sabato 21 marzo 2009

Parola ai giurati


Tradito il Teatro Valle per assistere Parola ai giurati, diretto da Alessandro Gassman al teatro Eliseo. Lo spettacolo è stato proposto con entusiasmo da Gianfranco e Lia ma per motivi personali, ieri sera, sono stati sostituiti da Benny e Cristina.


Alessandro Gassman ha scelto per la sua seconda prova alla regia l'opera di Reginald Rose scritta per la televisione americana nel ’54 e trasposta cinematograficamente 3 anni dopo da Sideny Lumet: Twelve Angry men.

La storia è ambientata nella New York degli anni Cinquanta, in un giorno di Ferragosto di una torrida estate. Dodici uomini, che compongono la giuria in un processo per omicidio di primo grado, devono decidere della colpevolezza o meno dell'imputato, un sedicenne accusato di avere pugnalato il padre. Quando i dodici si riuniscono in camera di consiglio, chiusi a chiave per raggiungere un verdetto unanime, tutto sembra chiaro. Il quartiere dove vive il ragazzo, la sua estrazione sociale, il fatto di essere ispano-americano e di conseguenza un violento come tutti quelli della sua "razza" lo rendono automaticamente già colpevole. Nemmeno l'avvocato difensore ha cercato di smontare il castello di incongruenze e le dubbie testimonianze contro il suo assistito. Tutti sembrano convinti della sua colpevolezza (che lo porterà sulla sedia elettrica). Tutti a eccezione di uno. Quel giurato, il numero otto - interpretato dallo stesso Gassman - riesce a incrinare le certezze degli altri undici, arroccati nei loro pregiudizi, nella loro moralità ottusa e perbenista, instillando nelle loro menti un "ragionevole dubbio", il principio secondo il quale una condanna deve implicare la certezza del crimine.


La trama è avvincente e approfondisce esaurientemente la psicologia di dodici uomini, ognuno diverso dall'altro con i propri pregi e i propri difetti.

A non convincermi, però, sono le scelte di Gassman. La sua sceneggiatura è fortemente debitrice del contesto cinematografico con cui l’opera di Rose è stata fatta conoscere al grande pubblico.

Per esempio l’impianto scenografico mi ha lasciato perplesso: se la scena è ben curata grazie alla riproduzione fedele di un’aula di un tribunale americano degli anni ’50, mi ha molto infastidito l'utilizzo di una "zanzariera" tra gli attori e il pubblico sulla quale dall’interno stesso del palco venivano proiettati alcuni effetti video (spesso inutili). Il teatro dovrebbe essere come un libro: la trama ti deve stimolare la immaginazione. Proiettare video o effetti speciali mi danno l'idea di una scorciatoia per indurre il pubblico ad una reazione senza utilizzare il fascino del teatro. Inoltre, avevo netta la sensazione di avere una barriera tra me e gli attori, un po' come al cinema.


I difetti della regia cinematografica si sono evidenziati anche nella recitazione degli attori. Infatti, costretti a lavorare molto lontano dal pubblico, sono tutti microfonati, scelta che se porta ad un maggior realismo (gli attori possono recitare di spalle o seduti su un davanzale in lontananza) e il pubblico riesce a percepisce chiaramente ogni parola ma, contemporaneamente, questa scelta appiattisce i volumi delle voci degli attori: alcune volte ci mettevo un po' di tempo a capire chi dei dodici stesse parlando.


Nonostante queste due pecche lo spettacolo mantiene una forte carica emotiva e sociale, grazie anche agli attori eccellenti che riescono a far emergere le contraddizioni tra i giurati, ma anche qui alcune volte i sentimenti e le reazioni sono esternate in modo esasperato rendendo il tutto un po' scontato.

Comunque, nonostante in alcune occasioni la recitazione spinge troppo verso il parossismo, arrivando all’urlo in maniera un po’ forzata e comunque troppo frequentemente, penso che Parola ai giurati sia uno spettacolo di discreta qualità.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono fiero di avere un caro amico come te esperto d'arte e ora anche di taatro. Mi spiace non averlo visto, ma il tuo commento, anche se breve, mi ha dato la sensazione di essere stato presente.
Vorrei inoltre dire che, sebbene avessi preferito non farlo, ho con piacere ceduto i miei biglietti a dei carissimi amici come Benny e Cristina.
Gianfranco

Andrea ha detto...

Ma falla finita, falso!

Anonimo ha detto...

A michele non l'avresti mai detto
Gianfranco

Anonimo ha detto...

Che pallista hai dormito tutto il tempo

Andrea ha detto...

Ammetto di essermi appisolato al primo tempo ma dopo il pocket coffee offerto da Benny ho seguito attentamente tutto lo spettacolo. E poi c'era Cristina che mi sgomitava quando la mia testa ciondolava ^__^

Anonimo ha detto...

Siamo nel 2009.il teatro può ben avvalersi di qualche espediente tecnologico. Io la zanzariera l'ho notata solo alla fine mai l'uso delle proiezioni nei cambi di scena non ha tolto nulla alla recitazione teatrale.
Benny

Anonimo ha detto...

Leggo solo ora lo scambio di battute post-teatrali.

Nel constatare la solita sagacia di Andrea nelle critiche alle pieces (ma come farà, visto che dorme tutto il tempo?), volevo aggiuingere che non è vero che a me Andrea non l'avrebbe mai detto, perchè siamo abituati a scambiarci sinceri ed aperti commenti sui nostri accadimenti, senza paura di criticarci a vicenda se necessario!

Michele

PS
Questo si che è un commento falso!

Paolo ha detto...

Uno spettacolo che sarei voluto andare a vedere, ma i biglietti sono finiti prima che lo mettessero in cartellone o quasi. Piangono tanto la crisi del teatro (o dell''opera) ma non hanno una particolare preoccupazione a fare un numero di repliche sufficiente per permettere non dico a molti ma almeno a tutti di andarci.
(ancora rosicavo per L'Otello che poi è stato il turno di questo spettacolo. Anzi ora si è aggiunto pure Guzzanti)

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