mercoledì 5 gennaio 2011

Orazi e Curiazi ai Musei Capitolini



Continuo il mio tour ai Musei Capitolini lasciando lo scalone monumentale ed entrando nell'aula grande, detta degli Orazi e Curiazi dal soggetto di uno degli affreschi. Questa grande sala era destinata alle udienze del Consiglio Pubblico dei Conservatori.

La decorazione fu affidata nel 1595 a Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d'Arpino, esponente di spicco del manierismo romano.

Osservare la sala da un angolo ti da sensazione di grandezza e di spaziosità enorme. Il visitatore viene subito sopraffatto dai dipinti enormi e soprattutto dai due sul lato lungo opposti alle finestre.

Importanti e bellissime sono le due statue onorarie di Papi commissionate dai Conservatori: l'una, in marmo, scolpita da Gian Lorenzo Bernini tra il 1635 e il 1640, raffigura Urbano VIII Barberini (1623-1644); l'altra, realizzata in bronzo tra il 1645 e il 1650 in onore di Innocenzo X Pamphilj (1644-1655), è opera dello scultore bolognese Alessandro Algardi.

Oggi vi descrivo della scena che ha dato il nome alla sala: combattimento tra gli Orazi e Curiazi (1612-1613).

Secondo la versione riportata da Tito Livio (Hist. I, 24-25), durante il regno di Tullo Ostilio (VII secolo AC) Roma ed Alba Longa entrarono in conflitto, affrontandosi con gli eserciti schierati lungo le Fossae Cluiliae (sull'attuale via Appia Antica), al confine fra i loro territori.

Roma ed Albalonga condividevano attraverso il mito di Romolo una sacra discendenza che rendeva empia questa guerra, perciò i rispettivi sovrani decisero di affidare a due gruppi di rappresentanti le sorti del conflitto fra le due città, evitando ulteriori spargimenti di sangue.
Furono scelti per Roma gli Orazi, tre fratelli figli di Publio Orazio, e per Albalonga i tre gemelli Curiazi, che si sarebbero affrontati a duello alla spada.

Iniziato il combattimento, quasi subito due Orazi furono uccisi, mentre due dei Curiazi riportarono solo lievi ferite; il terzo Orazio, che non avrebbe potuto affrontare da solo tre nemici, vistosi in difficoltà pensò di ricorrere all'astuzia e finse di scappare verso Roma. Come aveva previsto, i tre Curiazi lo inseguirono, ma nel correre si distanziarono fra loro.
Per primo fu raggiunto dal Curiazio che non era stato ferito e, voltandosi a sorpresa, lo trafisse. Ripreso che ebbe a correre, fu inseguito dagli altri due Curiazi, che però, essendo feriti, si stancarono notevolmente e gli fu facile, uno alla volta, ucciderli.
La vittoria dell'Orazio fu la vittoria di Roma, cui Albalonga si sottomise.

Camilla Orazia, sorella dell'Orazio superstite, era promessa sposa di uno dei Curiazi uccisi, e rimproverò violentemente del delitto il fratello, tanto che questi la uccise per farla tacere. Per purificarsi, offrì poi un sacrificio a Giunone Sororia, divinità tutelare della sorella. Inoltre per il processo al delitto di 'perduellio' (tradimento contro lo Stato) di cui si era macchiato l'uccisore dei Curiazi e di Camilla Orazia, Tullio Ostilio istituì giudici appositi: i 'duumviri perduellionis'. Le parentele erano ulteriormente intrecciate, secondo versioni successive della leggenda, essendo Sabina sorella di uno dei Curiazi e moglie di Marco Orazio.

Fantastico!!!

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