apollodoro di Damasco per celebrare le vittorie riportate dall’imperatore Traiano sui Daci, 101-102 e del 105 e 106 d.C., è una delle tre copie fatte realizzare da Napoleone III nel 1861.
Questa copia venne donata dal Bonaparte a papa Pio IX e successivamente concessa in deposito perpetuo al Museo della Civiltà Romana da Pio XII. L’attuale esposizione orizzontale delle scene, che si sviluppano per circa 200 metri, consente una visione ravvicinata di tutti i rilievi.
Non so cosa ne pensino i miei amici ma a mio parere il museo della civiltà romana è affascinante e con una buona guida ci si può tuffare nel nostro grande passato.

mercoledì 12 novembre 2008

Rome antica su Google Earth


Girare tra i palazzi della Roma imperiale dell'epoca di Costantino, nel 320 d.C., ammirando i dettagli dei palazzi, dei monumenti, delle strade.

Da oggi è possibile con Google, che mette a disposizione una ricostruzione tridimensionale navigabile gratuitamente on line.

Il progetto è stato presentato oggi in Campidoglio dalla società insieme al sindaco della capitale, Gianni Alemanno.

La ricostruzione, che si basa in parte anche sul plastico realizzato a metà '900 dall'architetto Italo Gismondi e conservato al museo di Civiltà Romana dell'Eur, comprende 6.700 edifici ed è accompagnata da video documentari tratti dall'archivio Rai, che sono collegati, nella navigazione, nei punti pertinenti.

L'intera ricostruzione è navigabile con il programma Google Earth, liberamente scaricabile dal sito del colosso di internet, ma tutti i documentari Rai sono visualizzabili anche senza il software su www.youtube.it/romaantica.


tratto da Il Sole 24 ore

giovedì 3 luglio 2008

Pompei e il Sud

Se: riuscite a dribblare la ressa dei parcheggiatori abusivi, uno ogni due metri.
Se: sapete svicolare anche l'assalto delle guide all'entrata.
Se: avete la fortuna di conquistare un posto negli unici tre bagni in dotazione per ciascun sesso.
Se: siete dotati del giusto intuito per capire la direzione per l'ingresso che i cartelli sbiaditi non indicano più.
Se tutto questo non vi ha ancora scoraggiato, allora: benvenuti negli scavi di Pompei, 440 mila metri quadrati di antiche vestigia che il globo intero ci invidia.
Patrimonio dell'Umanità e dell'Unesco.
Una delle Sette meraviglie del mondo.
L'articolo di Alessandra Arachi sul Corriere della Sera riporta lo stato disastroso del sito archeologico di Pompei, la città che scompare, si sbriciola, sbiadisce tra l'incuria e l'indifferenza.

Come ho già scritto in un precedente post la mia visita a Pompei è stata emozionate e suggestiva e non ho visto le mille magagne che riportano i mass media (anche il programma Exit su La 7 si interessò al problema). Probabilmente ero troppo affascinato dalla storia per accorgermi del presente, oppure sono consapevole dello stato in cui si trova la nostra povera Italia e particolarmente il Sud!
Ma diciamo la verità: qualcuno si aspetta un organizzazione migliore a Pompei in provincia di Napoli?

lunedì 5 maggio 2008

Santo Spirito in Sassia e Ponte Neroniano






Domenica pomeriggio ho fatto visita a mia suocera che è temporaneamente ricoverata al Santo Spirito in Sassia e all'uscita dall'ospedale ho fatto un giro per osservare un po' questo angolo di Roma.


L'Ospedale di S.Spirito è uno dei più antichi d'Europa. A sollecitare papa Innocenzo III affinché si edificasse un ospedale sulla riva del fiume per il ricovero, oltrechè dei vecchi e degli infermi, anche dei fanciulli abbandonati, fu un sogno: un angelo denunciava le colpe di madri snaturate che solevano gettare nel Tevere i corpicini dei neonati indesiderati.


Ecco il significato di quella rota ancora visibile a sinistra del monumentale portone barocco in Borgo Santo Spirito. È l'antica tradizione della "ruota degli esposti": dall'esterno, per garantire l'anonimato, venivano abbandonati all'interno della ruota i bambini illegittimi, i quali, accolti dalla priora, venivano marchiati con una doppia croce sul piede sinistro e nuovamente "esposti" nella ruota per una eventuale adozione.




I piccoli venivano registrati come filius m. ignotae, dove m. stava per matris, ma, dato che il punto non era mai considerato, la lettura diveniva filius mignotae, da cui ne derivò il termine "mignotta" romanesco.

La costruzione dell'Ospedale iniziò nel 1198 su terreno di proprietà della Schola Saxonum, di nazionalità inglese, per cui fu necessaria l'approvazione del re Giovanni senza Terra. Nei primi tempi l'ospedale era chiamato di S.Maria in Saxia, ma ben presto assunse il titolo di S.Spirito in Saxia (dal nome della chiesa ad esso annessa).
Nell'ultimo medioevo l'Ospedale poteva ospitare circa 300 infermi e assistere, nei suoi ambulatori, circa 1000 ammalati.
Nel 1414 l'Ospedale fu costretto a sospendere l'assistenza, essendo stato depauperato di ogni rendita. Sisto IV fu il continuatore della grandiosa istituzione e, per adeguarla alle nuove esigenze, demolì tutte le precedenti costruzioni per edificare il nuovo ospedale (1475), dandone l'incarico a Baccio Pontelli, Giovanni de' Gherarducci e Andrea Bregno.

La nuova struttura, elegante e funzionale, considerata una delle opere migliori del Quattrocento romano, è caratterizzata dall'Ottagono, una specie di torre che si erge maestosa al di sopra dell'edificio e che divide in due ali la corsia denominata Ala Sistina. Lungo la corsia si allineavano letti somiglianti a troni e, quando il numero dei ricoverati aumentava per epidemie, si aggiungevano letti al centro delle corsie chiamati "cariole": da qui deriva l'invettiva in dialetto romanesco "li mortacci tua e de tu nonno in cariola", evidenziando la morte dell'avo in "cariola", cioè in soprannumero.

Nel 1742 Ferdinando Fuga, per volere di Benedetto XIV, aggiunse una terza corsia, demolita alla fine dell'Ottocento e sostituita dal massiccio edificio a fronte del Lungotevere in Sassia. L'ultimo restauro, avvenuto nel 1926, ricostruì invece l'antica facciata quattrocentesca, con l'elegante prospetto a bifore in marmo.

Vicino all'ospedale proprio sotto il ponte Vittorio Emanuele II, inaugurato nel 1911, ho potuto intravedere, grazie al livello basso del Tevere, i resti del Ponte Neroniano o Ponte Trionfale.

Il ponte venne costruito sotto l'imperatore Nerone nel I secolo, per migliorare i collegamenti con le sue proprietà sulla riva destra del fiume (tra cui la villa della madre Agrippina).
Non si conosce l'epoca della distruzione e forse andò in disuso in occasione della costruzione delle mura aureliane, nelle quali sembra mancare una porta in corrispondenza del ponte, anche a causa della vicinanza del ponte Elio. Potrebbe tuttavia essere contato tra i tredici ponti menzionati da un'iscrizione del IV secolo. Non doveva più essere utilizzabile nel VI secolo ai tempi della guerra gotica.

martedì 15 aprile 2008

i Salii


Nell'antica Roma accanto al calendario religioso esisteva un vero e proprio calendario della guerra.

Il periodo dell'anno dedicato a quest'attività si apriva nella buona stagione e finiva all'inizio di quella cattiva. I Salii erano addetti all'apertura e alla chiusura di questo ciclo mediante cerimonie comuni anche nelle altre città latine.

I Salii erano un antichissimo collegio sacerdotale romano che secondo la tradizione si vuole istituito dal re Numa Pompilio.

Il nome dei Salii deriva dal verbo latino salire, cioè saltare, per via della particolare andatura saltellante che tenevano durante le processioni sacre. I Salii risiedevano nella Curia Saliorum, ed erano distinti in due collegi: i Salii Palatini ed i Salii Quirinales, indice di un'origine risalente agli inizi della monarchia, quando il Palatino era ancora separato dagli altri colli. I Salii erano presieduti da un Magister, al quale si affiancavano il Praesul, che dirigeva le danze, ed il Vates, direttore del coro.
I Salii Palatini erano dodici sacerdoti consacrati a Marte e scelti tra i membri delle più nobili famiglie, affinché custodissero i dodici scudi sacri tra i quali si nascondeva l'Ancile, lo scudo consegnato da Marte Gradivo a Numa Pompilio come pegno dell'eterna invincibilità di Roma, secondo quanto spiegato al re dalla ninfa Egeria. Numa incaricò il fabbro Mamurio Veturio (della gens Veturia), di forgiare altri 11 scudi identici all'Ancile, così che fosse impossibile ai nemici di Roma sottrarre quello autentico.
I Salii Quirinales, istituiti da Tullo Ostilio, erano venti ed erano consacrati al dio Quirinus.
I Salii erano uno dei collegi sacerdotali più ragguardevoli nell'antica Roma; nelle feste più solenni che si svolgevano nel mese di marzo (dedicato appunto a Marte) e nel mese di ottobre, sfilavano portando in processione i dodici scudi sacri ed intonavano un canto particolare in latino arcaico, nel quale si invocava su Roma la protezione degli dei, il Carmen Saliare. Nel loro canto i Salii ricordavano anche il suddetto Mamurio Veturio, ed in suo onore la festa del 14 marzo (corrispondente al capodanno dell’antico calendario romano), già chiamata Equirria, prese il nome di Mamuralia. Durante questa importante festa popolare Mamurio Veturio, rappresentato come un vecchio vestito di pelli impersonava l’anno ormai trascorso, che veniva cacciato dalla folla a colpi di bastone per far posto all’anno nuovo.

domenica 16 marzo 2008

L'assassinio di Cesare


Alle Idi di marzo (15 marzo) del 44 a.C. Giulio Cesare venne ucciso durante una seduta del Senato di Roma. Fu assassinato dai nemici a cui aveva concesso la sua clemenza, dagli amici a cui aveva concesso onori e gloria, da coloro che aveva nominato eredi nel suo testamento.

Secondo la tradizione, la morte di Cesare fu preceduta da un incredibile numero di presagi: e alla vigilia dell'omicidio, Calpurnia, la moglie di Cesare, donna del tutto priva di superstizioni religiose, fu sconvolta da sogni in cui la casa le crollava addosso, e lei stessa teneva tra le braccia il marito ucciso.

Lo stesso Cesare sognò di librarsi nell'etere, volando sopra le nubi e stringendo la mano a Giove.


Il giorno successivo, quello delle Idi di Marzo, il 15 del mese, Calpurnia pregò dunque Cesare di restare in casa, ma quegli, che la sera prima aveva detto, a casa di Lepido, che avrebbe preferito una morte improvvisa allo sfinimento della vecchiaia, sebbene si sentisse poco bene, fu convinto dal congiurato Decimo Bruto Albino a recarsi comunque in senato, in quanto sarebbe sembrato sconveniente che non salutasse neppure tutti i senatori che si erano riuniti per nominarlo, proprio quel giorno, re.

Cesare, che poco più di un mese prima aveva imprudentemente deciso di congedare la scorta che sempre lo accompagnava, uscì dunque in strada, e qui fu avvicinato da un indovino, Artemidoro di Cnido, che gli consegnò un libello in cui lo ammoniva del pericolo che stava per rischiare. L'indovino si sincerò che Cesare lo leggesse quanto prima, ma il dittatore, che più volte si apprestò a farlo, non vi riuscì per colpa della folla che lo circondava. Giunto alla Curia di Pompeo, Cesare fu avvicinato da un aruspice di nome Spurinna, che lo aveva avvisato di guardarsi dalle Idi di Marzo: a questi il dittatore disse, con aria beffarda, che le Idi erano arrivate, ma l'indovino gli rispose che non erano ancora passate.

Entrato in senato, si andò a sedere ignaro al suo seggio, e fu subito attorniato dai congiurati, che finsero di dovergli chiedere grazie e favori.

Mentre Decimo Bruto intratteneva il possente Antonio fuori dalla Curia, per evitare che prestasse soccorso, al segnale convenuto, Publio Servilio Casca Longo sfoderò il pugnale e colpì Cesare al collo, causandogli una ferita superficiale e non mortale. Cesare invece, per nulla indebolito, cercò di difendersi con lo stilo che aveva in mano, e apostrofò il suo feritore dicendo "Scelleratissimo Casca, che fai?" o strillando "Ma questa è violenza!" Casca, allora, chiese aiuto al fratello, e tutti i congiurati che si erano fatti attorno a Cesare si scagliarono con i pugnali contro il loro obbiettivo: Cesare tentò inutilmente di schivare le pugnalate dei congiurati, ma quando capì di essere circondato e vide anche Bruto farglisi contro, si coprì il capo con la toga, e spirò, trafitto da ventitré coltellate. Cadde ai piedi della statua di Pompeo,pronunciando ultime parole Tu quoque, Brute, fili mi! (in latino, "Anche tu Bruto, figlio mio!")

giovedì 28 febbraio 2008

Brundisium


Sono appena tornato da Brindisi, dove ero andato per lavoro.

La città (Brundisium) ha avuto un ruolo importante nella storia di Roma. Infatti da qui partivano tutte le navi per l'oriente. Sono partiti Mario, Silla, Pompeo, Cesare, Marco Antonio, Ottaviano ecc..

Moltissime sono le testimonianze di epoca romana (dal III sec. a. C. al IV d. C.), conservate sia nelle aree archeologiche di San Pietro degli Schiavoni (sotto il teatro sospeso), di via Casimiro, della piazzetta Virgilio, dov'erano le "colonne romane" (III sec. d. C., a giudicare dal capitello), e nei pressi di Porta Mesagne, ove sono i resti delle vasche per la decantazione delle acque provenienti dal pozzo di Vito; sia al Museo, che espone sculture in marmo e in bronzo, epigrafi e molte monete, tra cui quelle di bronzo del III sec. a. C. che hanno sul diritto la testa di Nettuno, e sul rovescio Falanto che cavalca un delfino e la scritta BRVN.

Anticamente, tutte le città cercavano di far risalire le loro origini a un dio, e i primi abitanti di Brindisi diffusero la leggenda che il nome della città derivava dal nome del figlio di Ercole, Brento, che ne sarebbe stato il fondatore.

Più concretamente, i geografi e gli storici greci e latini fanno derivare il nome Brun o Brunda dalla parola messapica che significava "testa di cervo", cui la forma del porto somiglia. Ma "brun" era anche la voce onomatopeica con cui s'indicava l'acqua, che circonda quasi completamente la città.
La prima documentazione degli importanti traffici, militari e commerciali, del porto, agevolati com'erano da due importanti arterie stradali come le vie Appia e Traiana, risale alla conquista romana (III sec. a. C.).

I resti delle terme rinvenuti in piazza Duomo sono la dimostrazione del passaggio da Brindisi di imperatori, consoli, ricchi commercianti e importanti uomini di cultura.

giovedì 7 febbraio 2008

Traiano

Marco Ulpio Nerva Traiano , (Marcus Ulpius Nerva Traianus), più noto semplicemente come Traiano (Italica, 18 settembre 53 – Selinus, 9 agosto 117) è stato un imperatore romano dal 98 al 117. Fu il secondo dei così detti "Cinque buoni imperatori" dell'Impero romano e tra i più grandi in assoluto. Sotto il suo regno l'Impero raggiunse la sua massima estensione territoriale.

Diventava Imperatore il 27 gennaio 98, all’età di 45 anni. Fu il primo Imperatore non-Italico perché nato in Hispania, ma fu un vero romano per diritto di sangue (ius sanguinis) visti i suoi antenati. Il popolo di Roma saluto il suo nuovo imperatore con grande entusiasmo, ed egli seppe essere riconoscente e degno di tale onore governando bene e senza i bagni di sangue che avevano caratterizzato il regno di Domiziano.

Il dominio romano rivelava così una nuova svolta: la penisola italica stava perdendo il suo ruolo centrale nella politica romana.

Una volta divenuto Imperatore non si recò subito nella capitale, ma preferì rimanere ancora sul limes del Reno e del Danubio per arginare le incursioni che si riversavano di tanto in tanto dai confini dell’Impero. Entrò in Roma due anni dopo, ma non in lettiga o in portantina, come un Re orientale o come un imperatore ellenizzante (Nerone), ma a piedi, come un qualunque cittadino. Scelse come magione un palazzo di modeste proporzioni,e vi visse da uomo morigerato.
Liberò molta gente che era stata ingiustamente imprigionata da Domiziano e restituì una gran quantità di proprietà private che Domiziano aveva confiscato; procedura già iniziata da Nerva prima della sua morte. La sua popolarità fu tale che il senato gli concesse il titolo onorifico di optimus, "il migliore".
Era un conservatore, convinto che il progresso derivasse più da una oculata amministrazione che da imponenti riforme.


L'impero, che fino a quel momento si era in continuazione ampliato, sotto Traiano finalmente impegnò le sue risorse per il miglioramento delle condizioni di vita piuttosto che sulle nuove conquiste. Infatti Traiano restaurò le principali strade, costruì ex novo il celeberrimo porto esagonale di Traiano nella zona di Fiumicino (i cui resti sono ancor oggi imponenti) per collegare Roma con le regioni occidentali dell'Impero; ampliò il porto di Ancona con la costruzione di un molo per facilitare la navigazione verso l'Oriente, molo che fu ornato da un arco; curò un nuovo tragitto per la via Appia verso il porto di Brindisi, che partiva da un altro arco edificato a Benevento. A Roma rinnovò il centro cittadino con la costruzione di un immenso foro e di edifici in laterizio ad esso contigui, destinati alla pubblica amministrazione, che si appoggiavano al taglio delle pendici del Quirinale e della sella montuosa tra questo e il Campidoglio; eresse nel suo foro la Colonna Traiana come celebrazione delle sue conquiste militari, ancor oggi uno dei simboli dell'eternità di Roma. Promulgò ottime leggi, tra le quali famose quella a favore delle vedove e degli orfani di guerra e quella a favore degli indigenti

Nonostante ciò Traiano è più conosciuto nella storia come conquistatore. Nel 101, lanciò una spedizione verso il regno di Dacia, sulla riva settentrionale del Danubio, e, l'anno seguente, costrinse il re Decebalo a sottomettersi a lui dopo essersi accampato a pochi km dalla capitale, Sarmizegetusa Regia. Traiano quindi tornò a Roma in trionfo e gli fu accordato il titolo di Dacicus maximus.

Per i successivi sette anni, Traiano non si occupò di imprese militari cogliendo però ugualmente molti successi.

Più tardi, nel 116, mentre era in Cilicia preparando un'altra guerra contro la Partia, Traiano si ammalò. La sua salute declinò durante la primavera e l'estate del 117, finché il 9 agosto morì a Selinus (Seliki) in Cilicia.

Per il resto della storia dell'Impero romano e per buona parte di quella dell'Impero Bizantino, ogni nuovo imperatore dopo Traiano veniva salutato dal senato con l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano!). In epoca medievale, si diffuse la leggenda secondo la quale papa Gregorio Magno, colpito dalla bontà dell'imperatore, avrebbe ottenuto da Dio la sua resurrezione per il tempo necessario ad impartirgli il battesimo. Dante riporta questa leggenda nella Divina Commedia, ponendo Traiano in Paradiso, nel cielo di Giove, e precisamente fra i sei spiriti giusti che formano l'occhio della mistica aquila.
Diversamente da quanto avvenne per molti apprezzati governanti nella storia, la reputazione di Traiano è rimasta intatta per 1900 anni fino ad oggi.

giovedì 17 gennaio 2008

Festa della Carmentalia


Festeggiamenti di origine assai antica in onore della ninfa Carmenta, divinità delle fonti e in seguito della predizione.

Sarebbe stata Carmenta a predire la grandezza di Roma. E'ancora lei che fissa il destino dei neonati.


Le cerimonie si articolano in due giorni, forse per ricordare gli originari festeggiamenti resi alla ninfa da due diverse popolazioni poi fusesi nel popolo romano. Carmenta è festeggiata dalle donne e specialmente dalle partorienti.

Ha un sacerdote speciale, il flamen carmentalis. Le offerte sono rigorosamente di origine vegetale. Nel suo tempio è vietato inoltre introdurre oggetti in pelle (anche solo indossare calzari di cuoio), perché questo sarebbe di cattivo aupicio per il nascituro, visto che la pelle proviene in ogni caso da un animale morto.

Carmenta si presenta in due versioni: Prorsa, per i parti normali, e Postverta, per i parti podalici.
Secondo Plutarco le matrone romane hanno dedicato un tempio a Carmenta per festeggiare il ripristino della norma che concede loro di usare il cocchio. La concessione era stata fatta per ripagarle di aver offerto i loro gioielli all'erario al tempo della guerra con Veio.
Tuttavia il permesso era stato poi revocato dalle celebre legge Oppia, una legge suntuaria che, durante il difficile periodo delle guerre puniche, tentava di arginare il lusso e le spese eccessive. Allora le matrone, infuriate, avevano deciso uno sciopero del sesso, giungendo persino (Ovidio) a provocare parti prematuri, pur di punire i mariti. Una volta nuovamente autorizzate a girare in carrozza, avevano ripreso a figliare felicemente. Il nome della ninfa andrebbe ricondotto a carmen, "canto magico", perché la Carmenta possiede il dono della profezia. Secondo alcune interpretazioni sarebbe la moglie di Evandro, morta vecchissima a 110 anni, suo figlio l'avrebbe seppellita ai piedi del Campidoglio presso la Porta Carmentale, appunto.





The Carmentalia (January 11 and 15) was the festival of Carmentis, or Carmenta,
a prophetic goddess who was the most important of the Camenae. These two days
were among the most distinguished festivals of the Roman matrons because
Carmentis was considered to be the goddess of childbirth. The traditions which
assign a Greek origin to her worship state that her original name was
Nicostrate, and that she was the mother of Evander, with whom she came to Italy.
After arriving in Latium with her son, she began to prophesy on the Capitoline
hill, and was afterwards revered as a deity. Carmentis is also credited with the
invention of the Latin alphabet. The Temple of Carmentis in Rome was situated
near the Porta Carmentalis, southeast of the Capitoline. It was entered
barefooted because of a prohibition against leather. A flamen Carmentalis and
pontifices assisted in her worship. Two Carmentes, called Porrima and Postverta,
were worshipped as her sisters and attendants. Ovid (Fasti, 1. 617) describes
the second day of the festival on January 15 thus: When the third sun shall look
back on the past Ides, the holy rites will be repeated in honour of the
Parrhasian goddess. For of old, Ausonian matrons drove in carriages. Afterwards
the honour was taken from them, and every matron vowed not to propagate the line
of her ungrateful spouse by giving birth to offspring; and lest she should bear
children, she rashly by a secret thrust discharged the growing burden from her
womb. They say the senate reprimanded the wives for their daring cruelty, but
restored the right of which they had been mulcted; and they ordained that now
two festivals be held alike in honour of the Tegean mother to promote the birth
of boys and girls. It is not lawful to bring leather into her shrine, lest her
pure hearths should be defiled by skins of slaughtered beasts. If you have any
love of ancient rites, attend the prayers offered to her; you shall hear names
you never heard before, Porrima and Postverta are placated, whether they be thy
sisters, Maenalian goddess, or companions. The one is thought to have sung of
what was long ago, the other of what should come to pass hereafter
.

lunedì 5 novembre 2007

pater familias

Cosa era il Pater familias nell'antica Roma? Riporto un brano del libro "I giorni del potere" di McCullough in cui un padre sgrida la figlia, Iulilla, per la sua condotta indecorosa:
"Sono il paterfamilias , colui il quale comanda in questa casa. La mia parola è legge. Le mie decisioni sono inappellabili. Qualunque cosa deciso di fare e di dire entro i confini di questa casa, posso farlo e posso dirlo. Non c'è legge del Senato e del Popolo di Roma che possa frapporsi tra me e la mia autorità assoluta sulla mia casa, la mia famiglia. Poiché Roma ha configurato le sue leggi in modo da garantire che la famiglia romana sia al di sopra della legge di tutti, all'infuori di quella del paterfamilias. Se mia moglie commette adulterio io posso ucciderla o farla uccidere. Se mio figlio si rende colpevole di turpitudine o di codardia o di qualsiasi altro tipo di delitto sociale, posso ucciderlo o farlo uccidere. Se mia figlia non è casta posso ucciderla o farla uccidere. Se un qualsiasi membro della mia casa, da mia moglie sino ai miei figli e alle mie figlie e a mia madre, ai miei servi, trasgredisce i limiti di quella che io giudico una condotta decorosa, posso ucciderlo o farlo uccidere. Capisci Iulilla?"
Ho provato, in auto, a fare questo discorso a mia figlia Claudia (quasi 5 anni) che mi ha tranquillamente risposto:
"quando vedo un vigile tiro giù il finestrino e dico che mi picchi, così ti manda in prigione"
Che dire? ho bloccato i finestrini ed ho continuato a guidare!

mercoledì 10 ottobre 2007

Nerone, duemila anni di calunnie

Ieri sera sul canale televisivo "La 7" è stato trasmesso un programma scientifico sul Colosseo. Nulla da ridire sulla qualità del programma ma su un punto sono rimato perplesso: per introdurre l'argomento lo speaker si è riferito all'imperatore Nerone come un folle sanguinario.

Ormai gli storici non concordano più con questa descrizione di Nerone. Infatti, si sta facendo strada l'ipotesi che che egli fu un grandissimo uomo di Stato. Certamente fu anche megalomane , un visionario, uno psicolabile, schiacciato dalla madre autoritaria, ma ugualmente fu un monarca assoluto che usò il proprio potere in senso democratico, governando per il popolo contro le oligarchie che lo opprimevano e lo sfruttavano.

A riguardo ho trovato molto interessante il libro scritto da Massimo Fini "Nerone, due mila anni di calunnie" che consiglio a tutti.

giovedì 16 agosto 2007

Masada


Per le mie vacanze estive ho pensato bene di acquistare un libro e mentre girovagavo nelle librerie ho notato sugli scaffali una accattivante copertina con il titolo "Masada". Ho effettuato una breve ricerca sul nome che ha prodotto una storia affascinante e per me quasi sconosciuta. Prima di recensire il libro, che non ho ancora finito, vi faccio partecipe della "scoperta".
Masada era un'antica fortezza israeliana che sorgeva su un altopiano di circa sei km² situato su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto, nella Giudea sud-orientale, l'attuale Palestina. Mura alte cinque metri - lungo un perimetro di un chilometro e mezzo, con una quarantina di torri alte più di venti metri - la racchiudevano, rendendola pressoché inespugnabile.

La fortezza divenne nota per l'assedio dell'esercito romano durante la prima guerra giudaica e per la sua tragica conclusione.
Infatti, Masada non fu mai espugnata dai soldati romani che pure vi entrarono nell'anno 74. Davanti ai loro occhi trovarono solo una orrenda ecatombe: il suicidio collettivo della comunità ebraica zelota resistente al potere di Roma che la occupava

Nel I secolo a.C. la fortezza era il palazzo di Erode il Grande arroccato su tre diversi livelli verso lo strapiombo sul lato nord della rupe, dotato di terme con caldaia centrale, magazzini sotterranei ed ampie cisterne per la raccolta dell'acqua; nel 66 era stata conquistata da un migliaio di zeloti che vi si insediarono con donne e bambini; quattro anni dopo - nell'anno 70 - caduta Gerusalemme, vi trovarono rifugio gli ultimi strenui ribelli non ancora disposti a darsi per vinti.
La fortezza fu assediata dalla Legio X Fretensis e da altri 7000 uomini per lo più schiavi, inaccessibile come un nido di aquila, per quasi tre anni; venne costruito un terrapieno di settanta metri che dal basso saliva sino alle mura della fortezza.
Resosi conto della disfatta ormai imminente, il capo zelota Eleazar Ben Yair, parlò alla sua gente inducendola ad un suicidio collettivo per spada (estratti a sorte per gruppi, gli uomini della comunità uccidevano le donne e i bambini togliendosi poi la vita a vicenda); questa sembrava essere una sorte preferibile ad un sicuro stato di schiavitù.
Quando anche l'ultimo resistente cadde mentre la città era in preda alle fiamme, a salvarsi furono solo pochi bambini e due donne che si erano nascosti in un anfratto per scampare alla morte. I romani poterono così entrare in Masada ormai priva di difesa: sorpresi di quanto accaduto, tributarono ai valorosi resistenti un silenzioso omaggio.
Dopo la sua presa, Masada rimase in mano ai romani fino all'epoca bizantina per essere riscoperta oltre un secolo e mezzo fa per diventare simbolo della causa sionista. Tutt'oggi reclute dell'esercito israeliano vengono condotte sul luogo per pronunciare il giuramento di fedeltà al grido di: "Mai più Masada cadrà".
Masada è stata in parte ricostruita ed è diventato uno fra i più importanti siti archeologici di Israele grazie anche agli scavi compiuti a partire dagli anni '60 sotto la guida dall'archeologo Yigael Yadin. Sono stati riportati alla luce i resti dell'antica fortezza: evidenti risultano i segni dei campi militari romani, con mosaici di notevole qualità, bagni ed anche i massi di pietra lanciati dalle catapulte.

giovedì 19 luglio 2007

Incendio di Roma


Oggi è l'anniversario di un evento abbastanza famoso avvenuto 1943 anni fa.


Infatti, nella notte di plenilunio tra il 18 e il 19 luglio del 64 un terribile incendio scoppiò a Roma in vicinanza del Circo Massimo dalla parte del Celio e del Palatino. Alimentato dall'olio, di cui erano pieni i magazzini di quel quartiere, e da un vento fortissimo, in breve le fiamme si estesero su quasi tutta la città. L'incendio durò nove giorni e delle quattordici regioni di Roma solo tre furono risparmiate dalle fiamme.

Su questo tragico avvenimento molto si è detto e molte volte a sproposito. Gli storici o almeno quelli che scrivevano i nostri libri di scuola hanno accusato sempre l'imperatore Nerone, il cui nome è da sempre sinonimo di violenza, intrigo, crudeltà, megalomania. Nel nostro immaginario lo abbiamo dato per certo (una volta allo stadio i tifosi avversari della Roma esposero uno striscione con la scritta "Nerone Santo Subito").

Ci hanno raccontato che fosse l'imperatore a volere l'incendio e che Nerone prese i provvedimenti per soccorrere i danneggiati non per generosità d'animo ma per smentire le voci che l'accusavano di essere l'autore dell'immane incendio. Secondo altri, Nerone, in abito d'istrione, dall'alto della torre di Mecenate, contemplò a lungo l'orrendo spettacolo, cantando la distruzione di Troia. Nessuna prova però abbiamo della colpevolezza di Nerone, ma le voci che facevano ricadere sopra di lui la rovina della città corsero e così insistenti che il governo per non far ricadere sull'Imperatore i sospetti, accusò come autori dell' incendio i Cristiani. Placata l'ira del popolo con la condanna e i supplizi dei Cristiani, Nerone pensò a ricostruire la città incendiata: grandiosità e modernità caratterizzarono tutta la sua politica edilizia. Anch'io ho creduto a questa storia immortalata anche in film famosi ma da un paio di anni gli esperti si stanno ricredendo.

Molti studiosi ormai pensano che l'incendio sia stato casuale e che Nerone abbia fatto di tutto per portare soccorsi alla gente in pericolo. Per quanto riguarda i Cristiani le persecuzioni attribuite a Nerone sono iniziate sotto gli imperatori successivi, sottolineo, poi, che i seguaci della nuova religione erano una setta composta a quei tempi prelevamente da schiavi e per i Romani ques'ultimi valevano meno degli animali (ricordiamoci il destino degli schiavi che seguirono Spartaco!!).

Non solo Nerone non era colpevole dell'incendio ma non era neanche quel pazzo criminale che ci hanno fatto credere: la prossima volta vi scriverò sulla vera storia di quest'imperatore bistrattato. a presto

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