venerdì 27 marzo 2009

Giotto e il Trecento


Vista la bella giornata ho deciso di prendere un permesso in ufficio e sfruttando la pausa pranzo sono andato al Vittoriano a visitare la mostra "Giotto e il trecento".

Per il biglietto di ingresso (10 euro) e l'audioguida ho pagato 14 euro ma, come si dice, l'arte non ha prezzo.

I vari articoli che avevo letto erano entusiastici e pertanto ho voluto "saggiare" le recensioni. Prima di andare mi sono documentato sul pittore.

Giotto di Bondone, forse diminutivo di Ambrogio o Angiolo di Bondone, conosciuto semplicemente come Giotto (Vespignano, 1267 – Firenze, 8 gennaio 1337), nacque nel luglio del 1267 da una famiglia di contadini che, come molte altre, si era inurbata a Firenze e, secondo la tradizione letteraria, finora non confermata dai documenti, aveva affidato il figlio alla bottega di un pittore, Cenni di Pepi, detto Cimabue.

Sul fatto che Cimabue sia stato maestro di Giotto ci sono solo indizi di tipo stilistico: la collaborazione nella bottega del maestro fiorentino avrebbe però consentito a Giotto di seguirlo a Roma nel 1280 circa, dove era presente anche Arnolfo di Cambio, e avrebbe potuto successivamente introdurlo nel cantiere di Assisi.

Giotto divenne già in vita un artista simbolo, un vero e proprio mito culturale, detentore di una considerazione che non mutò, anzi crebbe nei secoli successivi.
Giovanni Villani scrisse: "Il più sovrano maestro stato in dipintura che si trovasse al suo tempo, e quegli che più trasse ogni figura e atti al naturale."
Per Cennino Cennini: "Rimutò l'arte di greco in latino e ridusse al moderno" alludendo al superamento degli schemi bizantini e all'apertura verso una rappresentazione che introduceva il senso dello spazio, del volume e del colore anticipando i valori dell'età dell'Umanesimo.
L'esperienza di apprendistato presso Cimabue fu, senz'altro, di stimolo per il giovane pittore, in quanto Cimabue all'epoca era un artista innovativo e dal linguaggio assolutamente moderno, che si liberava dai moduli bizantineggianti, evolvendo verso una pittura che assimilava l'arte classica, ricercando, contemporaneamente, effetti realistici ed espressivi.
Importante in questo senso fu il viaggio a Roma, che offrì la possibilità di un confronto con la classicità, ma anche con artisti come lo scultore Arnolfo di Cambio ed i pittori della scuola locale: Pietro Cavallini, Jacopo Torriti e Filippo Rusuti, animati dallo stesso spirito di innovazione e sperimentazione operando nei cantieri delle grandi Basiliche inaugurati da Niccolò III e da Niccolò IV.

Quindi mi sono avvicinato alla mostra ben disposto. Ho acquistato l'audioguida è ho iniziato il percorso della durata di circa un'ora.

La prima delusione è arrivata quando ho scoperto che l'audioguida riportava la spiegazioni di alcune opere (1/3 del totale).

In più non avevo capito che delle opere esposte solo una piccola parte sono attribuibili direttamente al pittore mentre le altre sono opere risalenti a quel periodo.

Infatti, ai capolavori di Giotto sono stati affiancati oltre 150 dipinti appartenenti a tutta l'arte italiana dell'epoca, al fine di offrire una panoramica su tutta l'arte del Trecento, descrivendo le influenze che Giotto ha avuto dallo stile classico e dal gotico e che l'arte francese ha avuto sulle sue opere e sull'ispirazione dei suoi colleghi contemporanei, da Pietro Lorenzetti a Cimabue.

Comunque ho potuto ammirare da vicino oreficerie, sculture lignee e codici miniati.

Quest'ultimi sono dei libri veramente fantastici dove la miniatura è il colore applicato al capolettera dai copisti o scrivani, all'inizio del capitolo o del paragrafo che più correttamente andrebbe indicato col termine di rubricazione. Nel manoscritto il testo è redatto con caratteri che hanno una forma propria: quando la scrittura ha un fine estetico, si parla di calligrafia.
In conclusione nonostante la mostra non mi abbia fatto impazzire la consiglio ma vi invito a partecipare alle visite guidate organizzare dal museo nei seguenti orari (supplemento di 6 euro):
venerdì 18.30 - 20.00 - 21.00
sabato 17.00-18.00-20.00-21.00
domenica 11.00-12.30-17.00-18.30

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un periodo assai intenso di mostre ed esposizioni qui a Roma; fai bene ad andarci spesso, così - con le tue recensioni - mi dai anche modo di individuare le migliori e "ottomizzare" le future mie visite.

Michele

Angela ha detto...

Purtroppo, accade spesso che in queste mostre vengano esposte solo alcune delle più importanti opere di questi noti pittori.
E poi, secondo me, le opere più belle di Giotto sono rappresentate da affreschi come quelle che raccontano la storia di San Francesco nella basilica di Assisi.
E' esposta almeno qualche tempera su tavola?
Angela

Andrea ha detto...

Yes. Ce ne erano molte ma devo ammettere che non mi hanno fatto impazzire. Ho una certa fobia per l'arte sacra e osservare una cinquantina di "madonna con bambino" alla fine mi stanca. Certo alcuni particolari sono interessanti ma alla conclusione della mostra tranne un paio di opere non mi ha colpito nulla. Il problema sicuramente è il mio che non conosco l'epoca (1300).

Angela ha detto...

Sinceramente anche a me non piace questo periodo artistico.
Preferisco le opere dell'avanguardia con colori accesi,vivaci, grosse pennellate ecc..ecc.. dove si dà poco spazio alla rappresentazione oggettiva della realtà...e potrei ancora continuare ma mi fermo qui.

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