giovedì 16 agosto 2007

Masada


Per le mie vacanze estive ho pensato bene di acquistare un libro e mentre girovagavo nelle librerie ho notato sugli scaffali una accattivante copertina con il titolo "Masada". Ho effettuato una breve ricerca sul nome che ha prodotto una storia affascinante e per me quasi sconosciuta. Prima di recensire il libro, che non ho ancora finito, vi faccio partecipe della "scoperta".
Masada era un'antica fortezza israeliana che sorgeva su un altopiano di circa sei km² situato su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto, nella Giudea sud-orientale, l'attuale Palestina. Mura alte cinque metri - lungo un perimetro di un chilometro e mezzo, con una quarantina di torri alte più di venti metri - la racchiudevano, rendendola pressoché inespugnabile.

La fortezza divenne nota per l'assedio dell'esercito romano durante la prima guerra giudaica e per la sua tragica conclusione.
Infatti, Masada non fu mai espugnata dai soldati romani che pure vi entrarono nell'anno 74. Davanti ai loro occhi trovarono solo una orrenda ecatombe: il suicidio collettivo della comunità ebraica zelota resistente al potere di Roma che la occupava

Nel I secolo a.C. la fortezza era il palazzo di Erode il Grande arroccato su tre diversi livelli verso lo strapiombo sul lato nord della rupe, dotato di terme con caldaia centrale, magazzini sotterranei ed ampie cisterne per la raccolta dell'acqua; nel 66 era stata conquistata da un migliaio di zeloti che vi si insediarono con donne e bambini; quattro anni dopo - nell'anno 70 - caduta Gerusalemme, vi trovarono rifugio gli ultimi strenui ribelli non ancora disposti a darsi per vinti.
La fortezza fu assediata dalla Legio X Fretensis e da altri 7000 uomini per lo più schiavi, inaccessibile come un nido di aquila, per quasi tre anni; venne costruito un terrapieno di settanta metri che dal basso saliva sino alle mura della fortezza.
Resosi conto della disfatta ormai imminente, il capo zelota Eleazar Ben Yair, parlò alla sua gente inducendola ad un suicidio collettivo per spada (estratti a sorte per gruppi, gli uomini della comunità uccidevano le donne e i bambini togliendosi poi la vita a vicenda); questa sembrava essere una sorte preferibile ad un sicuro stato di schiavitù.
Quando anche l'ultimo resistente cadde mentre la città era in preda alle fiamme, a salvarsi furono solo pochi bambini e due donne che si erano nascosti in un anfratto per scampare alla morte. I romani poterono così entrare in Masada ormai priva di difesa: sorpresi di quanto accaduto, tributarono ai valorosi resistenti un silenzioso omaggio.
Dopo la sua presa, Masada rimase in mano ai romani fino all'epoca bizantina per essere riscoperta oltre un secolo e mezzo fa per diventare simbolo della causa sionista. Tutt'oggi reclute dell'esercito israeliano vengono condotte sul luogo per pronunciare il giuramento di fedeltà al grido di: "Mai più Masada cadrà".
Masada è stata in parte ricostruita ed è diventato uno fra i più importanti siti archeologici di Israele grazie anche agli scavi compiuti a partire dagli anni '60 sotto la guida dall'archeologo Yigael Yadin. Sono stati riportati alla luce i resti dell'antica fortezza: evidenti risultano i segni dei campi militari romani, con mosaici di notevole qualità, bagni ed anche i massi di pietra lanciati dalle catapulte.

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