Continuo la descrizioni delle opere che più mi hanno colpito nella recente visita a Palazzo Massimo. Oggi vi racconto della statua dell'ermafrodito.
Il ritrovamento dell'opera è avvenuta nell'’attuale via XX Settembre che, agli inizi del Seicento, era quasi completamente disabitata e caratterizzata dalle maestose rovine delle terme di Diocleziano che si stagliavano sul paesaggio di sfondo.
Qui i frati carmelitani scalzi possedevano una vigna con un romitorio, dove volevano costruire una chiesa da dedicare a San Paolo. I lavori presero il via nel 1608, secondo il progetto di Carlo Maderno. Nel 1619, "nel piantarsi una spalliera" nell’orto del convento, i frati rimasero di stucco nel veder emergere dalla terra smossa il bianco di una statua marmorea, che si rivelò, una volta tirata fuori, una splendida scultura di Ermafrodito dormiente, copia romana di un capolavoro ellenistico realizzato dal bronzista Policle nel II secolo a.C., conosciuto e lodato da Plinio.
Il corpo ambiguo e bellissimo dalle forme sinuose ed eleganti sembra girarsi nel sonno per mostrare i suoi caratteri di entrambi i sessi.
Certo un soggetto imbarazzante per i poveri frati, che decisero di donarlo al cardinale Scipione Borghese, nipote del pontefice Paolo V e appassionato collezionista d’arte.
Il cardinale Scipione fece portare la statua dell’Ermafrodito nella villa fuori Porta Pinciana e ne affidò quindi il restauro al suo scultore prediletto, Gian Lorenzo Bernini, che la poggiò su un materasso marmoreo, elemento virtuosistico che riproduce nella durezza del marmo la morbidezza del giaciglio.
L’artista aggiunse anche un soffice cuscino sotto il capo del giovinetto e il piede sinistro, che risultava mancante. Per ultimo, fece appoggiare il tutto su un letto di legno con lo stemma dei Borghese, come si vede in un bronzetto oggi al Metropolitan Museum di New York, che reca l’iscrizione "duplex cor uno in pectore / saepe invenies / Cave insidias", ossia "troverai spesso due cuori nello stesso petto: guardati dagli inganni".
La scultura, però, non sarebbe a lungo rimasta nella sua bella sala: nel 1807 seguì il destino di gran parte della raccolta del cardinale Scipione, che Camillo Borghese fu costretto a vendere al cognato Napoleone Bonaparte, di cui aveva sposato la sorella Paolina. Oggi costituisce uno dei pezzi più apprezzati della collezione d’arte antica del Museo del Louvre a Parigi, mentre noi al Palazzo Massimo alle Terme possiamo ammirarne solo una copia.
Interessante anche la storia di Ermafrodito, figlio di Hermes (Mercurio) e di Afrodite (Venere), e della ninfa Salmace, cantata anche da Ovidio nelle sue Metamorfosi. La ninfa si era innamorata del bellissimo Ermafrodito, senza esserne ricambiata. Nella fontana sacra alla ninfa, vicino ad Alicarnasso, Salmacide si avvinghiò così forte al corpo dell’amato che vi stava nuotando da fondersi con lui, in modo da non poterne più essere divisa per l’eternità, dando origine a un nuovo essere dalla doppia natura.
5 commenti:
Ovidio? La storia di Ermafrodito è stata cantata dai Genesis, nel pezzo "The fountain of Salmacys", album "Nursery Crime" del 1971.
Benny
se,addiooooo, ...senza Ovidio i Genesis potevano cantare giusto machebelcastellomarcondirondirondello... caro/a Benny, dovremmo dare maggiore importanza ai nostri avi... non ci siamo inventati proprio niente... e dovresti leggere il passo originale di Ovidio nelle Metamorfosi... roba da pelle d'ca per classe, bellezza, poesia e sensualità... altro che genesis...
Mi sembrava palesemente ironico!
pensavo che le code di commenti fosse roba di YouTube
L'ermafrodito di Palazzo Massimo non è una copia di quello del Louvre, ma sono entrambi, compreso quello conservato tutt'oggi alla Galleria Borghese, copie romane di un originale ellenistico.
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