mercoledì 5 novembre 2008

Vercingetorige si arrende



Il Vercingetorige che si arrende (1886) di Paul-Henri Motte, del Museo di Le Puy-en-Velay, rappresenta l'episodio del De bello gallico in cui il capo dei Galli si consegna a Cesare e «arma proiciuntur – le armi vengono gettate».

L'episodio è l'epilogo della famosissima battaglia di Alesia, dove, dopo una quarantina di giorni di disperata resistenza, con le truppe ridotte alla fame, Vercingetorige si arrende e offre la propria vita in cambio di quella dei 53 000 assediati. I Galli escono disarmati dalla cittadella e vengono ridotti in prigionia.


Brani
Vercingetorige, indossata l'armatura più bella, bardò il cavallo, uscì in sella dalla porta della città di Alesia e, fatto un giro attorno a Cesare seduto, scese da cavallo, si spogliò delle armi che indossava e chinatosi ai piedi di Cesare, se ne stette immobile, fino a quando non fu consegnato alle guardie per essere custodito fino al Trionfo.
(Plutarco, Vite Parallele, Cesare, 27, 9-10.)


« Anche quel famoso re [Vercingetorige, ndr] quale preda per la vittoria, venuto supplice nell'accampamento romano di Cesare, gettò davanti a Cesare il suo cavallo, le sue falere e le sue armi, dicendo: "Prendi, hai vinto un uomo valoroso, tu che sei un uomo valorosissimo!". »
(Floro, Epitome di storia romana, I, 45, 26.)



« Ora Vercingetorige avrebbe potuto scappare, poiché non era stato catturato e non era ferito. Egli sperava, poiché era stato con Cesare in rapporti di amicizia, di poterne ottenere il perdono da lui. Così egli venne da Cesare senza essere annunciato, ma comparendo davanti a lui all'improvviso, mentre Cesare era seduto su di uno scranno come in tribunale, e gettando allarme tra i presenti. Egli avanzò imponente, di alta statura, armato splendidamente. Quando si ristabilì la calma, egli non proferì parola, ma si inginocchiò ed afferrò le mani di Cesare in segno di supplica. Ciò ispirò molta pietà tra i presenti al ricordo della sua iniziale fortuna e nello stato attuale di angoscia in cui versava ora. »
(Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XL, 41.)


Un'altra opera ritrae questo momento storico e, a mio parere, è molto più espressivo, peccato che per la sua mancanza:
Vercingetorige getta le armi ai piedi di Cesare. Lionel-Noël Royer, 1899

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo me (amante della pittura) la seconda opera cerca di dare l'idea del movimento ed è per questo che quel momento storico sembra rappresentato meglio rispetto alla prima.

Andrea ha detto...

Io ho focalizzato soprattutto due cose:
la prima sono i soggetti: nel primo viene messa in risalto la figura del capo gallico mentre la seconda evidenzia Cesare il vincitore.
la seconda sono i colori: freddi ne primo quadro caldi nel secondo.

Anonimo ha detto...

Tu hai guardato i particolari mentre io l'opera nel suo complesso.

Andrea ha detto...

Ma tu sei l'intenditore. Io ci capisco poco.

Anonimo ha detto...

Non volevo fare una critica alla tua interpretazione.
A me piace la pittura ma ciò non vuol dire che ne capisco più di te.

Andrea ha detto...

Non l'ho asolutamente presa come critica ma come un'osservazione interessantissima. Per quanto riguarda il capire la pittura penso di essere così a digiuno che sicuramente ne sai più di me e mi fa piacere dialogare sul tema per poter imparare qualcosa. Sono convinto che se non avessimo l'arte saremmo degli animali.
Comunque grazie mille per i commenti

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