Domani alle 9,30 appuntamento con la dott.ssa Letizia Buonfiglio, archeologa del Comune di Roma, nell'angolo nord del giardino di piazza Vittorio Emanuele II dove si trova la monumentale struttura laterizia denominata fin dal Medioevo "Trofei di Mario".
Il nome deriva dai due trofei marmorei, erroneamente attribuiti a Caio Mario, che si trovavano sotto gli archi laterali fino al 1590, quando furono trasportati sulla balaustra del Campidoglio dove tuttora si trovano.
I “Trofei di Mario” non hanno niente a che fare con il console, in realtà rappresentano le vittorie di Domiziano sui Catti e sui Daci, sono dunque dell’'89 d.C. (i Catti erano una popolazione germanica e i Daci gli attuali romeni).
I trofei erano stati spostati dalla loro sede originaria entro la mostra di una fontana costruita da Alessandro Severo (222-235 d.C.), che oggi vediamo a Piazza Vittorio,ma il destino dei trofei era quello di finire in Campidoglio.
L'edificio, datato con precisione al 226 d.C. da una moneta dell'Imperatore Alessandro Severo che lo rappresenta, è in realtà una fontana monumentale e un castello di distribuzione dell'acqua, costruito appunto da Alessandro Severo al termine di una diramazione di acquedotto che, a causa dell'altezza dello speco d'entrata, si può identificare solo con l'acqua Claudia o con l'Anio Novus. La costruzione, che occupa la parte più alta dell'Esquilino, deve deve la sua forma trapezoidale alla posizione sulla confluenza delle vie Labicana e Tiburtina, ed è articolata su tre piani, con vari ambienti e canalizzazioni.
Al terzo piano è una facciata a nicchia centrale fiancheggiata da due archi aperti; una vasca raccoglieva l'acqua che scendeva dall'alto, e la convogliava ai piani inferiori, da dove veniva distribuita alle zone più basse della città.
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