Sabato teatrale con i miei amici. Scegliamo nuovamente il teatro Eliseo, questa volta per assistere allo spettacolo "Die Panne. Ovvero la notte più bella della mia vita" con Gianmarco Tognazzi.
Lo spettacolo è tratto dall'opera di Friedrich Dürrenmatt "Die Panne. Eine noch mögliche Geschichte". L'intento dell'autore è stato quello di dimostrare che i meccanismi investigativi e giudiziari dello stato sono sostanzialmente incapaci di giungere alla verità umana, in quanto, alcuni comportamenti, di fatto umanamente negativi, non vengono percepiti come "colpevoli" dalla giustizia umana.
Protagonista del racconto è Alfredo Traps (Tognazzi), rappresentante di articoli tessili, che sta viaggiando per lavoro in un'indefinita parte della Svizzera, quando la sua automobile, una lussuosa Jaguar rosso fuoco, smette di funzionare: inizialmente non dispiace a Traps passare una notte fuori casa, sperando in qualche piacevole avventura.
Riesce così ad essere ospitato per la nottata a casa di un giudice in pensione che, vivendo solo, offre gratuitamente l'alloggio a favore di un poco di compagnia. Il padrone di casa annuncia inoltre che avrà dei colleghi (anche loro pensionati) a cena, con i quali è solito passare il tempo simulando processi storici o, in presenza ospiti come Traps, processandoli.
A cena, tra ottimi piatti e buon vino, Traps si ritrova imputato in un vero e proprio processo a sé stesso, parla, si confessa, e la sua vita fino ad allora comune e mediocre, inizia a disvelare imprevedibili risvolti. Ammette il profondo rancore nutrito per il suo ex-datore di lavoro, un certo Gygax, e racconta particolari scottanti circa una sua relazione extraconiugale con la moglie di questi, Alfredo scopre a poco a poco di avere sordidamente compiuto un delitto, di aver procurato un infarto letale al suo capo avvertendolo anonimamente delle avventure amorose della signora Gygax.
Il processo oscilla tra gioco e realtà e man mano gli ospiti diventano sempre più euforici e iniziano a festeggiare per la strabiliante sincerità dell'imputato, che, anch'egli euforico, si comporta in modo opposto alla normalità, giungendo persino a ringraziare il giudice per la definitiva sentenza di condanna a morte.
Questo incontro-scontro tra sé e sé culminerà in modo drammatico per Alfredo, il quale, finalmente solo di fronte all’essenza della sua personalità, non potrà che riconoscersi colpevole e autoinfliggersi la condanna a morte.
Ho trovato lo spettacolo un po' forzato, la scena e gli attori hanno creato un clima improbabile e surreale che non ha permesso ai protagonisti di raccontare un processo mentale interessante e originale.
Lo spazio scenico sfruttato al massimo, occupato dalla scenografia massiccia e al contempo essenziale, crea all’occorrenza una comune sala da pranzo ma anche un’aula da “tribunale della coscienza".
Bravissimi Bruno Armando e Roberto Tesconi, buona la recitazione di Lombardo Fornara, Franz Cantalupo e Lidia Giordano. I "coprotagonisti" si alternano, si incontrano, si scontrano con naturalezza e maestria, surclassando il protagonista, Gian Marco Tognazzi-Traps. Infatti, Tognazzi mi ha deluso. I suoi atteggiamenti e la sua voce, innaturali, hanno trasformato la figura del protagonsta in una caricatura mentre tutta lo spettacolo si sarebbe dovuto incentrare sull’evoluzione della personalità di Alfredo prima e dopo l’incontro con sé stesso.
Nel complesso la genialità del racconto originale e la bravura di Bruno Armando e Roberto Tesconi riescono a salvare uno spettacolo altrimenti non all'altezza dell'Eliseo.
Lo spettacolo è tratto dall'opera di Friedrich Dürrenmatt "Die Panne. Eine noch mögliche Geschichte". L'intento dell'autore è stato quello di dimostrare che i meccanismi investigativi e giudiziari dello stato sono sostanzialmente incapaci di giungere alla verità umana, in quanto, alcuni comportamenti, di fatto umanamente negativi, non vengono percepiti come "colpevoli" dalla giustizia umana.
Protagonista del racconto è Alfredo Traps (Tognazzi), rappresentante di articoli tessili, che sta viaggiando per lavoro in un'indefinita parte della Svizzera, quando la sua automobile, una lussuosa Jaguar rosso fuoco, smette di funzionare: inizialmente non dispiace a Traps passare una notte fuori casa, sperando in qualche piacevole avventura.
Riesce così ad essere ospitato per la nottata a casa di un giudice in pensione che, vivendo solo, offre gratuitamente l'alloggio a favore di un poco di compagnia. Il padrone di casa annuncia inoltre che avrà dei colleghi (anche loro pensionati) a cena, con i quali è solito passare il tempo simulando processi storici o, in presenza ospiti come Traps, processandoli.
A cena, tra ottimi piatti e buon vino, Traps si ritrova imputato in un vero e proprio processo a sé stesso, parla, si confessa, e la sua vita fino ad allora comune e mediocre, inizia a disvelare imprevedibili risvolti. Ammette il profondo rancore nutrito per il suo ex-datore di lavoro, un certo Gygax, e racconta particolari scottanti circa una sua relazione extraconiugale con la moglie di questi, Alfredo scopre a poco a poco di avere sordidamente compiuto un delitto, di aver procurato un infarto letale al suo capo avvertendolo anonimamente delle avventure amorose della signora Gygax.
Il processo oscilla tra gioco e realtà e man mano gli ospiti diventano sempre più euforici e iniziano a festeggiare per la strabiliante sincerità dell'imputato, che, anch'egli euforico, si comporta in modo opposto alla normalità, giungendo persino a ringraziare il giudice per la definitiva sentenza di condanna a morte.
Questo incontro-scontro tra sé e sé culminerà in modo drammatico per Alfredo, il quale, finalmente solo di fronte all’essenza della sua personalità, non potrà che riconoscersi colpevole e autoinfliggersi la condanna a morte.
Ho trovato lo spettacolo un po' forzato, la scena e gli attori hanno creato un clima improbabile e surreale che non ha permesso ai protagonisti di raccontare un processo mentale interessante e originale.
Lo spazio scenico sfruttato al massimo, occupato dalla scenografia massiccia e al contempo essenziale, crea all’occorrenza una comune sala da pranzo ma anche un’aula da “tribunale della coscienza".
Bravissimi Bruno Armando e Roberto Tesconi, buona la recitazione di Lombardo Fornara, Franz Cantalupo e Lidia Giordano. I "coprotagonisti" si alternano, si incontrano, si scontrano con naturalezza e maestria, surclassando il protagonista, Gian Marco Tognazzi-Traps. Infatti, Tognazzi mi ha deluso. I suoi atteggiamenti e la sua voce, innaturali, hanno trasformato la figura del protagonsta in una caricatura mentre tutta lo spettacolo si sarebbe dovuto incentrare sull’evoluzione della personalità di Alfredo prima e dopo l’incontro con sé stesso.
Nel complesso la genialità del racconto originale e la bravura di Bruno Armando e Roberto Tesconi riescono a salvare uno spettacolo altrimenti non all'altezza dell'Eliseo.
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