giovedì 18 dicembre 2008

tribuno della plebe


La settimana scorsa ho scritto della secessione dei Plebei e le relative concessioni ottenute dagli aritstocratici (patrizi).

Tra queste c'è la magistratura romana di tribuno della plebe (tribunus plebis).

Fu creata nel 494 a.C., all'incirca 15 anni dopo la fondazione della Repubblica Romana nel 509 a.C..

La carica pubblica avevail carattere di assoluta inviolabilità e sacralità (caratteristiche sintetizzate dal termine latino sacrosanctitas).

Questo significava che lo Stato si accollava il dovere di difendere i tribuni da qualsiasi tipo di minaccia fisica, ed inoltre garantiva ai tribuni stessi il diritto di difendere un cittadino plebeo messo sotto accusa da un magistrato patrizio (ius auxiliandi). Secondo la tradizione i primi tribuni della plebe si chiamavano Lucio Albinio e Caio Licinio.
Dal 449 a.C. acquisirono un potere ancora più formidabile, lo Ius intercessionis, ovvero il diritto di veto sospensivo contro provvedimenti che danneggiassero i diritti della plebe emessi da un qualsiasi magistrato, compresi altri tribuni della plebe. I tribuni avevano inoltre il potere di comminare la pena capitale a chiunque ostacolasse o interferisse con lo svolgimento delle loro mansioni, sentenza di morte che veniva solitamente eseguita mediante lancio dalla Rupe Tarpea. Questi sacri poteri dei tribuni furono a più riprese sanciti e confermati in occasione di solenni riunioni plenarie di tutto il popolo plebeo.
A partire dal 450 a.C. il numero dei tribuni fu elevato a dieci. Fino al 421 a.C. il tribunato fu l'unica magistratura a cui i plebei potevano accedere, e che, naturalmente, era ad essi riservata. Per contro negli ultimi periodi della repubblica questa carica aveva assunto un'importanza ed un potere talmente grandi che alcuni patrizi ricorsero ad espedienti per riuscire a conseguirla. Ad esempio Clodio si fece adottare da un ramo plebeo della sua famiglia, e fu così in grado di candidarsi, con successo, alla carica.

Un altro espediente usato dai patrizi per aggirare il divieto di diventare tribuni fu quello di farsi investire del potere di tribuno (tribunicia potestas) anziché essere eletti direttamente, come avvenne nel caso del primo imperatore romano Augusto.

Questa prerogativa costituiva una delle due basi costituzionali su cui si fondava l'autorità di Augusto (l'altra era l' imperium proconsulare maius). In questo modo egli era in grado di porre il veto su qualsiasi decreto del Senato, tenendo così questa assemblea sotto il proprio totale controllo.

Inoltre poteva esercitare l'intercessione e comminare la pena capitale oltre a godere dell'immunità personale. Anche la maggior parte degli imperatori successivi assunse la tribunicia potestas durante il proprio regno, sebbene alcuni imperatori ne fossero stati investiti anticipatamente dai rispettivi predecessori, come ad esempio Tiberio, Tito, Traiano e Marco Aurelio. Altri personaggi, come Marco Agrippa e Druso, la assunsero pur senza divenire in seguito imperatori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Interessantissimo.

Dovresti fare altri post sulla natura e i poteri delle cariche nel periodo consolare romano.

Michele

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