mercoledì 23 gennaio 2008

Enea e Rea Silva


Dopo la fuga da Troia, Enea giunse nel Lazio e venne accolto dal re Latino, ne sposò la figlia Lavinia e fondò la città di Lavinio (l'odierna Pratica di Mare).

Dopo trent'anni, Ascanio, figlio di Enea, fondò una nuova città, Alba Longa, sulla quale regnarono i suoi discendenti.

Molti anni dopo uno di questi, Numitore, fu spodestato dal fratello Amulio, il quale, per evitare che potessero nascere eredi legittimi, costrinse la figlia di Numitore, Rea Silvia, a farsi vestale. Rea Silvia fu posseduta con la forza dal dio Marte, in un bosco sacro dove era andata a prendere dell'acqua. Dall'unione nacquero due fratelli gemelli: Romolo e Remo.

Per ordine dello zio, la madre fu mandata a morte, come prevedeva la legge per le vestali che non rispettavano il voto di castità (sepolta viva). I figli le vennero tolti per essere uccisi, come tutti i figli illegittimi o indesiderati.

Il servo incaricato non ebbe cuore di farlo e li affidò alla sorte deponendoli in una cesta che lasciò scorrere sulle acque del Tevere verso un miglior destino. Per le piogge recenti il fiume era straripato ed aveva allagato i campi nella zona del Velabro. La cesta coi due bambini si arenò in una pozza e, quando le acque del fiume si ritirarono, la cesta rimase all'asciutto ai piedi di un albero di fico (il ficus ruminalis). Altre fonti fanno coincidere il punto dove si fermò la cesta con i gemelli con una collocata alla base del Palatino, detta "Lupercale" perché sacra a Marte e a Fauno Luperco.

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