L´aquila imperiale è tornata a volare sui resti della villa dei Quintili.
Da due settimane, lanciate in aria dai falconieri della società Ave Nobis, "Spyke" e "Six-one-nine" volteggiano sulle rovine della tenuta che l´imperatore Commodo strappò ai Quintili, dopo averli sterminati, per avere quella principesca dimora sulla Regina viarum.
L´impiego di una coppia di aquile nel sito archeologico statale aperto nel 2000 sull´Appia antica non è espediente per attirare turisti, anche se sono molti i visitatori che rimangono incantati dal volteggio dei due rapaci al tramonto. Ma risponde a un´esigenza di salvaguardia dei resti, soprattutto dei mosaici, minacciati dal guano dei piccioni.
Da quando "Spyke" e "Six-one-nine" si sono messi a caccia, la comunità di colombi si è ridotta: «Da 150 unità, sono passati a circa 30», spiega il falconiere Fabio Ferri. «Ed entro fine mese, con l´entrata in azione del falco pellegrino, l´area sarà bonificata del tutto».
In realtà l´intervento è meno cruento di quello che si possa pensare. E risponde all´esigenza di ristabilire la catena alimentare, spezzata dal proliferare dei piccioni con la scomparsa del falco pellegrino. «Le aquile non cacciano, scacciano piuttosto i colombi che, terrorizzati dai due rapaci, stanno piano piano abbandonando il sito» precisa Riccardo Frontoni, l´archeologo che lavora per la Soprintendenza speciale di Roma sin dall´inizio degli scavi realizzati per riportare alla luce i pavimenti dell´impianto termale che serviva la villa. E che, sulla scia di quanto già tentato nel 2005 ad Ercolano, è stato incaricato di chiamare i falconieri. «In pericolo erano proprio i mosaici del frigidarium e del calidarium - precisa lo studioso - dal momento che i colombi avevano fatto i nidi nelle buche pontaie presenti lungo i muri».
Il guano è molto acido e, così come corrode la vernice delle automobili, "mangia" la superficie delle tessere marmoree, opacizzandole. Per questo, alla villa dei Quintili sono costretti a pulire continuamente gli antichi resti per evitare che le deiezioni dei piccioni si solidifichino.
Il guano è molto acido e, così come corrode la vernice delle automobili, "mangia" la superficie delle tessere marmoree, opacizzandole. Per questo, alla villa dei Quintili sono costretti a pulire continuamente gli antichi resti per evitare che le deiezioni dei piccioni si solidifichino.
Meglio allora, con una spesa contenuta, affidarsi alle cure di un allevatore di rapaci. E Fabio Ferri, dopo i Quintili, porterà i suoi due esemplari di aquila di Harris, che gli indiani del deserto di Sonora chiamano "falco rosso", a salvare dal guano anche la tomba di Cecilia Metella e la torre medievale di Santa Maria Nova.
Con alle spalle nove anni di duro lavoro all´aeroporto di Bari Palese («un servizio massacrante, 24 ore al giorno a disposizione con le aquile reali per cacciare volpi e cani randagi dalla pista», racconta Ferri), il falconiere di Sacrofano si presenta ogni pomeriggio al numero civico 1092 di via Appia nuova, ingresso della villa.
E con il suo assistente Alessio Palma, brindisino, toglie il cappuccio a "Spyke" e a "619". Il maschio e la femmina lasciano il braccio dei loro istruttori e iniziano a volteggiare tra le rovine. E subito la colonia di piccioni entra nel panico. Ma l´altro ieri la cacciatrice, all´inizio, non ne voleva sapere di entrare in azione: la sera prima aveva mangiato coniglio ed era troppo sazia. Una volta digerito, "Spyke" ha raggiunto il compagno che intanto, spiccato il volo dai muri diroccati con un salto che sembra davvero il wrestler Rey Mysterio quando si esibisce nella mossa "619", faceva la spola tra frigidarium e ninfeo, dall´altro lato della villa, inseguendo i piccioni. Vedere in azione le due aquile è uno spettacolo. Parte il maschio, che è più leggero.
Lo raggiunge poco dopo la femmina, più forte e decisa. Compiono giri concentrici. E seminano il terrore tra i piccioni. Le due aquile attaccano soprattutto i nidi. «Sono pochi i piccioni che vengono uccisi in volo. È lo stress che elimina gli individui più deboli» spiega il falconiere. Senza più una tana calda dove dormire, i colombi restano tutta la notte sui muri. E quelli malati (questi uccelli sono peraltro portatori di una ventina di malattie per gli uomini, tra cui la meningite) non vedranno l´alba. Gli altri, cambiano casa. E lasciano, forse per sempre, la villa dei Quintili.
di Carlo Alberto Bucci sulla cronaca di roma di www.repubblica.it (18 ottobre 2009)
di Carlo Alberto Bucci sulla cronaca di roma di www.repubblica.it (18 ottobre 2009)
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