sabato 21 luglio 2007

Pontefice massimo

Buongiorno ragazzi inizio a rispondere alle domande pubblicate martedì scorso.
Per prima cosa vi dico che Papa (dal greco πάππας, padre; alcuni ritengono derivi dall'acronimo dalle parole latine "PAstor PAstorum", che significano "Pastore dei pastori", oppure di "PAter PAtrum" che significa "Padre dei padri", o ancora delle parole "Petrus Apostolum Potestatem Agens", "Pietro che detiene il potere apostolico") è il titolo detenuto dal vescovo di Roma della Chiesa cattolica, oltre che dai patriarchi ortodossi di Alessandria d'Egitto e dai papi copti. I Papi hanno sempre mantenuto tale denominazione, anche se non è scorretto parlare di "Arcivescovo di Roma", in virtù del primato territoriale della città o, anche "Patriarca di Roma" perché sede di un apostolo.
Il Pontefice era, nella Roma arcaica, una sorta di esperto di tutto il complesso delle cose sacre, più che un sacerdote (come poi sarà in epoca successiva), il cui compito principale era quello di indicare e suggerire, alle autorità e anche ai privati, il modo più opportuno per adempiere agli obblighi religiosi affinché fosse salvaguardata la pax deorum. Una responsabilità di tanto rilievo conferiva al Pontefice un’altissima autorità ed un immenso prestigio all’interno della comunità. Poiché nella fase primitiva l’organizzazione giuridica era permeata di ispirazione religiosa, al punto da creare una quasi totale mescolanza tra i due ambiti, i pontefici avevano il pieno controllo del culto pubblico e privato e di conseguenza, tramite questo, anche il controllo dell’intera vita pubblica. Il pontefice era quindi anche l'unico interprete dell'ordinamento giuridico in quanto depositario della sapienza giuridica ed in particolare dei formulari del diritto. Con tali attribuzioni il pontefice di fatto, se non di diritto, rappresentava una figura limitativa del potere e dell’autorità del re (che inizialmente era un re-sacerdote), il quale doveva riconoscergli il ruolo preminente di depositario della sapienza giuridica.
Il pontifex maximus, presidente e rappresentante del collegio, ancora verso la fine della repubblica rivestiva, da un punto di vista formalmente gerarchico, il quinto posto (dopo il rex sacrorum, il sacerdote al quale erano affidate le funzioni religiose compiute un tempo dai re, ed i tre Flamini maggiori: il Dialis, il Martialis ed il Quirinalis). Il suo potere divenne tale da subordinare, di fatto, quello del rex sacrorum e da consentirgli giurisdizione sui Flamini e sulle Vestali. Tutto il collegio (come gli altri sacerdoti) aveva diritto alla toga praetexta, ai littori ed alla sella curulis.
Per quanto riguarda il significato l'etimologia della parola pontifex (=pontem facere) è una traduzione dal greco gephyraei che significa appunto "costruttore di ponti". L'origine del nome deriverebbe dal fatto che in epoca antica in Tessaglia le immagini degli dei da venerare venivano poste sopra il ponte sul fiume Peneus; da qui discenderebbe il nome dei sacerdoti preposti al culto. In ambiente latino arcaico rimane il collegamento tra i pontefici ed i ponti: il primo ponte di Roma, il Sublicius, era infatti restaurato a cura del collegio pontificale.

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