domenica 24 giugno 2007

Sulpicio Massimo




Rieccomi tornato da una settimana di ferie dove mi sono immerso nelle bellezze della una delle più antiche città greche della Calabria: Sibari.


Ritornato nella mia bella Roma come posso non iniziare con il primo monumento che vedo ogni mattina che vado al lavoro?
Infatti, adiacente alla fermata del mio autobus a piazza Fiume, all'angolo tra via Piave e via Sulpicio Massimo, vi è una copia di un favoloso reperto che attualmente si trova ai Musei Capitolini databile alla fine del I secolo d.C.: un monumento funerario dedicato al poeta adolescente Quinto Sulpicio Massimo. Si tratta di un cippo di marmo alto circa 1,61 metri, al centro del quale, entro una nicchia semicircolare, è raffigurato in altorilievo il giovinetto in toga con un volumen, in parte svolto, nella mano sinistra. La scritta DEIS MANIBUS SACRUM separa la parte superiore da quella inferiore, interamente occupata da una iscrizione dedicatoria in latino e in greco, dedicata al giovane poeta dai genitori "infelicissimi" Quinto Sulpicio Euganeo e Licinia Ianuaria. Il fanciullo morì alla tenera età di 11 anni "essendosi indebolito e ammalato per il troppo studio e l'esagerato amore per le Muse", dopo aver gareggiato con altri 52 poeti alla terza edizione del Certamen capitolino, nel 94 d.C., suscitando meraviglia ed ammirazione nei giudici, pur non vincendo. Il poema scritto dal fanciullo è riportato, in greco, ai lati della statua e ipotizza i rimproveri di Giove ad Apollo, colpevole di aver lasciato condurre il carro del sole al giovane ed inesperto Fetonte.
Da quando conosco la storia di quel bambino sembra che ogni volta mi ricordi che è meglio divertirsi che studiare!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ben tornato!

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