Dal libro Masada ho ritagliato questo pezzo che mi sembra interessante:
"Nella guerresca ma rustica Roma dei primordi, i Padri della Repubblica per scrivere avevano usato, con fatica, tavolette incerate, o strisce di lino e ruvide cortecce d'albero, al cui liscia faccia interna veniva sbiancata con la calce. Per definire quei rozzi supporti s'erano scelti due termini contadini: liber (l'interno della corteccia) e caudex (la ceppaia, il piede dell'albero).
Nel tempo , la boschereccia parola liber avrebbe assunto significati dotti e spirituali........(omissis) Ma quando Roma incontrò la cultura dell'Egitto, e di conseguenza i papiri, la giovane e ancor aspra lingua Latina non trovò un nome per quel che in ebraico si chiamava Sefer, cioè rotolo e prendendo a prestito la parola volvere, arrotolare, lo chiamarono volumen.
Giulio Cesare, che amava scrivere durante le sue campagne di guerra, buttò via i complicati volumina arrotolati e inventò agili e trasportabili quaderni, con pagine da sfogliare. Così l'agreste caudex, raffinandosi, divenne codex, per indicare sia il quaderno degli appunti, ma anche, il tormentoso Registro delle Entrate e delle Uscite, obbligatorio già allora per i commercianti, e chiamato dal Fisco romano "Codex accepti et expensi".
Il salto tecnologico dal solenne volumen arrotolato al maneggevole codex, libellum, liber, libro, dunque nacque a Roma e dilagò.
ecc.ecc.........."
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