In tre giorni ho finito di leggere il secondo libro di Steven Saylor intitolato "Lo schiavo di Roma"
La storia è ambientato nel 72 a.C. quando Roma è alle corde, ripetutamente sconfitta dall'esercito di Spartaco, che, con i suoi schiavi ribelli, sta mettendo a ferro e fuoco la Campania e il sud dell'Italia. E' proprio a due schiavi in fuga da una villa nei pressi di Pozzuoli viene attribuito l'omicidio di Lucio Licinio, cugino del potente Marco Licinio Crasso. Il cadavere, sfigurato, è stato rinvenuto nell'atrium; accanto al corpo c'è soltanto un lembo di mantello intriso di sangue e sei lettere incise nel pavimento di marmo: SPARTA. Crasso, che sta per mettersi alla testa di otto legioni per soffocare la rivolta, decide di seguire un'antica, crudelissima usanza romana; di lì a tre giorni, punirà la morte del congiunto con la vita di tutti gli altri schiavi della casa: novantanove persone, novantanove innocenti. Solo Gordiano il Cercatore, chiamato da un misterioso cliente a far luce sull'omicidio, può fermare quell'insensata carneficina e scoprire la verità. Ma l'indagine si rivelerà più insidiosa del previsto e metterà in pericolo tutto ciò che Gordiano più ama, nonché la sua stessa vita.
Il romanzo è appassionante quasi più del precedente "Sangue su Roma". In alcuni punti mi ha ricordato le storie raccontate dai più noti telefilm gialli (non in senso positivo). I riferimenti storici, invece sono perfetti e interessanti e ci permettono di apprendere facilmente la storia di Roma. I profili dei personaggi sono completi anche se, l'unico appunto, il vero colpevole è quello descritto in modo più superficiale e questo non permette al lettore di scoprire autonomamente l'assassino.
In conclusione, nonostante queste piccole pecche, un bel libro che consiglio a tutti.
2 commenti:
Come ti dicevo a voce, Andrea, il libro mi è piaciuto soprattutto per la trama, da vero giallo, incerto fino all'ultimo; l'incapacità del lettore di individuare il colpevole, a mio avviso, è sintomo di un lavoro di qualità, nei gialli.
Per quanto riguarda le ambientazioni romane, devo ripetermi: pur risultando corrette e ben descritte, mi sembrano inferiori a quelle della McCollough (si scriverà così?) nei sui libri sugli ultimi anni della Repubblica di Roma.
Michele
La differenza tra i due lavori è sostanziale: la Mc Cullough scrive la storia romanzandola mentre il libro di Saylor è un romanzo storico. Pertanto, a mio avviso, non si possono confrontare.
Per quanto riguarda il giallo, invece, hai ragione che non si comprende chi è il colpevole fino all'ultimo ma le conclusioni sono diverse dalle mie: infatti l'assassino è il personaggio meno descritto e approfondito del romanzo, quindi non era possibile scoprirlo. I gialli ben scritti sono quelli che quando scopri il colpevole ti rimproveri di non esserci riuscito da solo interpretando gli indizi, in questo caso invece , sottolineo, potevano essere veramente tutti!!!
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