Ho seguito con molta attenzione il programma in onda sabato scorso su Rai Tre dedicato alla conquista della Dacia da parte dell'imperatore Traiano.
Il servizio segue la storia raccontata dalla Colonna Traiana innalzata a Roma, nell'omonimo Foro, per celebrare la campagna di Dacia, rievocando tutti i momenti salienti della guerra.
La colonna fu inaugurata il 12 maggio 113, come l'iscrizione dei Fasti ostiensi ci ha tramandato e oltre a ricordare a tutti la conquista da parte di Traiano della Dacia (101 - 104 d.C.) celebrandolo come comandante militare, aveva una funzione pratica, testimoniata dall'iscrizione, cioè ricordare l'altezza della sella collinare prima dello sbancamento per la costruzione del Foro ed accogliere le ceneri dell'imperatore dopo la sua morte.
La colonna è del tipo "centenario", cioè alta 100 piedi romani (pari a 29,78 metri, 40,50 metri circa se si include l'alto piedistallo alla base e la statua alla sommità). L'ordine della colonna è quello dorico riadattato, come testimoniano alla sommità le scanalature sotto il fregio spiraliforme, il capitello decorato da un kyma a ovoli ed con la base a forma di corona su plinto. La colonna è costituita da 19 colossali blocchi in marmo pario, ciascuno dei quali pesa circa 40 tonnellate ed ha un diametro di 3,83 metri.
L'alto basamento è ornato su tre lati da cataste d'armi a bassissimo rilievo. Sul fronte verso la basilica Ulpia è presente un'epigrafe redatta in carattere lapidario romano e sorretta da vittorie, che commemora l'offerta della colonna da parte del senato e del popolo romano e inoltre testimonia come la colonna rappresentasse l'altezza della sella tra Campidoglio e Quirinale prima dei lavori di sbancamento operati da Traiano per la costruzione del Foro:
Senatus populusque Romanus/Imp[eratori] Caesari divi Nervae f[ilio] Nervae/Traiano Aug[usto] Ger[manico] Dacico Pontif[ici]/Maximo trib[unicia] pot[estate] XVII Imp[eratori] VI co[n]s[uli]VI p[atri] p[atriae]/ad declarandum altitudinis/mons et locus tan[tis oper]ibus sit egestus.
Agli angoli del piedistallo sono disposte quattro aquile, che sorreggono una ghirlanda di alloro. Al di sotto dell'epigrafe si trova la porta che conduce alla cella interna al basamento, dove vennero collocate le ceneri di Traiano e dove comincia una scala a chiocciola di 185 scalini per raggiungere la sommità. La scala venne illuminata da 43 feritoie a intervalli regolari, aperte sul fregio ma non concepite all'epoca della costruzione.
I 200 metri del fregio istoriato continuo si arrotolano a spirale intorno al fusto per 23 volte, come se fosse un rotolo di papiro o di stoffa, e recano circa 100-150 scene (a seconda di come si intervallano) animate da circa 2500 figure. L'altezza del fregio cresce con l'altezza, da 0,90 a 1,25 metri, in maniera da correggere la deformazione prospettiva verso l'alto.
Il rilievo è divisibile in 114 riquadri di larghezza uguale, dove sono illustrati gli avvenimenti della prima campagna del 101-102 (scene 1-77) e della seconda campagna dacica del 105-106 (scene 79-114), con al centro una figura allegorica di Vittoria tra trofei nell'atto di scrivere le Res gestae (scena 58).
La narrazione è organizzata rigorosamente, con intenti cronistici. Seguendo la tradizione delle pittura trionfale vengono rappresentate non solo le scene "salienti" delle battaglie, ma esse erano intervallate dalle scene di marcia e trasferimenti di truppe (12 episodi) e da quelle di costruzione degli accampamenti e delle infrastrutture (ben 17 scene, rappresentate con estrema minuzia nei dettagli).
I 200 metri del fregio istoriato continuo si arrotolano a spirale intorno al fusto per 23 volte, come se fosse un rotolo di papiro o di stoffa, e recano circa 100-150 scene (a seconda di come si intervallano) animate da circa 2500 figure. L'altezza del fregio cresce con l'altezza, da 0,90 a 1,25 metri, in maniera da correggere la deformazione prospettiva verso l'alto.
Il rilievo è divisibile in 114 riquadri di larghezza uguale, dove sono illustrati gli avvenimenti della prima campagna del 101-102 (scene 1-77) e della seconda campagna dacica del 105-106 (scene 79-114), con al centro una figura allegorica di Vittoria tra trofei nell'atto di scrivere le Res gestae (scena 58).
La narrazione è organizzata rigorosamente, con intenti cronistici. Seguendo la tradizione delle pittura trionfale vengono rappresentate non solo le scene "salienti" delle battaglie, ma esse erano intervallate dalle scene di marcia e trasferimenti di truppe (12 episodi) e da quelle di costruzione degli accampamenti e delle infrastrutture (ben 17 scene, rappresentate con estrema minuzia nei dettagli).
In questa scansione degli eventi compaiono poi gli avvenimenti significativi dal punto di vista politico, come il consilium (scena 6), la concessione degli ornamenta militaria, di legatio (ambascerie), di lustratio (sacrifici augurali), di proelium (battaglie o guerriglia), di obsidio, di ambascerie, di sottomissioni, di nemici catturati; a queste vanno aggiunte alcune scene più specificatamente propagandistiche, come le torture dei prigionieri romani da parte dei Daci (scena 33), il discorso di Decebalo (104), il suicidio dei capi daci col veleno (scene 104 e 108), la presentazione della testa di Decebalo a Traiano (109), l'asportazione del tesoro reale (103).
Le scene sono ambientate in contesti ben caratterizzati, con rocce, alberi e costruzioni: per questo sembrano riferirsi ad episodi specifici ben presenti nella mente dell'artefice, piuttosto che a generiche rappresentazioni idealizzate.
Completava il rilievo un'abbondantissima policromia, spesso più espressiva che naturalistica, probabilmente con nomi di luoghi e personaggi, oltre a varie armi in miniatura in bronzo messe qua e là in mano ai personaggi (spade e lance non sono infatti quasi mai scolpite).
La figura di Traiano è raffigurata 59 volte e la sua presenza è spesso sottolineata dal convergere della scena e dello sguardo degli altri personaggi su di lui; è alla testa delle colonne in marcia, rappresentato di profilo e con il mantello gonfiato dal vento; sorveglia la costruzione degli accampamenti; sacrifica agli dei; parla ai soldati; li guida negli scontri; riceve la sottomissione dei barbari; assiste alle esecuzioni.
Un ritmo incalzante, d'azione, collega fra loro le diverse immagini il cui vero protagonista è il valore, la virtus dell'esercito romano.
Le scene sono ambientate in contesti ben caratterizzati, con rocce, alberi e costruzioni: per questo sembrano riferirsi ad episodi specifici ben presenti nella mente dell'artefice, piuttosto che a generiche rappresentazioni idealizzate.
Completava il rilievo un'abbondantissima policromia, spesso più espressiva che naturalistica, probabilmente con nomi di luoghi e personaggi, oltre a varie armi in miniatura in bronzo messe qua e là in mano ai personaggi (spade e lance non sono infatti quasi mai scolpite).
La figura di Traiano è raffigurata 59 volte e la sua presenza è spesso sottolineata dal convergere della scena e dello sguardo degli altri personaggi su di lui; è alla testa delle colonne in marcia, rappresentato di profilo e con il mantello gonfiato dal vento; sorveglia la costruzione degli accampamenti; sacrifica agli dei; parla ai soldati; li guida negli scontri; riceve la sottomissione dei barbari; assiste alle esecuzioni.
Un ritmo incalzante, d'azione, collega fra loro le diverse immagini il cui vero protagonista è il valore, la virtus dell'esercito romano.
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I prossimi giorni pubblicherò alcuni appunti sulla campagna di Dacia.
4 commenti:
uri a tutti gli amici e soprattutto a Andrea e famiglia dalla neve.
Michele
Grazie al mio lettore girovago!! Ricambiamo gli auguri di cuore-
Ciao Andrea, buon Natale e felice 2009.
Si, probabilmente lo e
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