mercoledì 1 dicembre 2010

Il carcere di San Pietro apre ai turisti


da www.beniculturali.it

Rinvenute le prove storiche che datano la prigionia del primo Papa di Roma nel sito Tullianum del Foro Romano.
Una campagna di scavi ha rintracciato le trasformazioni nel corso della storia. Roma non finisce mai di stupire. Ogni giorni restituisce un frammento della secolare storia e ieri anche la prova che la leggenda sulla prigionia del primo Papa di Roma è verità. Almeno per gli archeologi.

Secondo la tradizione cristiana, infatti, l'antico carcere Tullianum (o Mamertino) nel Foro Romano, al di sotto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, è stato il luogo di detenzione dell'apostolo Pietro. Ora, alla conclusione di una lunga e complessa campagna di scavi condotta dalla Soprintendenza speciale archeologica di Roma, la leggenda ha un suo riscontro concreto.

Secondo quanto si apprende, sono state infatti rintracciate nel dettaglio le varie fasi di trasformazione del sito, dall'epoca arcaica a quella paleocristinana, focalizzando la conversione del luogo da carcere a luogo di culto.

La complessa stratigrafia del sito del "Carcer Tullianum" è stata oggi riletta dagli archeologi, che possono avallare l'agiografia cristiana medievale legata alla prigionia di San Pietro. Secondo quanto l'agenzia di stampa Omniroma ha ricostruito da fonti della sovrintendenza speciale archeologica, la campagna di scavo ha rintracciato le varie fasi storiche del sito: il primo insediamento che risale all'età arcaica come luogo di culto legato alla fonte d'acqua sorgiva; l'età Repubblicana, quando è stato trasformato in carcere per poi subire in epoca paleocristiana una trasformazione in chiesa. D'interesse per gli archeologi sono quindi le tracce precise di questa conversione "particolarmente rapida" in luogo di culto (scortata anche da frammenti di affreschi) che avvalorerebbero la tradizione cristiana del carcere di San Pietro.

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