giovedì 5 giugno 2008

Cloaca Massima


Nel post su Tarquinio Prisco ho scritto delle opere che gli sono state attribuite, oggi mi soffermo sulla Cloaca Massima.

Sebbene Tito Livio la descriva come scavata nel sottosuolo della città, scrivendo tuttavia molto tempo dopo la sua costruzione, dalle notizie di altre fonti antiche e dal percorso seguito si ritiene che in origine si trattasse per lo più di un canale a cielo aperto, che raccoglieva le acque dei corsi d'acqua naturali che scendevano dalle colline, drenando la pianura del Foro Romano e il Velabro, allora acquitrinosi, per riversarle poi nel fiume Tevere.

Questo canale, comunque scavato al di sotto del livello del suolo, sarebbe stato progressivamente coperto per le esigenze di spazio del centro cittadino.
La Cloaca Massima fu accuratamente mantenuta in buono stato per tutta l'età imperiale.


Il condotto era sotto la protezione della dea Cloacina: a "Venere Cloacina" era dedicato un piccolo sacello circolare, sorto nel punto in cui il condotto entrava nel Foro Romano, davanti la Basilica Emilia

Attualmente è percorribile il tratto che inizia appena fuori il Foro di Nerva, presso la Tor de' Conti (attuale via Cavour): in questo tratto, reso agibile nel 1889, il condotto ha un altezza di circa 3 metri (10 piedi romani), con il pavimento a circa 12 metri sotto il livello stradale moderno (ossia circa 6 metri sotto il livello antico).


Sotto il Foro Romano, il condotto procede in due gallerie parallele, per sopperire alla minore altezza. Questo tratto, sgomberato nel 1871, è costruito in opera incerta e in opera reticolata ed è databile alla tarda età repubblicana; sono tuttavia presenti anche resti più antichi, in cappellaccio, con tracce di falsa volta di copertura, che potrebbero risalire alla costruzione originaria.


Un altro settore accessibile si trova nell'antico Foro Boario, in corrispondenza del cosiddetto Arco di Giano quadrifronte. In questo punto le acque che tuttora percorrono l'antico condotto vengono deviate in un collettore moderno e il resto del percorso è del tutto ostruito e inaccessibile.

È tuttora visibile, presso i resti del ponte Rotto, vicino al Ponte Palatino, l'antico sbocco della Cloaca Massima, costituita da un arco a triplice ghiera di conci in pietra gabina.

3 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Ma non era Giano Bifronte? Illuminami!!!

Andrea ha detto...

L'aggettivo quadrifronte è attribuito all'arco e non al dio. Infatti la particolarità dell'arco è proprio quello di avere quattro lati. Per maggiori informazioni puoi rileggere il mio post
http://deaminerva.blogspot.com/2007/05/arco-di-giano.html
Grazie per la richiesta e ciao

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