lunedì 8 settembre 2008

Week End a Napoli: l'anfiteatro Flavio



Seconda tappa del nostro week end a Napoli dopo la Solfatara è stato l'anfiteatro Flavio a Pozzuoli. Incredibile che nei d'intorni di Napoli ci siano questi resti romani e le istituzioni non ne facciano maggior pubblicità. Ho notato con rammarico che a visitare questi siti archeologici sono pochissime persone mentre potrebbe essere veramente una grande risorsa.


L’anfiteatro fu edificato, in sostituzione di quello di epoca repubblicana, dal primo imperatore della dinastia dei Flavi, Vespasiano, come donazione ai Puteolani (Puteoli era l’antica Pozzuoli), che nella guerra civile si schierarono dalla parte dell’imperatore, insieme agli uomini della base navale di Miseno, dove stazionava la potente “classis Misenensis”.
Per Pozzuoli Vespasiano scelse di fare erigere un anfiteatro di grandi dimensioni: il terzo, per ampiezza, dopo quelli di Roma e Capua.


Secondo la leggenda, qui si consumarono i primi martirii dei cristiani e si dispose il supplizio, poi inflitto alla Solfatara, di San Gennaro e dei suoi compagni nel 305 d.C.


I sotterranei dell’anfiteatro sono perfettamente conservati, a differenza delle strutture in elevazione, essendo stati per secoli sepolti dai detriti della vicina Solfatara. Scendere in questi locali ti lascia senza parole.
In particolare, l’arena è attraversata, lungo l’asse maggiore, da una fossa scenica, corrispondente a un lungo corridoio utilizzato per innalzare gli scenari dipinti che dovevano animare i giochi, per improvvise apparizioni su piattaforme di gladiatori, o cori in costume. Tale corridoio s’interseca perpendicolarmente, al centro, con un altro corridoio, corrispondente all’asse minore dell’arena. Sempre sotto il livello dell'arena si sviluppa un corridoio ellittico, sul quale si affacciano numerosi piccoli ambienti dove sono sistemate le gabbie per le fiere. In corrispondenza a questi ambienti si aprono le botole disposte lungo il perimetro dell'arena.
Gli ordini dei posti per gli spettatori (praecinctiones) erano tre, suddivisi all’interno in cunei. Dal portico esterno dell’anfiteatro si dipartivano venti rampe di scale, che arrivavano sino alla precinzione più alta della summa cavea che poteva contenere almeno 20.000 spettatori. Un portico circondava, infine, il perimetro esterno dell’Anfiteatro

In epoca tardo-antica il monumento fu abbandonato e in parte sepolto dal terreno alluvionale e dall’eruzione della Solfatara. Nel Medioevo, privato di tutte le decorazioni marmoree e dei blocchi delle gradinate, fu utilizzato per masserie e vigne.
Paradossalmente la parziale sepoltura ha preservato dalle distruzioni del tempo e dai saccheggi i sotterranei dell’edificio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La campania, come la maggior parte dell'Italia, è piena di ricchezze archeologiche, culturali gastronomiche etc. etc.. poi lo Stato ha altro da fare che salvaguardare il proprio e il nostro patrimonio culturale.....
viene un arabbia a pensare a tutte le bellezze che abbiamo e che sono poco valorizzate tranne i soliti posti.....

Andrea ha detto...

Condivido. vedere dei luoghi così affascinanti e pieni di storia abbandonati all'incuria mi fa veramente arrabbiare. Saremmo veramente tutti più ricchi!

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